Tempi 23 Agosto 2023
L’immagine del paese, la lotta alla mafia, i servizi segreti, le droghe e la natalità. Intervento a tutto campo del sottosegretario a Rimini
di Emanuele Boffi
In un intervento segnato da numerosi applausi, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano ha spiegato, come da titolo, “cosa sta cambiando in Italia”. Mantovano, stimolato dalle domande del direttore del Meeting Emmanuele Forlani, non si è però limitato a fornire l’elenco dei provvedimenti del Governo, ma ha voluto spiegare la ratio di ogni scelta e, soprattutto, con la consueta chiarezza che i lettori di Tempi conoscono, i motivi all’origine di determinate decisioni.
Si è spaziato dall’immagine del Paese all’estero al problema delle mafie, dalla sfida dell’immigrazione all’Africa, dalla riforma dei servizi segreti alla cybersicurezza, e per ognuno di questi temi Mantovano ha mostrato come il governo si stia dando da fare per trovare soluzioni adeguate.
Da crisi a opportunità
Dieci mesi fa c’era una certa immagine dell’esecutivo che il tempo ha modificato, cosa è successo? “Innanzitutto che questo è un governo stabile e che durerà”, ha risposto Mantovano. “In secondo luogo si è capito che questo governo non mette in discussione la partecipazione all’Europa, ma vuole esserne protagonista in modo non supino e burocratico. In terzo luogo, non abbiamo messo in discussione il quadro delle alleanze internazionali, e penso ovviamente alla questione Ucraina, nonostante questo abbia pesanti ricadute per il nostro paese”.
E proprio a partire da questa situazione Mantovano ha iniziato a spiegare quello che è stato uno dei fil rouge del suo ragionamento: ogni crisi può essere trasformata in opportunità se si recupera uno slancio ideale e positivo. Quindi il problema energetico ci ha spinti a guardare con più intelligenza all’area del Mediterraneo, a mettere in campo un nuovo Piano Mattei, a stringere, pur tra mille difficoltà, rapporti con i paesi del Vecchissimo Continente per trovare soluzioni alle problematiche energetiche e migratorie. Sempre utilizzando, ha detto il sottosegretario, il metodo del confronto e della verifica dei risultati. E sfatando così la narrazione secondo cui “l’Italia è ai margini del consesso internazionale”.
Radici cristiane
Quindi l’incontro a luglio alla Farnesina cui hanno partecipato i rappresentanti degli stati africani, la presidente Von der Leyen e il presidente Michel “non è stato una passerella” ma l’occasione per firmare documenti in cui traspare l’idea che l’atteggiamento che si deve avere nei confronti dell’Africa non può essere predatorio e neocoloniale, ma deve essere concordato con quegli stati stessi. Così da favorire partnership che aiutino un’emigrazione ordinata e regolare, magari spiegando all’Fmi che è vantaggioso sbloccare gli aiuti alla Tunisia, “anche perché se questi paesi non trovano aiuto dell’Occidente, finiranno per rivolgersi alla Cina”.
“Arrendersi di fronte alle difficoltà – ha detto Mantovano – non è nella nostra cultura cristiana. Un Dio che si fa carne significa che la salvezza non arriva facendo lo slalom tra le difficoltà, ma facendosi carico dei problemi. Chi negò le radici cristiane dell’Europa, ne negò l’elemento fondante. In Europa per secoli i campi e i cuori sono stati arati dall’ora et labora e questo è stato l’unico elemento unificante da Lisbona a San Pietroburgo”.
Droghe e natalità
Tra i tanti argomenti, Mantovano sì è soffermato su due che gli stanno particolarmente a cuore: il contrasto alle droghe e la natalità. Sul primo, ha insistito che “la vera sfida è quella educativa. Che la metà degli adolescenti usi sostanze stupefacenti non dovrebbe farci dormire di notte. Non servono approcci ideologici, ma educazione, prevenzione e vicinanza”.
Sull’inverno demografico, il sottosegretario ha detto che si tratta della vera emergenza del paese, fatto preoccupante ancor più della crisi migratoria o di quella energetica o delle riforme costituzionali. “Un corpo sociale che rinuncia a mettere al mondo bambini ha perso la speranza nel futuro. Non bastano gli incentivi, occorre un approccio sussidiario dello stato che non sostituisca le famiglie. Il nostro governo, nei limiti delle sue competenze, vuole incoraggiare e mostrare la bellezza di mettere al mondo dei figli, riconoscere ad ogni bambino il diritto di avere un padre e una madre, fare in modo che la maternità non sia messa in vendita, fare sì che il figlio non sia scambiato per un’autovettura di cui si possono scegliere i pezzi”.