La Roccia n.4 luglio-agosto 2015
di Rino Cammilleri
Era un francese della Bretagna, per l’esattezza di Rennes, dove nacque il 6 dicembre 1921. Era il secondo dei nove figli di Jean-Baptiste Callo e Félicité Fanène, operai in uno stabilimento chimico. Di famiglia cattolicissima, Marcel serviva messa, era iscritto alla Crociata Eucaristica e praticava lo scoutismo. Il fratello maggiore, Jean, entrò in seminario. Marcel, per aiutare la numerosa famiglia, a 13 anni dovette andare a lavorare come apprendista in una tipografia, dove, secondo i sistemi dell’epoca, i garzoni erano trattati con i piedi.
Il suo parroco, allora, gli consigliò di iscriversi alla Joc (Jeunesse ouvrière chrétienne), l’associazione dei giovani lavoratori cattolici, della quale finì col diventare dirigente e infine presidente della sezione di Rennes. All’interno dell’associazione conobbe Marguerite, che divenne la sua fidanzata. Marcel Callo era un giovane dalla fede cristallina e granitica, degno figlio di una terra che un secolo prima aveva fatto parte della Vandea Militare e versato il sangue contro i giacobini in nome del Sacro Cuore.
Ma nel 1940 la Francia venne occupata dalle truppe hitleriane e tutte le organizzazioni cattoliche furono vietate. La Joc fu costretta a continuare la sua opera in clandestinità. Nel 1943 gli Alleati bombardarono pesantemente Rennes etra i civili periti vi fu anche una sorella di Marcel, Marie-Madeleine. Nello stesso anno Marcel venne precettato dalle autorità d’occupazione per il servizio di lavoro obbligatorio in terra tedesca. La Germania, ormai sola contro il resto del mondo, avendo tutti i suoi uomini sotto le armi cercava di utilizzare quelli dei Paesi occupati come operai nelle sue fabbriche.
Molti francesi si nascosero per scansare la deportazione e diversi si diedero alla macchia. Marcel, però, sapeva che, se anche lui avesse fatto lo stesso, avrebbe esposto a gravi rischi di rappresaglia i suoi familiari e soprattutto il fratello prete. Perciò decise di presentarsi. Subito venne caricato su un treno e trasferito in un campo di lavoro della Turingia. Qui trovò un gruppo di giovani della Jac, l’equivalente tedesca della Joc, obbligati al servizio lavorativo insieme al loro cappellano. Marcel, forte della sua esperienza dirigenziale, non tardò a divenirne il punto di riferimento.
Ma la Gestapo non poteva certo permettere che un’associazione vietata si ricostituisse di fatto e sotto il proprio naso. Così, nel 1944, l’intero gruppo, Callo in testa, venne arrestato e tradotto nel carcere di Gotha. Al processo, Callo fu riconosciuto colpevole di attività antinazista e condannato ai lavori forzati nel lager di Flossenbùrg. Da qui venne infine deportato nel famigerato lager di Mauthausen, dove fu messo a lavorare in una fabbrica sotterranea.
Erano dodici ore quotidiane di fatica bestiale, nel caldo soffocante e tra le percosse dei guardiani. Ma lui resisteva e soprattutto incoraggiava i compagni di sventura, sostenendone la fede vacillante con la forza della sua. Tuttavia, anche se di spirito indomito, un uomo di normale costituzione non poteva sopportare a lungo quella vita. Infatti, stremato e denutrito, Marcel si ammalò di dissenteria e morì il 19 marzo 1945 nell’infermeria del lager. Non aveva neanche 24 anni. Un ufficiale che assistette alla sua fine testimoniò di aver visto morire un santo.