di Rino Cammilleri
Inizio del secolo XVII, Borgogna. L’avanzata del calvinismo ugonotto aveva seminato confusione perfino nei monasteri; Isabella, figlia di Filippo II di Spagna e moglie di Alberto d’Austria, amministrava il ducato in nome del cattolicesimo, ma le leggi nulla potevano contro le contaminazioni dottrinali.
Uno dei luoghi più colpiti era l’abbazia di Faverney, dove ormai l’unica cosa “cattolica” rimasta era la devozione alla Madonna. Nel 1608 i religiosi, avvicinandosi la Pentecoste, allestirono un altare sul quale esposero un ostensorio contenente due ostie, accanto a una reliquia di s. Agata. La sera, dopo avere aggiunto olio alle lampade, chiusero la chiesa e andarono a dormire.
L’indomani, aperte le porte, furono avvolti dal fumo: nella notte si era sviluppato un incendio che aveva completamente distrutto l’altare. Ma, sorpresa: l’ostensorio era librato in alto, inclinato, e le ostie erano intatte. Accorse gente e tutti videro. Fu deciso di andare a cercare i cappuccini di Versoul, noti per la loro rocciosa fedeltà papista.
Questi vennero, videro e subito approntarono un altro altare di fortuna, sul quale fu celebrata la messa. All’elevazione, l’ostensorio si raddrizzò e lentamente discese sull’altare. Il miracolo era durato in tutto trentatré ore. L’arcivescovo di Besançon, nella cui diocesi era avvenuto il fatto, promosse un’inchiesta che appurò i fatti (i testimoni erano legione) e, tramite il nunzio a Bruxelles, li portò a conoscenza del papa Paolo V. Così, il miracolo venne dichiarato autentico e provvide a riportare alla fede nell’Eucarestia un’intera regione.
Il Giornale 25 maggio 2005