Nel 2004 la Santa Sede, per mezzo della Pontificia Accademia per la Vita, aveva diffuso un’articolata analisi del caso Olanda, mostrando come quando si tratta di attacchi alla vita il primo intervento legislativo inneschi la logica scivolosa del «piano inclinato». Siamo nel 2006 e la profezia si è già avverata: il Parlamento olandese discute l’estensione dell’eutanasia ai malati di mente, riservando la decisione ai medici
di Massimo Introvigne
Leggi e circolari esistono già: si tratta solo di rispettarle, e anche la Chiesa non si è mai detta contraria. Se invece si vuole aprire la porta all’eutanasia come esiste nella legislazione olandese, allora occorre dire forte e chiaro che si tratta di un vaso di Pandora che, una volta scoperchiato anche in nome del più pietoso dei casi singoli, slega vecchi demoni che l’unanime condanna delle leggi naziste sull’eliminazione dei malati incurabili aveva incatenato in Europa per decenni.
Qui Benedetto XVI non fa che richiamare quanto Giovanni Paolo II aveva detto a proposito della legge olandese. Nel 2004 la Santa Sede, per mezzo della Pontificia Accademia per la Vita, aveva diffuso un’articolata analisi del caso Olanda, mostrando come quando si tratta di attacchi alla vita il primo intervento legislativo inneschi la logica scivolosa del «piano inclinato», per cui leggi già pessime sono continuamente peggiorate da ulteriori emendamenti.
L’eutanasia in Olanda è stata introdotta nel 2000 per gli infermi maggiorenni capaci di intendere, di volere, e di farne richiesta scritta. Approvata la legge, i promotori hanno subito fatto notare che anche i minorenni possono soffrire in modo atroce. Così, nel 2002 la possibilità di chiedere l’eutanasia è stata estesa agli adolescenti sopra i dodici anni, ritenuti capaci di consenso in una società dove si cresce in fretta.
Apriamo qui una parentesi per ricordare che i tribunali olandesi quando, qualche mese fa, hanno dichiarato legittima la costituzione di un «partito dei pedofili» che chiede libertà di relazioni sessuali con gli adulti per i minori che abbiano compiuto i dodici anni, hanno suscitato scandalo in tutto il mondo ma hanno ragionato, non senza una certa logica, proprio a partire dalla legge sull’eutanasia del 2002.
Se il legislatore olandese ritiene un – e una – dodicenne abbastanza maturi per decidere se preferiscono vivere o morire, come non ipotizzare che questa maturità si estenda alle scelte sessuali, compresi i rapporti con i maggiorenni? Nel 2004 – secondo le parole del documento vaticano – anche «l’ultimo limite è stato varcato» in Olanda, e si è estesa l’eutanasia ai bambini sotto i dodici anni, per i quali basta l’assenso dei medici e dei genitori.
Commentava allora la Santa Sede: «È facile prevedere che lo scivolamento sul piano inclinato dell’eutanasia continuerà nei prossimi anni, fino a includere i pazienti adulti ritenuti incapaci di chiedere il consenso». Siamo nel 2006 e la profezia si è già avverata: il Parlamento olandese discute l’estensione dell’eutanasia ai malati di mente, riservando la decisione ai medici.
Quando questa proposta di legge fu presentata, l’allora ministro Giovanardi evocò le leggi naziste. Anche qualche alleato pensò che si dovesse chiedere scusa all’Olanda. Ma in realtà già il documento pontificio del 2004 evocava «processi di Norimberga» per chi avesse votato a favore dell’uccisione dei disabili e dei malati mentali. Certo, in Italia non siamo ancora a questo punto.
Ma è meglio fermarsi prima di fare il primo passo. Vigiliamo pure con Napolitano perché i malati terminali non siano vittime di un malinteso accanimento terapeutico. Ma sull’eutanasia diamo retta al Papa: non apriamo quella porta.