Impedendo a Craxi di completare in Italia il lavoro politico fatto da Mitterrand in Francia
di Diego Gabutti
Adesso pubblica da Marsilio, intervistato da Gaetano Pedullà, una lunga riflessione sugli anni della Grande Epurazione: L’inganno di Tangentopoli, pp. 173, euro 15,00. Era l’epoca, racconta, in cui «si chiusero tutte le porte». Un esempio, per dire il clima? «Dopo aver ricevuto un avviso di garanzia, riportato con enfasi da tutta la stampa italiana, cerco il direttore della Stampa, Ezio Mauro, e gli chiedo di dire la mia dalle pagine del suo giornale. “Non mi faccia perdere tempo – fu la risposta – non c’è niente da spiegare. I soldi li ha presi o no?” I processi si facevano così. I giornali erano tribunali».
È storia vecchia, sicuro. Ma non è una storia finita perché «la battaglia tra il pool e chi ne ha raccolto l’eredità negli anni successivi, si continua a combattere ancora oggi. La corruzione non è diminuita, anzi, semmai è aumentata. Si è però condannata un’intera classe dirigente e consentito uno stravolgimento politico che ha impoverito l’Italia. Un assalto alla diligenza che il fattore Berlusconi non ha permesso di completare. E solo per questo la battaglia al Cavaliere non si è mai fermata».
Siamo ancora lì, sorvegliati a vista dai mozzorecchie: «La corrente forcaiola e giustizialista è continuamente alimentata dai Travaglio, dai Santoro o persino da personaggi di scarsa sostanza politica ma di grande presa sul pubblico come Beppe Grillo. In più non è stato fatto niente per impedire alcune vistose distorsioni nei metodi usati vent’anni fa dai giudici».
Allora, nei primi anni Novanta, tutto partì dai costi della politica, in particolare dai costi del Pci, il partito comunista (così come anche oggi tutto sta ricominciando dai costi della politica). Finanziato direttamente da Mosca, e autorizzato anche a prelevare una tangente fissa da ogni operazione d’import/export con l’est europeo, furono i costi del Pci a costringere l’intero sistema politico, specie i partiti maggiori, a correre dietro ai quattrini per sostenere gli apparati, sempre più enormi e burocratici.
Mani pulite non inventò nulla, o ben poco. Si limitò a raccontare i fatti e a salvare dal disastro generale il partito comunista. C’era una «tecnica era ben precisa e consolidata: all’alba del venerdì si arrestava l’amministratore di qualche società, lo si portava in auto a Milano, lo si metteva in cella a San Vittore e lo si lasciava per tutto il fine settimana in galera a rimuginare su come uscire. E non c’era che un modo: raccontare il vero e molto spesso anche il falso relativamente alle accuse che sarebbero state mosse il lunedì mattina. Possibilmente aggiungendo qualche nome nuovo e altisonante da dare in pasto al magistrato che conduceva l’interrogatorio».
Che cosa si stava cercando di fare? Di «cambiare il sistema», si disse. In realtà si voleva conservarlo: occorreva cioè impedire a ogni costo che il partito socialista mandasse a spasso la nomenklatura filosovietica che governava il partito comunista e, attraverso il partito comunista, la sinistra italiana, tuttora sotto incantesimo ex e post sovietico.
«Questa», dice Altissimo, «è una macchia che resterà per sempre nella storia d’Italia. Craxi dovette pagare con la vita il suo tentativo di trasformare la sinistra in qualcosa di moderno ed europeo. Qualcosa che stava già fagocitando il Pci, poi Pds, e che in poco tempo avrebbe fatto sparire quel partito, a vantaggio di una nuova forza di tipo socialdemocratico, europeo.
Il disegno che Mitterrand aveva già realizzato in Francia e che però da noi si scontrava con la rivalsa di un partito comunista che, dopo anni di guerra civile sotterranea, aveva più cartucce del suo omologo partito francese e soprattutto una buona spalla in quegli ambienti orfani del disegno del “compromesso storico” e di gran parte della sinistra Dc».
E l’economia? Che vantaggi ha tratto l’economia da Tangentopoli? «Se penso a Torino», continua Altissimo, «qual è oggi la più grande impresa della città? Una volta era la Fiat. Adesso è il Comune». E poi: «È comprensibile che ci sia ancora chi attribuisce a Mani Pulite una funzione moralizzatrice in economia. E questo perché chi ispirò e si avvantaggiò di quella fase giudiziaria e storica oggi controlla grandi giornali, conta nella finanza» e ha piegato la democrazia ai suoi interessi privati.
Ma «cosa si intende per democrazia? Un governo nominato dal capo dello Stato in deroga alla Costituzione, nel silenzio compiacente dei poteri forti? O l’affermazione della maggioranza sugli interessi particolari? Oggi ne abbiamo la dimostrazione con i comitati No Tav che bloccano l’alta velocità in Val di Susa, gli anarchici che mettono bombe, le campagne contro la pillola del giorno dopo la democrazia e la libertà non sono mai consolidate per sempre».