24 gennaio 2021
L’intervista al grande esperto Bernard Rougier: “La decostruzione, alleata di ecologismo e femminismo, fa il gioco degli islamisti, che presentano gli immigrati come vittime della società occidentale”
di Giulio Meotti
Bernard Rougier, insigne arabista francese, “eminenza grigia” sull’Islam di Emmanuel Macron e autore del libro Les Territoires conquis de l’islamisme, è molto preoccupato per il ruolo delle istituzioni europee che finanziano programmi di ricerca multiculturali. “Questo pensiero militante si è imposto per la prima volta sotto forma degli ‘studi coloniali’ nei campus americani negli anni ’80 e ’90, sulla scia del lavoro dell’intellettuale palestinese Edward Saïd”, dice Rougier a Le Point
“Questa decostruzione favorisce il progetto islamista, perché mina la legittimità delle istituzioni pubbliche nelle società democratiche e ha potuto costruire ponti con altri temi alla moda, come l’ecologismo e il femminismo. Così, vista attraverso il prisma della ‘distruzione della terra’, la colonizzazione può essere denunciata in accordo con le preoccupazioni ecologiche contemporanee”. Rougier paragona questo movimento al marxismo.
L’Unione Europea, attraverso il suo Consiglio Europeo della Ricerca, promuove in modo ampio la diffusione di programmi di ricerca vicini al movimento decoloniale. “Si rivolge ai giovani studenti provenienti da ambienti immigrati che scoprono la loro identità ‘razzializzata’ e si posizionano come vittime della società occidentale”. A favorire questo progetto, conclude Rougier, c’è anche la “plumbea copertura del politicamente corretto”.
Nel suo libro, Rougier spiega che l’islamismo è un “progetto egemonico” che ha frammentato i quartieri popolari francesi. Questi “ecosistemi”, afferma l’accademico della Sorbona, lavorano su una “logica di rottura” della società francese, dei suoi valori e delle sue istituzioni, e sono costruiti su moschee, librerie, club sportivi e ristoranti halal. L’islamismo, conclude Rougier, è “una macchina per distruggere la Francia”.