“cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi”
[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].
di Rino Cammilleri
Hanno un bel bandire festival canori che premiano canzoni «mariane». Vi partecipano, di solito, giovani frati con la chitarra (cui qualche stravagante superiore ha detto che, sì, fanno bene) o laici la cui unica virtù musicale è il piacere che provano a suonare uno strumento. Ma le più belle arie dedicate a Maria sono profane, non c’è niente da fare.
Per l’arte, meglio il talento che la devozione. La Chiesa, che l’ha sempre saputo, ha riempito il mondo di capolavori col solo accorgimento di tenere gli occhi volontariamente chiusi sulla «fede» (e sulla vita privata) degli artisti. Ricordate il musical americano «West Side Story?». Be’, sfido i devoti a comporre qualcosa di lontanamente paragonabile a «Maria», la canzone che il protagonista wasp canta per la fidanzata ispanica. Certo, non è dedicata alla Madonna, ma un verso dice che quel nome «sembra una preghiera».
Si tratta del nome più diffuso, da sempre, tra i cristiani. Anche maschi, non pochi tra i quali si sono chiamati e si chiamano «Mario» proprio per la devozione genitoriale alla Vergine. Altri si vedono interposto «Maria» tra nome e cognome. Ma c’è ancora (sì, nel Duemila) qualche «storico» e/o «giornalista» convinto che la Chiesa abbia «ammesso» l’esistenza dell’anima nelle donne solo da pochi secoli.
La festa del Santissimo Nome di Maria, uno dei più cari da due millenni, venne istituita in Spagna verso il secolo XVI e divenne osservanza universale per la cristianità nel 1683, a ringraziamento per la liberazione di Vienna dall’assedio islamico. Fu il papa s. Pio X a riportarla al 12 settembre, data della vittoria.
il Giornale – 12 settembre 2000