Andrea Bartelloni
Addormentarsi sotto un pino quando ancora la Toscana era governata dal Granduca e svegliarsi alla vigilia della presa di Porta Pia: è questa la storia raccontata da un nostro conterraneo, Narciso Feliciano Pelosini (Fornacette 1833, Pistoia 1896), poeta, scrittore, avvocato e, dal 1890, senatore del Regno d’Italia.
Pelosini parla degli avvenimenti che portarono all’ Unità d’Italia attraverso gli occhi di Maestro Domenico, un falegname che riuniva nella sua bottega i ragazzi e insegnava loro a leggere, scrivere e far di conto e che era molto devoto e rispettoso della religione e delle gerarchie.Durante la sua scampagnata annuale, il maestro si addormenta sotto un pino sui monti pisani e si risveglia un po’ di anni dopo.
Pelosini che non era certamente favorevole ai cambiamenti politici di quegli anni elenca e descrive, attraverso le impressioni del maestro, le espropriazioni dei beni della Chiesa che hanno arricchito la nuova borghesia (tra le cui file si trova anche suo figlio Luigi divenuto sindaco), la nuova burocrazia sempre più pletorica («Quel che si faceva bene con due impiegati, oggi si fa male con venti»), l’aumento dei prezzi dei generi di prima necessità, le infinite tasse («Diceva quel grand’uomo del conte di Cavour che per fare l’Italia bisognava pagare, pagare, pagare») incomprensibili per il povero falegname.
Maestro Domenico, ligio al non expedit, si asterrà dal partecipare alle votazioni, riducendo il foglio d’ingresso alla sala elettorale in un cartoccio per accendere i trucioli sui quali sciogliere la colla davanti alla sua bottega: comportamento, per il quale arriverà, puntuale, l’ennesima multa.
Ma la goccia che fa traboccare il vaso è la notizia della presa di Roma e delle cannonate contro il Sommo Pontefice, al che decide che quel mondo non fa più per lui: tornerà sul monte, sotto quel pino diventato un po’ più grande e si riaddormenterà.
Pelosini è consapevole che il passato non ritorna, ma denuncia quanto è accaduto con amara ironia, consapevole che «questo libro sarà innanzi tutto inutilissimo, perché lascerà il tempo che trova. Non rifarà e nemmeno disfarà: ed anche questo è pur qualche cosa, in tanto vertiginoso succedersi di disfacimenti e di rifacimenti d’ogni ragione».
L’editore Solfanelli ripropone il racconto (l’ultima edizione di Sellerio era del 1982) ai lettori con una presentazione di Gianandrea de Antonellis (pagg.128, € 10,00) nella collana di classici della narrativa, Voltaluna.