Nella Laudato si’ Papa Francesco raccoglie e sviluppa la riflessione del magistero sociale sul problema ecologico

laudatoOsservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân Newsletter n.647

del 18 dicembre  2015

 Pubblichiamo il testo della comunicazione dell’Arcivescovo Giampaolo Crepaldi all’incontro “Kick-off seminar – Key areas for the european social dialog”, tanutosi a Malta il 2 e 3 dicembre 2015. L’Arcivescovo è Presidente della Commissione Caritas in veritate della CCEE (Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa).

Il magistero sociale della Chiesa è come un grande fiume che procede portandosi dietro le proprie acque per toccare sempre nuove sponde. Nulla in esso va perduto, tutto viene conservato e nello stesso tempo rinnovato. L’unico vero modo per conservare è rinnovare, ossia vivere. Anche il magistero sociale sulla questione ecologica viene da lontano [1], ha percorso un lungo tratto di strada nell’alveo di questo grande fiume ed ora che le acque si sono ingrossate e il tesoro del magistero si è accumulato, Papa Francesco riassume e rilancia, sistematizza e proietta il suo sguardo in avanti. La Laudato sì’, come ha scritto Papa Francesco, «si aggiunge al Magistero sociale della Chiesa» [2], trova la sua sorgente ben prima e si prepara – questo è il nostro auspicio – ad alimentare il grande mare della vita sociale concreta, sfociando in esso.

La metafora del grande fiume vuole tradurre in termini visivi la natura della Dottrina sociale della Chiesa che è sempre uguale a se stessa e nello stesso senso sempre nuova [3]. Essa è infatti annuncio di Cristo [4] e Cristo non è un personaggio del passato, ma alla luce della fede della Chiesa, Egli è vivo oggi in mezzo a noi, come la Vite e i tralci.

L’enciclica Laudato sì di Papa Francesco sulla cura della casa comune, ossia sull’ecologia [5], è alimentata dai grandi principi della Dottrina sociale della Chiesa. Tra essi, oltre al principio del bene comune [6] assume una notevole importanza in questo caso il principio della destinazione universale dei beni. Ricordo che per volontà di Giovanni Paolo II, la commemorazione centenaria della Rerum novarum celebrata nel 1991 ebbe come tema proprio la destinazione universale dei beni [7]. Secondo San Giovanni Paolo II quel principio richiedeva un ripensamento ed una attualizzazione su due importanti argomenti. Il primo era che ad avere una destinazione comune non sono solo i beni materiali, come le risorse del sottosuolo oppure la terra, ma anche i beni intellettuali, come i risultati della ricerca, il know how imprenditoriale ed economico, la scienza, l’arte. Oggi si chiamerebbero i beni immateriali. Il secondo era che la destinazione universale dei beni richiedeva la solidarietà intergenerazionale affinché ogni generazione possa lasciare ai propri figli un pianeta in grado di essere ancora abitabile dall’uomo. Abitabile non ha un senso solo ambientale-naturale ma anche ambientale-umanistico.

Possiamo ora dire che la Laudato sì’ di Papa Francesco, a distanza di ben venticinque anni, riprende queste esigenze e le porta a compimento [8]. Possiamo anche dire che le porta a compimento tutte e due, nella loro interdipendenza. Non si tratta, infatti, di lasciare ai nostri figli e nipoti una terra non umanizzata, non coltivata, non gestita con giustizia per il bene di tutti. La cura della casa comune non significa abbandono, trascuratezza, rinuncia al ruolo dell’uomo nel farla fruttare a vantaggio di tutti o, peggio, impoverimento. La cura della casa comune richiede sapienza, ha bisogno di mettere insieme con prudenza la scienza e la tecnica, l’economia e la produzione. Richiede, in altre parole, di pensare come cose da condividere, essendo a destinazione universale, il sapere e la natura, i valori umani e le risorse naturali.

Nella Laudato sì’ questo intreccio di elementi umani e naturali, spirituali e materiali è molto evidente ed esigente. Esso si compendia nel concetto di “ecologia integrale”, con cui Papa Francesco eredita e rielabora il concetto di “ecologia umana” di Giovanni Paolo II[9]. L’ecologia integrale richiede la combinazione del sapere con le leggi della natura, ma richiede anche un atteggiamento morale e religioso nei confronti del creato. L’atteggiamento morale e religioso consiste prima di tutto nel rispetto della vita e della famiglia. Giovanni Paolo II aveva insegnato tutto ciò parlando di ecologia umana, sostenendo che la famiglia era la prima struttura di una ecologia umana. Lo aveva fatto anche richiamando il dovere di rispettare la vita.

La società, egli scriveva nella Evangelium vitae, non è un mucchio di individui posti l’uno accanto all’altro [10] e l’ambiente naturale non è solo un mucchio di sassi. C’è un ordine nelle cose che ci parla, frutto della sapienza e dell’amore del Creatore. Anche Papa Francesco ripetutamente parla nella Laudato sì’ degli esclusi dalla vita, di coloro che sono scartati: gli embrioni umani, i bambini abortiti prima di nascere, gli anziani spinti ad uscire dalla vita con la “dolce morte”. Benedetto XVI, nella Caritas in veritate, aveva sostenuto che nessun atteggiamento di vera accoglienza e cura è possibile se esso non c’è prima di tutto nel rispetto della vita nascente e nella complementarietà del matrimonio da cui nasce la famiglia [11]. Ora Papa Francesco potenzia tutto ciò, sostenendo che o l’ecologia è integrale e riguarda tutta la persona e tutte le persone e non solo la salvaguardia degli equilibri naturali, o non ci sarà nemmeno in quel campo. Integrale vuol dire che o c’è dappertutto o non c’è da nessuna parte. Il mondo è infatti un sistema dalle molteplici interconnessioni non solo orizzontali ma ancor più verticali.

La Laudato sì’ non è, a dire il vero, solo un’enciclica ecologica, ma un’enciclica cristologica. O meglio, si occupa di ecologia ma dentro una visione eminentemente cristologica. Come San Francesco [12], anche Papa Francesco vede il creato come illuminato dal Verbo e come destinato ad essere ricapitolato in Cristo: «il destino dell’intera creazione passa attraverso il mistero di Cristo» [13]. E’ proprio questa la prospettiva che distingue una visione cattolica dalle tante che sono presenti oggi sulla piazza della cultura sociale.

Mi sembra di grande rilevanza, in un’epoca in cui per molti motivi la teologia della creazione rimane un po’ in ombra, questa visione proposta da Papa Francesco soprattutto nel secondo capitolo dell’enciclica, che riconduce il creato, luce riflessa, al Creatore, luce originaria e piena. E’ in atto da tanti secoli lo sforzo di separare la natura del Creatore, ma come dice il Concilio “senza il Creatore la creatura viene meno” [14]. Ciò vale anche per la considerazione del Creato [15], trasformato oggi molto spesso nella semplice “natura”. Il problema ecologico, vuole dirci Papa Francesco, dice più di se stesso. Le crisi di tipo materiale non sono mai solo materiali. Esse indicano uno smarrimento dell’uomo non solo pratico ma sapienziale. Papa Francesco parla di una questione oggi sentita da tutti.

Su di essa il magistero si era già pronunciato ma non in senso così completo ed organico. Egli, in questo modo, si pone sul terreno della sensibilità dell’uomo contemporaneo, parla di ciò che gli sta a cuore, si sintonizza con le sue vive preoccupazioni per poi dilatare la visuale del problema fino a farla diventare il problema non dell’uomo, ma di Cristo e del Vangelo. Sul piano del metodo questa è una dimensione da non sottovalutare. Molti spiriti laici hanno accostato la Laudato si’ interpretandola come un’enciclica che si colloca ai livello dei problemi, un’enciclica “laica” nel linguaggio e nelle tematiche.

Papa Francesco dà molto credito ad alcune interpretazioni scientifiche e fa proprie alcune preoccupazioni oggi condivise [16], pur essendo ancora dibattute. Ma nel momento stesso in cui si colloca dentro il problema adoperando tutte le ragioni della ragione laica, ne propone l’interpretazione cristocentrica, lo colloca dentro una potente visione di fede, lo innalza ad una prospettiva inaudita per i “professionisti dell’ecologismo”. Molti hanno inneggiato alla Laudato si’ troppo in fretta, sperando così di attirarla dentro il loro sistema di pensiero di cui avrebbe rappresentato una conferma. Ma sono rimasti delusi, perché la prospettiva di Cristo non si colloca dentro nessuna scuola di pensiero umano.

Il tratto più proprio della Laudato si’, infatti, non è di fornire indicazioni per la pratica quotidiana, ma sviluppare una “spiritualità ecologica” che non abbia al centro l’ecologia ma Gesù Cristo, Colui per mezzo del quale tutto è stato fatto (Gv, 1,3). Bisogna promuovere questo nuovo sguardo dell’anima sulle cose create che stanno accanto a noi e che ogni giorno adoperiamo. La Laudato si’ si dedica alle grandi questioni dell’economia, della finanza, della politica e in questo senso si occupa delle istituzioni. Qualcuno aveva rimproverato Benedetto XVI di non averlo fatto in maniera conveniente nella Caritas in veritate. Si occupa però anche dei piccoli gesti quotidiani con cui sul lavoro o in famiglia o nel tempo libero ci rapportiamo con l’ambiente e, tramite di esso, con gli altri uomini e con Dio. Il punto è proprio questo: considerare che quando ci rapportiamo con le cose, ci rapportiamo anche con gli altri uomini e con il Creatore. Nasce qui una spiritualità ecologica che non ha nulla a che fare con le attuali tendenze new age, sincretistiche o del nuovo consumismo ecologicamente sostenibile. La sostenibilità di cui parla la Laudato si’ è una sostenibilità ecologica, umana e cristiana.

La “spiritualità ecologica”, secondo l’enciclica di Papa Francesco, dovrebbe concretarsi in una “conversione ecologica” [17]. Questa espressione è stata spesso letta come una conversione “all’ecologia”. Come se la terra, il pianeta, gli equilibri ambientali fossero l’oggetto della conversione. Certo, davanti a comportamenti di grave e dannoso disprezzo per la natura, si può parlare di un bisogno di cambiare prospettiva d’azione, ossia di una conversione, intesa però in senso ridotto e priva del significato religioso che la parola assume in contesto cristiano.

L’oggetto della conversione non è però l’acqua, che pure va saggiamente adoperata, né l’aria, che pure non va inquinata, perché altrimenti la prospettiva diventa di divinizzazione natura. L’oggetto della conversione è Dio, che esige da noi anche un cambiamento nel mondo di vedere il creato. La conversione consiste nel vedere il creato “in Dio”, dentro il suo piano di salvezza e alla luce della sua provvidente Volontà, non quindi nell’adesione a forme di ecologismo. Anche qui il modello rimane san Francesco d’Assisi [18].

La spiritualità ecologica, così come la presenta la Laudato si’, è l’assunzione della prospettiva del dono. In questo senso vedo una significativa continuità tra la Caritas in veritate [19] e la Laudato si’. Viene proseguito e sviluppato il principio secondo cui il ricevere precede il fare. Di questa logica cristiana del dono Benedetto XVI aveva fatto il punto di riferimento per un rinnovamento anche delle istituzioni economiche, indicando percorsi di revisione dei nostri concetti tradizionali di considerare l’impresa, l’imprenditore e il profitto. La spiritualità della Laudato si’, se vista in questa collocazione, non può rimanere solo spiritualità intima e personale, ma si dilata ad investire con le proprie categorie anche la costruzione dell’intera società. Accade così che la preghiera finale con cui Papa Francesco conclude l’enciclica diventi fonte di vera e concreta speranza, di una speranza fattiva ed “organizzata” per il bene degli uomini.

 _________________________

[1] Tra i principali insegnamenti del magistero precedenti laLaudato sì, ricordiamo almeno i seguenti: Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Centesimus annus, nn. 37-40; Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata mondiale della pace, 1 gennaio 1990: “Pace con Dio creatore, pace con tutto il creato”; Pontificio Consiglio per la giustizia e la pace, Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, nn. 451-487; Benedetto XVI, Lett. Enc. Caritas in veritate, nn. 48-51.

[2] Laudato si’, n. 15. Sull’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, si può vedere: EDITORIALE, Lettre encyclique Laudato Si’ sur la sauvegarde de la maison commune, “Nova & Vetera”, XC (2015) 3, pp. 245-250; FARES, Diego S.I., Povertà e fragilità del pianeta, “La Civiltà Cattolica”, n. 3961, 11 luglio 2015, pp. 23-34; LARIVERA, Luciano S.I., L’enciclica oltre le critiche ideologiche, “La Civiltà Cattolica”, n. 3961, 11 luglio 2015, pp. 23-34.; SPADARO, Antonio S.I., “Laudato si’”. Guida alla lettura dell’enciclica di Papa Francesco, “La Civiltà Cattolica”, n. 3961, 11 luglio 2015, pp. 3-22.

[3] Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Sollicitudo rei socialis, n. 3

[4] Ivi, n. 41; Id., Lett. Enc. Centesimus annus, n. 5.

[5] Sulla questione ecologica nella Dottrina sociale della Chiesa si vedano: SEQUERI, Pierangelo, Custode, non tiranno. Per un nuovo rapporto fra persona e creato, EMI, Bologna 2014; DE LARMINAT, Stanislav, L’écologie chrétienne n’est pas ce que vous croyez, Préface de Mgr. André-Joseph Léonard, Salvator, Paris 2014; DE LARMINAT, Stanislas, Vers l’écologie humaine?, “Liberté politique”, n. 59, mars-avril 2013, pp. 11-28; CREPALDI Giampaolo – TOGNI, Paolo, Ecologia ambientale ed ecologia umana. Politiche dell’ambiente e Dottrina sociale della Chiesa, Cantagalli, Siena 2007.

[6] Laudato si’, nn. 156-158.

[7] Cf BELLAVITE, Enrico e FONTANA, Stefano (a cura di), La destinazione universale dei beni. Atti del Simposio internazionale nel centenario della Rerum Novarum del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Edizioni Cercate, Verona 1992.

[8] Papa Francesco si rifà esplicitamente al principio della destinazione universale dei beni nel paragrafo VI del secondo capitolo, nn. 93-95.

[9] Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Centesimus annus, 38.

[10] Giovanni Paolo II, Lett. Encicl. Evangelium vitae, n. 20.

[11] Benedetto XVI, Lett. Enc. Caritas in veritate, n. 28.

[12] Laudato si’, nn. 10, 11, 12.

[13] Laudato si’, n. 99.

[14] Concilio Vaticano II, Cost. Past. Gaudium et spes, n.

[15] MALNATI, Ettore, La creazione ex nihilo e la questione ecologica nel Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, “Bollettino di Dottrina sociale della Chiesa” X (2014) 4, pp. 107-112.

[16] Si veda soprattutto il capitolo I dell’enciclica.

[17] Laudato si’, nn. 216-218. L’espressione era già stata usata da Giovanni Paolo II nel Messaggio per la Giornata mondiale della pace del 1 gennaio 1990.

[18] Laudato sì’, n. 218.

[19] Cf CREPALDI, Giampaolo, Introduzione alla lettura dell’enciclica Caritas in veritate, in Benedetto XVI, Caritas in veritate, Cantagalli, Siena 2009, pp. 9-42.