di Paolo Rodari
Non sono solo vicini di casa il cardinale Camillo Ruini e monsignor Rino Fisichella (l’uno è vicario del Papa per la città di Roma e risiede in piazza San Giovanni, l’altro è rettore della Lateranense e dunque abita pure lui nella medesima piazza). Da pochi giorni c’è anche l’ultima fatica di monsignor Rino a mostrare come i due non siano, anche idealmente, per nulla lontani.
Una difesa che ricorda molto l’“ultimo Ruini”, ovvero quello del quinquennio 7 marzo 2001-7 marzo 2006 alla guida della conferenza episcopale italiana, quello per il quale la fede, i cattolici, la devono difendere ovunque e non necessariamente identificandosi con una e una sola aggregazione politica.
È un po’ la linea fatta propria in modo palese dalla Cei ai tempi del referendum sulla fecondazione assistita e poi ancora lo scorso 12 maggio in occasione del Family Day: diciamo chi siamo, diciamo cosa vogliamo, urliamo dai tetti ciò in cui crediamo e cerchiamo di prendere il meglio che destra e sinistra possono offrire.
Inequivocabile, in questo senso, un passaggio del libro di Fisichella che certamente sarà stato annotato dal fedele Savino Pezzotta, quello che il partito dei cattolici dice che non lo vuole fare ma un movimento para-politico sì. Scrive dunque Fisichella che su alcuni impegni di fondo (vedi alle voci concezione della vita, della natura e dell’uomo) «è decisivo evitare la diaspora dei cattolici in politica». Ma questo, prosegue Fisichella «non coincide necessariamente con la formazione di nuove identità partitiche».
Anzi, «le strategie che vengono assunte per approdare a ipotetiche nuove formazioni non toccano la competenza del magistero della Chiesa. Le sfide a cui la politica deve guardare sono ben altre. Ciò che per noi acquista importanza decisiva, piuttosto, è la capacità di creare il consenso più ampio, perché ciò che viene perseguito abbia un fondamento etico nel diritto naturale».
Se nuove formazioni partitiche non sono all’ordine del giorno, a stare invece a cuore ai cattolici è il fatto che non c’è tema sul quale debbano tacere, zittirsi, ritirarsi. «A ritmi sempre più pressanti – scrive Fisichella -, con una forte carica di arroganza, si ode il comando laicista: “Silete catholici in re aliena”. I cattolici non prendano la parola su questioni che non li riguardano». Ma ci sono «questioni che non devono interessare il mondo cattolico?», si domanda Fisichella. «Può darsi – si risponde -, ma vorremmo essere noi a deciderlo».
Non è un caso che nel primo capitolo Fisichella citi la “Lettera a Diogneto”, dove si parla della «paradossalità» dell’esistenza dei cristiani costretti a essere «forestieri» in ogni terra e insieme testimoni della propria fede, testimoni in ogni ambito, anche nell’agire politico. È questo che vuole il Papa. È questo che ha mostrato di volere Ruini.
È per questo che dovrà battersi in futuro chi lo sostituirà al Vicariato di Roma: un compito importante, anche perché necessariamente di supporto all’azione che da Genova il presidente della Cei Angelo Bagnasco vuole intraprendere rispetto alla politica. Un compito delicatissimo di raccordo con il Papa e il segretario di Stato che in molti, dentro la Cei, si augurano Ruini voglia portare avanti ancora a lungo. Ma non è detto che Ruini accetti di restare oltre la prossima estate.
Nel caso dovesse lasciare, c’è chi è pronto a subentrare. Non solo i fidati Rino Fisichella e Giuseppe Betori (segretario generale della Cei). In lizza ci sarebbero anche Arrigo Miglio (vescovo di Ivrea), Bruno Forte (arcivescovo di Chieti-Vasto), Vincenzo Paglia (vescovo di Terni-Narni-Amelia). La decisione (questa più di altre) spetta solo e soltanto al Pontefice.
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Rino Fisichella Nel mondo da credenti. Le ragioni dei cattolici nel dibattito politico italiano – Mondadori – 2007 – pp. 122 – euro 16,00
(A.C. Valdera)