La Nuova bussola quotidiana
28 giugno 2016
di Riccardo Cascioli
Adesso appare proprio inutile cercare di rileggere la risposta del Papa, provare a spiegare che dalla risposta – per quanto confusa – si capisce che parla delle persone con tendenza omosessuale e non del movimento gay, che parla di pastorale e di accompagnamento e non di rivendicazioni politiche; che nel fare riferimento al catechismo si può immaginare che intenda tutto quello che il catechismo dice in materia. È assolutamente inutile, perché il messaggio – frutto della conferenza stampa sull’aereo di ritorno dall’Armenia – è già passato su tutti i media internazionali: «Il Papa: la Chiesa si scusi con i gay».
Potremmo stare qui a discutere giorni, non cambierebbe la storia: anche chi solo si è distrattamente imbattuto in un giornale, in un sito web di informazione, in un notiziario radio e tv, ha già recepito e digerito il messaggio: la Chiesa si è sempre comportata male con i gay e ora deve chiedere scusa (il che, tradotto nel linguaggio mondano, significa assecondare tutte le richieste del movimento gay)
Purtroppo siamo davanti al solito corto circuito comunicativo frutto di conferenze stampa “senza rete”, ovvero senza avere le domande in anticipo in modo da preparare le risposte. Anche questo sembra inutile ripeterlo, visto che ormai è successo tante volte che non si può onestamente attribuire questi incidenti al caso. Fatalmente in conferenze stampa di questo genere, a domande impegnative che magari richiederebbero risposte ponderate e precise nei termini, arrivano invece risposte approssimative e spesso confuse, tipiche di una chiacchierata colloquiale: gioia per i giornali che hanno assicurato un titolo ad effetto, motivo di disorientamento e confusione per i normali fedeli.
Non solo le scuse ai gay, nel viaggio di ritorno dall’Armenia un altro punto fortemente critico è venuto dalla risposta su Lutero, presentato come «un riformatore» che forse ha sbagliato un po’ nei modi ma che in fondo aveva anche ragione su tante cose. In particolare, ha detto il Papa, «oggi luterani e cattolici, con tutti i protestanti, siamo d’accordo sulla dottrina della giustificazione: su questo punto tanto importante lui non aveva sbagliato». In realtà la questione è più complessa, la dichiarazione comune luterani-cattolici del 1999 non ha affatto risolto tutti i problemi legati alla dottrina della giustificazione. Ma certo sono questioni difficili da spiegare in due battute rispondendo a un giornalista che chiede se non sia arrivata l’ora di riabilitare Martin Lutero (clicca qui per un primo affronto dei problemi legati alla dottrina della giustificazione).
Stessa cosa per quel che riguarda la storia delle scuse ai gay. La giornalista americana chiede se ha ragione il cardinale Marx (uno dei 9 cardinali che affianca il papa nella riforma della Curia) a dire che «la Chiesa cattolica deve chiedere scusa alla comunità gay per aver marginalizzato queste persone» e se la strage di Orlando non sia da attribuire anche all’odio alimentato dalla comunità cristiana.
Avrà letto il Papa ciò che il cardinale Marx ha detto la scorsa settimana a Dublino in occasione di una conferenza? Probabilmente no, così pare dalla risposta che infatti parte con il ricordare la prima conferenza stampa, quella del famoso “chi sono io per giudicare?”. Non c’entrava molto con le dichiarazioni di Marx che non solo ha detto che la Chiesa deve chiedere scusa, ma che è parte delle scuse riconoscere la positività delle unioni omosessuali, discorso già fatto nel Sinodo 2014 scandalizzando – lo ha detto lui – diversi confratelli (clicca qui). Né si può dire che il cardinale Marx sia isolato in questa visione, anche in Italia abbiamo visto sostenere posizioni analoghe ai massimi livelli ecclesiastici, come più volte abbiamo scritto.
Non possiamo certo pensare che il Papa condivida questo approccio, che sarebbe l’esatto opposto non solo del catechismo ma anche di quanto diverse volte detto dallo stesso papa Francesco a proposito dell’ideologia gender.
Bisogna dire invece una volta per tutte che a questi monsignori non sta tanto a cuore il destino delle persone con tali tendenze quanto la legittimazione dell’omosessualità. Altrimenti penserebbero a chiedere scusa, casomai, per le persone omosessuali che vengono ignorate nel loro bisogno di sanare la ferita all’origine della loro tendenza, e vengono invece spinte a persistere in comportamenti contro natura.
Sta di fatto che, a prescindere dalle intenzioni di papa Francesco, in un momento in cui tanti vescovi e sacerdoti sono sotto tiro per annunciare con chiarezza la verità sulla sessualità umana e sui rapporti uomo-donna, l’opinione pubblica è portata a pensare che il Papa sia contro di loro. Non c’è dubbio che ad alcuni in Vaticano questo faccia comodo, ma se c’è qualcuno tra i suoi collaboratori che vuole davvero bene a papa Francesco, che almeno lo renda consapevole.