Scovato libricino che spiega come l’unica vera morte democratica sarà quella eutanasica
Se non sì riduce drasticamente la massa di anziani che gravano sulle finanze dello stato, sarà il collasso: “Uno svedese su quattro è in pensione di anzianità, e uno su dieci in età produttiva è in pensionamento anticipato, e il 75 per cento dei costi della sanità va alla cura di malati cronici o senza speranza”.
Ma al Fater (Comitato fase terminale della vita umana del ministero degli Affari sociali) hanno forse la soluzione. Ci sono segnali incoraggianti da un sondaggio, “in particolare in gruppi che i politici usano definire ‘deboli’ all’interno della società, o ‘il popolino’, esiste una notevole preparazione latente a una riforma nel campo”. Bisogna lavorare perché la voce della collettività diventi più forte della volontà di vivere dell’individuo, e così “il singolo arriverà a chiedere di poter farla finita, magari come ultimo atto di autonomia”.
La morte moderna sarà democratica, non per niente siamo in Svezia. Prima; ci sarà una campagna di informazione paziente e sofisticata, che tenga conto di tutte le diffidenze suscitate dall’idea di eutanasia. Ingiustamente, perbacco: come rassegnarsi al fatto che “il semplice nome di Hitler, con tutte le associazioni del caso” debba “bloccare anche delle forme estremamente caute e umane di selezione che potrebbero rendersi necessarie per salvare una nazione dalla rovina”?
Coraggio, allora. Dove ha fallito il movimento per il Diritto alla propria Morte come assicurazione individuale contro una fine che si teme dolorosa; può spuntarla “il diritto sancito per legge all’assicurazione contro una vecchiaia prolungata e le inerenti sofferenze”. Il diritto a una morte indolore e liberatrice per ognuno, “non qualcosa che si sia costretti a mendicare come si mendicavano un tempo i sussidi della vecchia società!”.
Morte come conquista, nuova opportunità e garanzia desiderabile, modernamente erogata, a un’età che sarà uguale per tutti, con l’ultimo giorno di vita che sarà un giorno di festa, rallegrato da piccole e commoventi cerimonie di addio. Del resto “la sacralità del valore umano regge solo finché ci sono i mezzi”, spiega un partecipante al seminario del Fater. E “perché non si potrebbe parlare di controllo dell’età o controllo delle morti?”.
Dà le vertigini, la lettura de “La morte moderna”, operetta morale pubblicata nel 1978 dal giornalista e romanziere svedese Carl-Henning Wijkmark e ora proposta per la prima volta in traduzione italiana da Iperborea. Dà le vertigini, perché molte delle argomentazioni del funzionario Persson, del bioeticista Storm, del teologo Carnenio in favore dell’ “obbligo volontario” a morire, sembrano pronte per diventare temi accettabili del dibattito bioetico contemporaneo. “Avrete presto nostre notizie”; dice alla fine il Moderatore. Aveva ragione.