“cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi”
[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].
di Rino Cammilleri
È considerata il prototipo della “beghina” cattolica, la cui spiritualità fiamminga, però, non ha niente a che vedere con i successi gruppi ereticali così chiamati. Nacque nel 1177 a Nivelles nel Brabante. A quattordici anni fu data in sposa al pio Giovanni. I due, di comune accordo, diedero i loro beni ai poveri e si dedicarono ai malati di un lebbrosario.
Sparsasi la fama della sua santità, cominciò a sentirsi infastidita dalle folle che tutti i giorni venivano a chiedere, a vedere, magari solo a curiosare. Così, col consenso del marito, si ritirò presso il convento agostiniano di Oignies, nell’Hainaut, in una cella vicino alla chiesa. Faceva la sagrestana. In breve molte altre donne desiderose di solitudine e contemplazione le si riunirono attorno.
Pur in mezzo alle opere di misericordia corporale, una volta si chiamavano così, oggi si preferisce l’ambiguo termine “volontario”, era una mistica di prim’ordine, assistita da visioni: una volta “vide” scendere le croci dal cielo su coloro che andavano a combattere gli eretici Albigesi. Profetizzò l’istituzione della festa del Corpus Domini, il dogma dell’Assunzione della Madonna, la fondazione dei domenicani e dei francescani.
Non fu facile per la Chiesa inquadrare esattamente il suo movimento di laiche non consacrate, senza regola e senza convento. Erano tempi difficili e i catari imperversavano. Da qui una estrema prudenza nel valutare fino a che punto certi atteggiamenti erano correttamente religiosi.
La questione non è di poco conto, se si considera che gli eretici di quel tempo non si limitavano a “pensarla diversamente”, ma erano, con le loro dottrine eversive (e non di rado predicate a mano armata), autentici pericoli pubblici. Maria di Oignies morì nel 1213, a trentasette anni.
il Giornale – 23 giugno 1995