Medjugorje, per la Chiesa “nihil obstat”

Abstract: Medjugorje, per la Chiesa “nihil obstat” dopo 45 anno dalle prime apparizioni. Il riconoscimento viene nonostante le opposizioni di una parte della curia e di certi ambienti “tradizionalisti”. Lo stesso Papa Francesco ha umilmente fatto marcia indietro dopo le sue dichiarazioni di qualche anno fa con cui esprimeva perplessità su quanto avviene nella cittadina bosniaca. Ma come insegna la Chiesa il giudizio proviene dai frutti e a Medjugorje le conversioni  sono state innumerevoli.

Libero 20 Settembre 2024 Medjugorje,

Antonio Socci: vi spiego perché quello di Papa Francesco è un atto epocale

di Antonio Socci

Ieri la Santa Sede ha ufficialmente espresso il suo nihil obstat sul “caso Medjugorije”, che è il nome del villaggio della Bosnia Erzegovina dove si ritiene che avvengano dal 1981 apparizioni della Madonna, presentatasi lì come “Regina della pace”.

È un nihil obstat voluto, nonostante le opposizioni, da papa Francesco ed è uno degli atti più importanti del suo pontificato. Milioni di credenti, in tutto il mondo, gliene sono grati: è prevedibile che ora questo luogo – probabilmente con la costruzione di un santuario – acquisti un’importanza spirituale ancora maggiore, pur essendo già da anni una grande meta di pellegrinaggio con molte conversioni.

È difficile capire l’importanza del “nulla osta” per i media laicisti e pregiudizialmente ostili al soprannaturale. Del resto la portata di tale riconoscimento viene minimizzata e ridotta a una semplice approvazione dell’”esperienza spirituale” di Medjugorje anche da certi “pompieri” clericali hanno subito attivato gli estintori.

È noto infatti che la Curia di oggi, come quella di ieri, non avrebbe concesso il nihil obstat e si sa che per esprimerlo papa Francesco ha dovuto superare sia le obiezioni curiali, sia quelle degli oppositori delle apparizioni di Medjugorje che sono tanto i cattoprogressisti che i cattotradizionalisti.

Considerata la storia della Chiesa dell’ultimo secolo, e la sua prassi, si tratta di un evento abbastanza raro. Tuttavia un pronunciamento ufficiale era ormai necessario, dopo 43 anni di crescita impetuosa del fenomeno Medjugorje durante i quali è cresciuta anche una certa confusione e si sono succeduti i giudizi (non ufficiali) più diversi.

Il documento della Congregazione per la dottrina della fede, illustrato ieri dal Prefetto, il card. Victor Manuel Fernandez, fa un prezioso e saggio lavoro di discernimento, spiegando, in base alla tradizione cattolica, quali sono le cose essenziali da custodire e coltivare e quali sono quelle secondarie che magari vanno attribuite alla sensibilità umana dei veggenti, spiegando pure che le rivelazioni private hanno bisogno dell’accurato esame della Chiesa.

Il documento, dunque, risponde pure a tutte le obiezioni che – in buona fede o con animo ostile – sono state mosse a Medjugorje (chiarisce anche i legittimi dubbi che un cattolico può aver avuto su Medjugorje).

I minimizzatori sostengono che tuttavia non è stata riconosciuta la soprannaturalità delle apparizioni. Ma è un’obiezione superficiale.

Infatti la Congregazione si è attenuta alle Norme per procedere nel discernimento di presunti fenomeni soprannaturali che ha emanato nel maggio scorso – facendo finalmente chiarezza sui criteri da applicare – e in tali Norme sono enucleati sei possibili giudizi finali che vanno dall’ultimo, la bocciatura (Declaratio de non supernaturalitate), al primo, il più positivo, che è appunto “Nihil obstat”. Che è il giudizio formulato su Medjugorje.

In quel documento si legge: “Tra queste possibili conclusioni non si include di norma una dichiarazione circa la soprannaturalità del fenomeno oggetto di discernimento, cioè la possibilità di affermare con certezza morale che esso proviene da una decisione di Dio che l’ha voluto in modo diretto”.

Inoltre vi si aggiunge: “arrivare ad una dichiarazione di ‘soprannaturalità, per sua natura, non solo richiede un tempo adeguato di analisi, ma può dare adito alla possibilità di emettere oggi un giudizio di ‘soprannaturalità’ e anni dopo un giudizio di ‘non soprannaturalità’. Così come, di fatto, è accaduto”.

Perciò “di norma” questo tipo di giudizio non viene espresso, salvo eventuali decisioni eccezionali dei Papi. È quindi comprensibile che la Chiesa non esprima una tale sentenza per un fenomeno ancora in corso e con i veggenti tuttora viventi.

Oltretutto ci sarebbe il rischio – ha spiegato Fernandez nella conferenza stampa – che i fedeli attribuissero ai messaggi lo stesso valore e la stessa autorità del Vangelo: sarebbe un grave errore perché, anche se provengono dalla Madonna o da Gesù stesso, rientrano nella fattispecie delle rivelazioni private (a cui non si è tenuti a credere, per la Chiesa), e non fanno parte della Rivelazione che è il contenuto proprio della fede cristiana.

D’altra parte l’implicito riconoscimento della (probabile) soprannaturalità degli eventi di Medjugorje si può percepire in tutto il documento da cui traspare un’apertura così positiva, valutando le tante ricchezze spirituali dei messaggi della Vergine, che i pellegrini possono ben andare a Medjugorje – come ha detto Fernandez in conferenza stampa – “pregando la Regina della pace che è lì”, perché “è casa sua”.

Oltretutto, diversamente dalla precedente Commissione Ruini, che si era fermata all’autenticità delle prime sette apparizioni (un parere rimasto nel chiuso dei sacri palazzi), il documento di ieri della Santa Sede valorizza tutti i messaggi della Madonna fino ad oggi. Ed esprime, nell’insieme, grande apprezzamento spirituale.

Con questo pronunciamento papa Francesco ha compiuto, in fondo, quello che Giovanni Paolo II aveva tanto desiderato di poter fare (durante un incontro a Castel Gandolfo con la veggente Mirjana, papa Wojtyla raccomandò: “Proteggete Medjugorje. È la speranza del mondo!”).

Va anche sottolineata l’umiltà di Francesco che si corregge pubblicamente, dopo che nel 2017 – in una conferenza stampa che ovviamente non aveva il valore di un pronunciamento ufficiale – aveva espresso un parere negativo su Medjugorje.

In seguito al clamore di quella dichiarazione deve aver approfondito il caso e un anno dopo a Chiara Amirante chiese di far sapere pubblicamente che – al di là di quelle parole – “io ho a cuore Medjugorje” e che voleva salvare Medjugorje dalle forte opposizioni della Curia.

In effetti da allora è stata un’apertura progressiva, fino al clamoroso nihil obstat di ieri. Evidentemente, dopo aver ricevuto informazioni più approfondite, il Papa maturò un giudizio più favorevole e non ha avuto timore di agire di conseguenza.

Ecco perché nel documento di ieri si riconosce che c’è un clima spirituale molto fervoroso fra i tanti pellegrini, che “numerose vocazioni” sono fiorite a Medjugorije, che sono avvenute “tante vereconversioni di persone lontane da Dio e dalla Chiesa” e “numerosissime guarigioni”.

Il documento del resto si conclude con questa preghiera: “Regina della Pace, prega perché coloro che accolgono liberamente la proposta spirituale di Medjugorje possano vivere sempre più uniti a Gesù Cristo e trovare in lui la vera pace del cuore. A te affidiamo pure questo nostro mondo succube di una ‘terza guerra mondiale a pezzi’. Regina della Pace, ascolta la supplica che sale dal cuore dei bambini, dei giovani, dei poveri e di ogni donna e uomo di buona volontà”.

Probabilmente proprio in queste parole c’è il pensiero più intimo del Papa, preoccupato per le sorti della Chiesa e dell’umanità che vede sul crinale di un abisso da cui solo un intervento del Cielo può salvarla. Del resto già Giovanni Paolo II aveva detto che “Medjugorje è la speranza del mondo!”.

_____________________________________________

Leggi anche:

Medjugorje, un’esperienza di fede

Ania Golędzinowska, da un mondo di droga e violenza al mondo dello spettacolo a… Medjugorje

Da comunista a francescano, passando per Medjugorje