“cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi”
[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].
di Rino Cammilleri
Chiamato come il profeta biblico e originario della Misia (l’odierna Bulgaria), il prete Nahum verso l’anno 864 si unì a Goradz, Clemente, Angelario e Sabbas, che erano discepoli di Cirillo e Metodio (gli apostoli degli slavi). Dopo aver evangelizzato la Pannonia (antico nome della zona oggi corrispondente all’incirca all’Ungheria), il gruppo andò a fare rapporto al papa Adriano, che li accolse a Roma. Qui morì Cirillo nell’869.
Metodio e i discepoli si portarono in Moravia. Ma la loro liturgia in lingua slava incontrò l’opposizione di parte del clero germanico, che li mise in urto col principe moravo Svatopluk. La persecuzione si scatenò alla morte di Metodio, cui era succeduto Goradz: quest’ultimo e i suoi vennero frustati e gettati in carcere. Liberati miracolosamente, si divisero per meglio squagliarsi. Nahum, Angelario e Clemente si diressero verso la Bulgaria.
Aiutati da un uomo a cui avevano resuscitato il figlio, toccarono Belgrado, poi traversarono fortunosamente il Danubio e giunsero a Preslav, capitale bulgara, dove furono accolti dallo zar Boris. Questi mise Nahum a capo di un monastero che aveva fondato e chiese a Clemente di evangelizzare la Macedonia. Verso l’894 il nuovo zar Simeone fece vescovo Clemente e mandò Nahum a fondare un monastero sul “lago bianco” di Ochrida. Nahum vi aggiunse una chiesa e dedicò il complesso all’arcangelo Michele.
Il santo collaborò attivamente per circa sette anni alla cristianizzazione della Bulgaria occidentale, poi si ritirò nel suo monastero di Ochrida, dove rimase i dieci anni che gli restavano da vivere. Morì nel 910
Il Giornale 21 dicembre 2005