di Massimo Introvigne
Nella sua splendida lettera alla Fondazione Magna Charta su libertà e laicità, Benedetto XVI ha tracciato le linee-guida per un autentico nation building per quei paesi europei di nuova democrazia – dalla Polonia all’Ucraina e alla Georgia – che si interrogano sui rapporti tra laicità e religione. Queste linee assomigliano molto a quelli che gli studiosi chiamano “modello italiano”.
Ai Paesi di nuova democrazia sono proposti oggi in tema di religioni il modello americano – tutte le religioni sullo stesso piano, ugualmente favorite – e quello francese, dove la religione è un’attività privata da guardare con sospetto e ostacolare quando e come è possibile. Molte di queste nazioni hanno una religione maggioritaria che è intrinseca alla tradizione e alla storia nazionale.
Un Paese come la Georgia non assomiglia né alla Francia (dove la pratica religiosa in generale è sotto il 10 per cento), né agli Stati Uniti, dove un’alta pratica religiosa si distribuisce fra centinaia di denominazioni diverse. In Georgia oltre l’80 per cento dei cittadini è ortodosso e la pratica è intorno al sessanta per cento; pensare la nazione georgiana senza riferimento storico alla Chiesa Ortodossa sarebbe assurdo.
Lo stesso vale per la Chiesa Cattolica in Polonia, in Lituania, in Croazia: e anche in Italia. In questi Paesi la maggioranza dei cittadini chiede un riconoscimento per la religione che ha forgiato l’identità nazionale: non accetterebbe né che sia vessata da una continua oppressione amministrativa come in Francia, né che sia messa in tutto e per tutto sullo stesso piano di religioni ampiamente minoritarie o da poco importate nel Paese come avviene negli Stati Uniti.
L’Italia offre il suo modello di riconoscimento plurimo delle religioni – con un Concordato che riconosce il ruolo storico unico della Chiesa cattolica, intese che accolgono all’interno di rapporti con lo Stato altre religioni presenti in modo significativo nel Paese, e un’ampia libertà religiosa anche per i gruppi senza intese – come via media fra gli opposti modelli americano e francese. Il principio su cui si basa il modello italiano è che i diritti delle minoranze possono essere garantiti con il consenso generale solo quando sono chiaramente affermati i diritti della maggioranza. Il modello di laicità presentato dal Papa è molto più avanzato – e garantisce maggiore pace religiosa – del polveroso laicismo di Zapatero e dei suoi ammiratori italiani