Dagli scaffali dei granfdio magazzini spariscono le statuine del Presepe, però abbondano oggetti “etnici” che rimandano alla tradizione animista o zen
Persino alla città di Eduardo ’o presepe non piace più tanto. E anche nella centralissima piazza Garibaldi della cattolicissima Padova, la Rinascente ha tolto le tradizionali statuine: «Da qualche anno non si vendono più e se non c’è business noi cancelliamo il prodotto», spiegano all’ufficio marketing.
Stessa scelta da Ikea: «Ai nostri clienti proponiamo molti addobbi natalizi, soprattutto per l’albero, che è un simbolo trasversale, per i cristiani come per i musulmani, preferiamo non porre in vendita oggetti prettamente religiosi, come il presepe», confermano dalle pubbliche relazioni del gruppo scandinavo. Peccato che però proprio dal Nord Europa giungano segnali di segno opposto: in Germania sia nato un “Comitato anti-Santa Claus” che vende un kit per riportare le statuine di Babbo Natale alle originarie fattezze di San Nicola.
Alfredo Mantovano di Alleanza Nazionale e Gaetano Quagliariello di Forza Italia fanno notare che «da Ikea non mancano sculture etniche che rinviano a tradizioni animiste e giardini zen»: più che «pregiudizio antireligioso è pregiudizio anticattolico», affermano invitando al boicottaggio della catena. Dà manforte Luca Volonté dell’Udc: «Una vergognosa colonizzazione messa in atto per sradicare l’identità cristiana».
Appelli che secondo Silvio Viale della Rosa nel Pugno hanno ovviamente «un sapore comico e tragico». E tanto per rimanere in politically correct, l’amministrazione di Chicago ha detto no alla pubblicità di Nativity, il film sulla nascita di Gesù presentato in Vaticano, perché potrebbero offendere i non cristiani durante lo shopping natalizio.
I sacerdoti, in questo periodo, invitano spesso i fedeli a dimostrare la loro solidarietà materiale verso i fratelli del mondo meno ricco; ma forse, pensando alla forte spiritualità cattolica in Africa e Sudamerica, sarebbe il caso di fare il contrario e chiedere a loro di venire a donarcene un po’