Medvedev, un Putin dal volto umano

Dmitrij Medvedev

Dmitrij Medvedev

Il Sole 24 Ore.com 28 gennaio 2008

di Piero Sinatti

Un Putin dal volto umano. L’immagine ci è saltata in mente dopo aver ascoltato il discorso di poco più di mezz’ora pronunciato martedì scorso da Dmitrij Medvedev, 42 anni, giurista, candidato alle presidenziali e primo vicepremier in carica.

È stato l’esordio della sua campagna elettorale, un giorno dopo la registrazione della candidatura. Lo ha pronunciato a Mosca, al Maneggio, in occasione del Secondo Forum Civico convocato dalla Camera della Società, istituzione creata da Putin per rappresentarvi la “società civile”, distinta da Parlamento ed esecutivo, con funzioni di controllo sul “potere” e di salvaguardia dei diritti umani e civili. Funzione finora realizzata solo in casi marginali di arbitri e ingiustizia avvenuti su scala locale e settoriale.Di questa Camera fanno parte ONG, giuristi, personalità della cultura, di media, dell’arte, della scienza (come il fisico accademico Velikhov e il filantropo dottor Roshal).

La sede dell’esordio ha corrisposto al tema centrale del suo discorso: la crescita della società civile e della democrazia.

Sviluppo stabile e tranquillo

Una volta che è stata posta fine alle discontinuità e rotture di cui la storia russa è stata ricca – egli ha detto – il compito dei prossimi anni è quello di assicurare “decadi di stabile e tranquillo sviluppo (…) necessarie alla Russia,qualcosa di cui essa è stata privata nel XX secolo”.

Negli anni Novanta “abbiamo commesso molti errori” , ci sono state molte vittime, ma si è “evitato il dissolvimento dello Stato”.

Negli anni di Putin è stata assicurata la “stabilità” e ripristinata “l’autorità” del potere. Ovvero, è stata vinta la guerra di Cecenia ed eliminato il controllo degli oligarchi sul potere.

Ora, però, restano realizzare gli obiettivi capitali nella costruzione di ogni stato politicamente, economicamente e socialmente avanzato: libertà, democrazia, stato di diritto, economia di mercato, blagopoluchie o welfare.  Queste sono le categorie più citate nel discorso di Medvedev.

Ma per fare questo, non bastano le istituzioni del potere, occorre che esse siano controllate dalla”società civile”, tramite le sue organizzazioni e personalità autonome dal governo. Una società civile che deve ancora crescere.

Nichilismo giuridico e corruzione

Medvedev condanna lo spirito elettorale egoisticamente partitico, come quello che segnò le elezioni degli anni Novanta: “un carnevale delle promesse populistiche”. Difende le riforme di Putin sulla riorganizzazione del potere locale, che prima era “una parodia dell’autogoverno locale” con cui si assicuravano soldi e potere i chinovniki ovvero governatori, sindaci etc.

Tuttavia, le cose non vanno ancora bene nel centro come alla periferia: per Medvedev occorre una dura “lotta contro la corruzione”.

“Il Paese – egli ha ammesso – è fortemente segnato dal nichilismo giuridico, come nessun altro in Europa”. “Generale è la mancanza di rispetto della legge, a partire dall’uso comune di acquistare merci piratate”. Un problema antico, quello della corruzione, messo a fuoco dal successore di Putin. Ricordiamo la nota massima: “In Russia è più facile essere santi che onesti?”.

Più volte in passato, Medvedev si era soffermato (come del resto lo stesso Putin) su questo tema, dicendo che la corruzione era e resta il maggiore ostacolo alla realizzazione dei “Quattro Progetti Nazionali Prioritari” di cui tre anni fa Putin gli affidò l’esecuzione: risanamento ed ammodernamento di sanità, istruzione e scienza, edilizia abitativa e campagne. Troppo spesso, i finanziamenti “si perdono per strada”.

Altro compito prioritario è quello di garantire, finalmente, una vita, redditi, pensioni, cure, alloggi, istruzione decenti, specie per chi finora ne è stato privato. Continuità con quanto ha iniziato Putin.

Sicuramente, Medvedev si è mantenuto sulle generali, indicando più problemi e principi che soluzioni concrete. Ma è già importante averlo fatto, fissando un quadro di principi entro cui realizzare il prossimo quadriennio presidenziale.

Economia e politica estera

Medvedev li tratterà nei prossimi discorsi. Si è limitato ad affermazioni di principio: si deve realizzare pienamente un’economia di libero mercato, sviluppare e proteggere la proprietà e l’imprenditoria privata. “E se la Russia continuerà a crescere con i tassi degli ultimi anni , entro 10-15 anni sarà tra le prime cinque economie del mondo”.

In politica estera ha affermato, concisamente, che “la Russia resterà aperta al dialogo e alla cooperazione internazionale”, anche con i “paesi problematici” (Iran, Nord Corea…): “la cosa meno produttiva è rompere le relazioni e cominciare con bombardamenti a tappeto”.

Un buon esordio. Medvedev ha parlato con l’autorevolezza di un leader. Ha messo l’accento più sull’uomo, sul benessere, sulla legalità, sul diritto e sui diritti che non sull’affermazione dello “stato – potenza” (derzhava) secondo la tradizione russa, cui pure (opinabilmente, a nostro avviso) si è richiamato per sottolineare ruolo e importanza che in Russia viene attribuito allo stato per la protezione del popolo.

Soprattutto ci ha colpito il suo tono: estremamente autorevole, da leader, ma non autoritario, dialogante, tranquillo, problematico e non drammatico, teso, assertivo, se non aggressivo, come quello cui ci aveva abituato Putin.

È una novità che ci auguriamo venga incarnata dai fatti.