L’8 settembre è ricorso il 50 anniversario dell'”ingiusto e brutale assalto alla Chiesa cattolica romana a Shanghai, quando il Governo cinese arrestò simultaneamente il Vescovo Ignatius Kung Pin-Mei, 21 sacerdoti, 2 suore e circa 300 cattolici romani perché praticavano la loro religione”, ha ricordato il Presidente di “The Cardinal Kung Foundation”, Joseph Kung, in una lettera del 1° settembre scorso al Presidente cinese Hu Jintao e all’ambasciatore della Cina negli Stati Uniti, Yang Jiechi.
Durante la sua detenzione, il Vescovo Kung Pin-Mei (30 anni in isolamento e due e mezzo di arresti domiciliari) fu creato Cardinale in pectore (segretamente) da Papa Giovanni Paolo II nel 1979. Nel 1991 l’allora Pontefice rese pubblica la sua decisione. “Dal 1949, quando il suo Governo ha iniziato a guidare la Cina – prosegue la lettera di Joseph Kung al Presidente Hu -, decine di migliaia di Vescovi, sacerdoti, suore e fedeli sono stati arrestati per 5, 10, 20, 30 o perfino 40 anni.
Molti di loro, come il Vescovo Fan Xueyan de Baoding (34 anni in isolamento), sono morti in carcere. Alcuni di loro sono ancora in prigione o sono scomparsi dopo l’arresto. Molti sono stati liberati dopo un lungo periodo di detenzione. Alcuni di coloro che sono stati liberati vivono ancora in Cina, altri si trovano in altre zone del mondo. Alcuni, come il Cardinale Kung Pin-Mei e l’Arcivescovo Dominic Tang Yee-Ming di Canton (24 anni in prigione senza processo), sono già morti”, ha aggiunto.
Vivi o morti, questi prigionieri “sono ancora considerati criminali perché le accuse contro di loro non sono state annullate da alcun Governo”; “ce ne sono migliaia come il Cardinale Kung, il Vescovo Fan e l’Arcivescovo Tang”; “tutti sono leali cittadini cinesi e amano la Cina”, afferma la lettera. La Fondazione rinnova la richiesta che siano tutti “in maniera ufficiale e postuma scagionati dai cosiddetti crimini dei quali il Governo cinese li ha ingiustamente e falsamente accusati, alcuni cinquant’anni fa”. Ugualmente, si chiede la liberazione di coloro che sono detenuti per motivi religiosi in prigione o in campi di lavoro.
Pochi giorni prima del 50° anniversario dell’arresto del porporato, venerdì 2 settembre scorso, l’Ufficio di Sicurezza cinese della contea di Qing Yuan Xian, nella provincia di Hebei, ha arrestato il sacerdote Pang Yongxing e il seminarista Ma Yongjiang, entrambi appartenenti alla “Chiesa clandestina”, che riconosce l’autorità del Papa ma non è ufficialmente approvata da Pechino.
Padre Pang ha 32 anni ed è originario di Pang Qu, nella contea di Qing Yuan, nella suddetta provincia – la zona con la più alta concentrazione di cattolici, circa un milione e mezzo – del nord della Cina. Il sacerdote era già stato arrestato nel 2001; all’epoca fu inviato per tre anni in un campo di lavoro. Dalla sua liberazione, avvenuta un anno fa, padre Pang Yongxing ha svolto la sua opera in una chiesa “clandestina” nella contea di Qing Yuan che conta circa ottocento fedeli cattolici, “clandestini” perchè non fanno parte dell’Associazione Patriottica, una specie di Chiesa parallela controllata dal Partito Comunista. (CR 912/03 del 10/09/05)