Il Borghese anno XV n. 4 – Aprile 2015
Intervista al teologo Giovanni Cavalcoli
di Giuseppe Brienza
Dopo aver mandato avanti Vito Mancuso, i modernisti nostrani e stranieri non hanno cessato un attimo, in questi due primi anni di pontificato, di propinarci le loro farneticanti interpretazioni e quelle dei vari Frei Betto, Leonardo Boff (ex prete) ed Hans Küng (ex teologo), per convincere che, con il magistero di Papa Francesco, si è aperta una “nuova fase”.
Padre Giovanni Cavalcoli, domenicano, docente emerito di Teologia dogmatica nello Studio Teologico Accademico Bolognese, fin dall’inizio del pontificato di Bergoglio (cfr. ad es. il suo articolo I Modernisti tentano di strumentalizzare il Papa, pubblicato su Riscossa Cristiana del 19 marzo 2013) ha denunciato questa operazione in grande stile mediatico che, fino ad ora, ha avuto buon gioco nel tentativo di “accaparrarsi” il Papa.
Le chiedo, innanzitutto, in che modo i modernisti stanno strumentalizzando Papa Francesco?
Essi hanno conquistato nella Chiesa molte posizioni di potere sia nell’ambito della teologia che della pastorale, sia nel popolo di Dio che nella gerarchia. Naturalmente non sono privi di aspetti postivi, ma nel complesso stanno danneggiando la Chiesa. Il Papa naturalmente non può approvare le loro eresie ma, come si suol dire, deve “fare buon viso a cattivo gioco”, per non provocare ulteriormente la loro arroganza. Egli si sforza di mantener con loro un buon rapporto; ma dovrebbe secondo me parlare più chiaro.
Qualcosa di simile successe anche quando fu eletto Benedetto XVI. La storia si ripete?
Benedetto era dottrinalmente più ferrato contro i modernisti, per esempio contro i rahneriani. Di per sè avrebbe potuto avere almeno ufficialmente i mezzi e l’autorità per combattere il male. Senonchè i modernisti hanno dei potenti infiltrati all’interno della stessa S.Sede, che frenano per non dire che paralizzano l’azione del Papa, probabilmente arrivando sino all’intimidazione o comunque al tradimento. A un certo punto, Papa Benedetto, abbandonato dai suoi stessi collaboratori, non se la è sentita di continuare.
La perfidia dell’operazione dei modernisti consiste anche nello squalificare Papa Ratzinger, presentandolo come un teologo retrivo e legato al potere della Curia Romana, contrapponendolo quindi alle istanze di “progresso” ed all’“opzione preferenziale per i poveri” dell’attuale Papa…
Sì, è una mossa abbietta, che tenta di spezzare la collaborazione tra Benedetto XVI e Papa Francesco. Difficile è sapere quanto Papa Bergoglio si tenga in contatto con quel grande e santo pastore che è Ratzinger, teologo dottissimo e prudentissimo, profondamente amante della Chiesa e delle anime, vero promotore della vita cristiana secondo le direttive del ConcilioVaticano II, seppur nel contempo rispettoso della Tradizione, soprattutto nella Liturgia. Ovviamente adesso è Bergoglio che guida la Chiesa; ma c’è da sperare che tra i due ci sia una buona comunione.
Non le sembra che l’attuale confusa proposta di “liberazione” socio-politica, proveniente soprattutto da teologi (o presunti tali) latino-americani, rifletta quegli errori da Lei confutati nel libro Il Mistero della Redenzione (ESD, Bologna 2004, pp. 480), sulla Redenzione dell’uomo sulla terra?
Già negli anni 1984-85 l’allora card. Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ci lasciò due importanti documenti sulla teologia della liberazione: uno, nel quale notava errori e difetti ed, un secondo, nel quale ne metteva in luce gli aspetti positivi. Nel mio libro tengo conto di queste posizioni della Chiesa.
Lei ha affermato che, i modernisti, stanno tentando la “scalata al potere” nell’organizzazione della Chiesa, anche se non lo ammettono. Sono di fatto alleati ed espressione del grande potere finanziario massonico internazionale. Si può spiegare?
Io sono un teologo, non un economista nè un commentatore politico, però è ben noto il legame che esiste fra le idee e l’azione, fra le ideologie e i movimenti socio-politici. Affermo pertanto candidamente che non sono in possesso di prove concrete di una connivenza operativa, con nomi e cognomi, sul piano politico, economico e religioso, fra modernisti e massoni. Quello che posso affermare con sicurezza, prove alla mano, è l’estrema affinità, sotto una falsa copertura “cattolica”, tra la teologia di Karl Rahner e l’ideologia massonica. E prove più concrete di una tale connection le si possono trovare nei dotti studi del Padre Paolo Siano, storico dei Francescani dell’Immacolata.
Un elemento sul quale i modernisti hanno cercato di far leva sono le recenti lotte all’interno del Sinodo straordinario sulla famiglia, contro le tesi “ardite” in tema di morale del Card. Kasper. Ma com’è andata a finire?
Che il Papa alla fine del Sinodo ha fatto un forte richiamo ad evitare gli opposti estremismi di quello che ha chiamato “tradizionalismo” (allusione ai lefevriani) e del “buonismo distruttivo” proprio dei “falsi misericordiosi” (allusione ai modernisti e quindi a Kasper), per seguire la strada di un vero e saggio servizio ecclesiale sotto la guida di Pietro. I veri sostenitori (non dico adulatori) di Pietro, checché vogliano darci ad intendere i modernisti, non sono i modernisti e i kasperiani, ma il gruppo del libro dei cardinali Burke, Müller, Brandmüller, De Paolis e Caffarra, che rappresenta la parte migliore del collegio cardinalizio, insieme con il card. Pell, gli arcivescovi di Boston, Chicago e New York, il Primate della Polonia ed altri.
Lei ha spiegato che la grande opera di salvezza dell’uomo, dal card. Kasper, è interpretata con esplicito riferimento ad Hegel, cioè in modo “dialettico”. Traducendo in termini semplici cosa significa ciò?
Che Dio è Dio solo in quanto agisce nella storia, perchè l’essenza divina non è immutabile, contrariamente a quanto dice la Scrittura e più volte ha definito la Chiesa. Dio, per Kasper come per Hegel, si identifica col divenire storico, per cui Egli stesso non è Essere assoluto, ma Divenire assoluto, è Storia. Come pensa Hegel, Dio non sarebbe Dio senza la storia. L’Incarnazione comporta un divenire di Dio. Dio diviene uomo negando l’immutabilità divina. Ciò comporta a sua volta la negazione della distinzione della natura umana di Cristo dalla sua natura divina, distinzione definita nel dogma di Calcedonia (451) e la confusione del mondo e dell’uomo con Dio e quindi il panteismo storicista.
Dobbiamo allora osservare che la vera misericordia nel senso cristiano non è una semplice solidarietà con i poveri o una compassione per i sofferenti?
La vera misericordia cristiana, senza escludere l’umana solidarietà, più che essere atto dell’uomo, è atto di Dio, che ha pietà del peccatore, infonde il pentimento nel suo cuore, lo libera dal peccato grazie alla croce di Gesù Cristo e gli dona la speranza della salvezza. E’ grazie alla divina misericordia che noi, in forza della redenzione di Cristo, possiamo espiare i nostri peccati e riparare alla giustizia divina offesa dal peccato. Essere misericordioso verso il prossimo, per il cristiano, è effetto della misericordia che egli ha ricevuto da Dio. E per ottenere misericordia, egli dev’essere a sua volta misericordioso.
In un suo recente saggio, Lo gnosticismo moderno, Lei ha tratteggiato l’immagine dello gnostico in generale. Ce ne può fare qualche esempio concreto, anche nella politica o nella cultura italiana?
Come le ripeto, io sono un teologo. So benissimo che la teologia ha riflessi anche nella politica. Lo gnosticismo, tuttavia, è un atteggiamento mentale spiritualistico, per sua natura lontano dalla politica, che attecchisce soprattutto tra gli intellettuali e gli ambienti accademici. In politica può avere sbocchi di tipo tradizionalista, come in René Guénon o progressista, come Eugenio Scalfari. Gnostici che hanno influsso nella politica sono Massimo Cacciari ed Emanuele Severino o la Casa Editrice Adelphi
Abbiamo alle spalle le celebrazioni per il centenario della morte di San Pio X, il Papa che ha condannato il modernismo ed è stato spesso citato da Bergoglio quando era Arcivescovo di Buenos Aires, in particolare nei suoi messaggi ai catechisti. La sua visione della Chiesa e della teologia è stata solo una “parentesi”?
Anche se il Papa può dar l’impressione di simpatizzare per i modernisti per certe sue relazioni, idee personali, battute, scelte pastorali o di governo, facciamo attenzione, come ho detto, che sono soprattutto loro che vorrebbero tirarlo dalla loro parte. Di fatto il modernismo condannato da S. Pio X, oggi è largamente risorto, ma ricordiamoci che è un’eresia. Un Papa eretico non me lo figuro proprio! Si potrebbe dire semmai che il Papa è un progressista; ma non si deve confondere progressismo e modernismo. Il primo è del tutto lecito da un punto di vista cattolico: bisogna ben progredire! Il cattolico è un uomo del XXI secolo e non del XIX o del XVI o del XIII. Il ConcilioVaticano II non è venuto per niente!
E’ vero che il Concilio Vaticano II è stato l’occasione per una nuova ondata di “neo-modernismo”?
Il Concilio rettamente interpretato, secondo le indicazioni che ci vengono dal Magistero della Chiesa di questi ultimi cinquant’anni, non favorisce nessun modernismo. Sono stati i modernisti a forzarne il senso a loro favore, soprattutto i rahneriani. E’ vero invece che il Concilio promuove una sana modernità, quel sano ammodernamento della vita cristiana, che S. Giovanni XXIII chiamò “aggiornamento”.
E’ quindi d’accordo con chi sostiene che, il modernismo filosofico condannato da Papa Sarto è la conseguenza estrema e l’esito ultimo dell’immane processo della Modernità? E che quindi lo stesso relativismo attuale discende direttamente dal “neo-modernismo”?
Il modernismo condannato da S.Pio X non è la conseguenza estrema della modernità come tale, ma della filosofia cartesiana, che i suoi seguaci chiamano pomposamente e presuntuosamente “filosofia moderna”, come se essa si riassumesse nel pensiero di Cartesio e di quella filosofia che è conseguita nei secoli seguenti, fino all’idealismo tedesco. Certamente il relativismo discende dal modernismo. Invece nella modernità ci sono anche dei valori, che devono essere riconosciuti alla luce del Vangelo, per animare la testimonianza del cristiano nel mondo d’oggi. Questo è il messaggio del Concilio