Il potere è ragionamento, è capacità di calcolare come ci ha insegnato Machiavelli, ma astrologi e indovini non hanno mai abbandonato le corti e i gangli vitali dello Stato, anche nell’anno di grazia 1995.
di Francesco Giuliani
Si tratta di un volume che nasce da una ricerca sicuramente capillare e approfondita, attestando un interesse non saltuario da parte dell’autore, che insegna all’Università di Milano Storia delle dottrine politiche.
Il saggio ricostruisce, in 12 capitoli, alcuni momenti particolari in cui il rapporto tra potere e magia ha giocato un certo ruolo, più o meno evidente. La sua ipotesi di partenza è che troppo spesso si è trascurata la possibilità che, anche in tempi recenti, il potere abbia subito dei condizionamenti da parte di chi ha creduto di poter prevedere o condizionare gli eventi.
Molti sanno che la storia dell’umanità è percorsa da predizioni, divinazioni e magie di vario genere e che anche personaggi come Bruno, Campanella e Galileo confondevano tra astrologia e astronomia; ma è meno noto che anche dopo il Settecento, con il progresso dei lumi e della civiltà, il mondo magico ha mantenuto una sua vitalità, ad ogni livello sociale, per poi prendersi una sorta di rivincita ai ostri giorni.
Il potere è ragionamento, è capacità di calcolare come ci ha insegnato Machiavelli, ma astrologi e indovini non hanno mai abbandonato le corti e i gangli vitali dello Stato, anche nell’anno di grazia 1995.
Sulle premesse di Galli non è possibile fare alcuna obiezione, anche perché il volume si mantiene ad un livello veramente scientifico, non chiedendo al lettore un atto di fede sui fenomeni magici, ma cercando di isolarli e di definirne la portata. Il cammino che disegna è pertanto volutamente frammentario e parte dall’epoca di Richelieu, per finire agli Stati Uniti dell’ultimo residente.
L’ampia documentazione offertaci permette di aprire varchi al dominio dell’irrazionale anche nel mondo scientifico per eccellenza, quello del socialismo reale. Già Marx si interessò di alchimia, in un periodo della sua vita, anche se nulla lascia pensare che sia stato addirittura un appartenente ad una setta di adoratori di Satana,come pure è stato detto.
Possiamo parlare di una sorta di compensazione al mondo del sacro, e quindi alle credenze religiose, operante negli Stati comunisti? Il dubbio è lecito, visto che Galli dimostra che l’esoterismo ha avuto spesso a che fare con il vertice del potere sovietico.
Come non restare, del resto, meravigliati scoprendo che il sanguinario Stalin forse risparmiò Bulgakov per l’attenzione di quest’ultimo all’occultismo? E che dire dell’astronauta Gagarin, che dallo spazio invia un saluto ad uno studioso di scienze “eretiche”? L’autore si muove a suo agio nel quadro di fonti note agli addetti ai lavori, sottolineando il grande successo che i santoni della magia nera e gli esperti di sedute medianiche hanno oggi in Unione Sovietica; in fondo, ciò che prima era ristretto ad una élite dominante, oggi si è aperto alle masse.
Male ideologie contano relativamente, a leggere il capitolo nono , “Dacia e Dracula tra Codreanu e Ceausescu”, visto che, passando dai regimi della prima metà del Novecento a quelli della seconda , il quadro non subisce grossi scossoni. Anche qui Galli non rinuncia a preziose chicche. Così, se è comprensibile che Nilde Iotti stimasse Ceausescu, molto meno prevedibile è che un esperto di “magia politica”, come Giulio Andreotti, in un libro del 1988,si sprofondasse in lodi sperticate come queste: «Ho sempre ammirato il capo dello Stato romeno».
molto meno stupefacente sono le notizie intorno ai presidenti degli Stati Uniti. Di Roosvelt si è detto che appartenesse a delle società segrete, mentre Reagan veniva condizionato dagli oroscopi, e di recente, Clinton ha parlato dei suoi contatti con lo spirito di Elvis Presley. del resto, anche il terribile Hitler era sensibile ai responsi degli astri, vivendo, nei suoi ultimi giorni, ossessionato da una leggenda che prediceva la morte del “leone uncinato”.
Quanto all’Italia, mancano purtroppo delle pagine sulle credenze dei politici repubblicani, ma Galli ricostruisce il ruolo di Julius Evola e Arturo Righini credendo di scorgere il tentativo di condizionare con l’esoterismo pitagorico Mussolini, il quale, nel suo carattere scettico e pragmatico non mancava, comunque, di alimentare delle superstizioni
Molto meno persuasive, in verità, ci sembrano le pagine della Divina Commedia esoterica, comprese nello stesso capitolo, “Dante e l’esoterismo fascista“. In lavori del genere, sia pur condotti con grande serietà come in questo caso, si è fisiologicamente portati a trovare dei dubbi anche laddove questi sono inesistenti o, almeno, ai più sembrano tali . Ad esempio, lo studioso resta sconcertato di fronte alla «evidente sproporzione» tra l’enorme spazio assegnato a Farinata degli Uberti e quello modesto dedicato a Federico II di Svevia, notando che il primo è un personaggio minore della storia, mentre il secondo è un protagonista assoluto.
La disparità di trattamento viene utilizzata per sostenere una chiave di lettura criptica della Divina Commedia, ma in verità Dante utilizza ovunque dei personaggi fiorentini che hanno condizionato la sua esistenza: dov’è, dunque, il mistero?
Bizantinismi a parte, però, il libro dimostra la capacità di illuminare, con dovizia di dati, anche certi angoli bui, che però possono risultare determinanti nella gestione del potere.