di Massimo Introvigne
A Rosy Bindi, neo-ministro della Famiglia, brucia da anni l’impietosa e senza dubbio troppo cattiva battuta di Vittorio Sgarbi che la definì “più bella che intelligente”. Se i cattolici non fossero doverosamente animati da una paziente carità, da oggi dovrebbero definirla “più bella che cattolica”. Dopo essersi detta “consolata” dall’apprezzamento del cardinale Ruini per l’istituzione di un ministero dedicato alla famiglia, la “Rosy nel pugno” – come l’ha definita un brillante vignettista – ha subito chiarito in una serie di interviste che si tratterà in realtà del ministero per lo sfascio delle famiglie.
Un revanscismo iracondo e pericoloso, contro cui mettono in guardia le voci più sagge e caute perfino dei DS, ma che la presunta tutrice della famiglia impugna come un randello per far rientrare dalla finestra tesi che gli italiani un anno fa hanno buttato fuori dalla porta.
Mentre il Papa dice no a qualunque forma di riconoscimento delle unioni di fatto, specie fra omosessuali, e Rutelli si attesta sulla linea di mediazione – che comunque non può stare bene ai cattolici – dei CCS, i contratti di convivenza tutelati dal diritto privato, Rosy Bindi torna ai PACS (evitando accuratamente, come l’Unione ha fatto per tutta la campagna elettorale, la parola). Rifiutando anche l’ipotesi di Rutelli come troppo moderata, perché “non è giusto separare rigidamente le due sefere (privata e pubblica) quando si tratta di diritti delle persone”, Rosy chiede un riconoscimento “pubblico e civile” delle unioni di fatto.
Chi aveva pensato che “la funzione modera l’uomo” – in questo caso la donna – è rimasto tragicamente deluso. Quella che va in scena come ministro della Famiglia è la Bindi dei girotondi (oggi dichiara che le è piaciuto tanto il finale de Il Caimano, quello con Berlusconi arrestato), del filo rosso con Oscar Luigi Scalfaro per tendere imboscate di tutti i tipi al governo del centro-destra, dell’alleanza di ferro con l’ultra-sinistra comunista e rifondarola e degli ammiccamenti agli anticlericali della Rosa nel Pugno.
Non penso che il cardinale Ruini sia deluso: credo che – conoscendo di che pasta sono fatta i cattolici prodiani, terzaforzisti, dossettiani – non si sia mai illuso. Spero invece che comincino a pentirsi i molti che, determinando il risultato delle elezioni, hanno votato i candidati “cattolici” dell’Unione, credendo al loro ossequio falso e untuoso alla Chiesa e sperando che moderassero i Luxuria, i Capezzone e i Diliberto difendendo la famiglia, il matrimonio, la vita.
Le varie Rosy Bindi li stanno prendendo letteralmente a schiaffoni, aggiungendo le beffe al danno con un “Ministero della Famiglia” che promuove le unioni civili di diritto pubblico anche per gli omosessuali e la revisione della legge sulla fecondazione assistita, mentre in Piemonte l’amministrazione regionale di centro-sinistra (anch’essa eletta per un pugno di voti di “cattolici adulti”) abolisce il buono scuola e strangola le scuole cattoliche. Ma a chi è causa del suo male non resta, davvero, che piangere se stesso.