Radici Cristiane n. 99 Novembre 2014
La musica costituisce una componente importante nella vita di un uomo. Può divenire uno strumento educativo, per aiutare al Bello, al Vero, quindi a Dio. Oppure può trasformarsi nell’opposto. Molti suoi idoli evocano un mondo di trasgressioni estreme, che si riflette non solo nelle canzoni ma anche nella vita. Se i giovani soccombono a tali suggestioni, è perché sono approdati all’adolescenza con una struttura psichica ed affettiva troppo fragile e vulnerabile. Secondo un esperto, il dott. Paul King di Memphis, nel Tennessee, più dell’80% dei suoi pazienti adolescenti è malato per l’ascolto ossessivo di musica rock. Ecco come porvi rimedi
di Enrica Valsecchi
C’è un linguaggio universale, che attraversa la cultura giovanile da una parte all’altra del mondo: quello della musica. E da sempre capace di segnare un’epoca, di rielaborare identità, di interpretare stili di vita… Ma oggi i ragazzi vivono spesso immersi in un mare di canzoni a tutto volume e dai contenuti provocatori, estraniandosi dalla famiglia, dalla scuola, dalla Chiesa e dalla società.
Il mondo adolescenziale con le cuffiette e l’Ipod in mano, è distante e difficile da raggiungere. Il ritmo crea una barriera in un’età ricca di incertezze, cui talvolta si cerca di “sfuggire” attraverso le note.
Il RUMORE COME SFIDA
Quello alternativo è un sottogenere del rock emerso negli anni ’80 dal filone indipendente underground. Si definisce alternativo, poiché vuole esplicitamente sfidare la società: è ferocemente anticonformista, anti-commerciale, contro la tradizione, controcorrente e contro le mode. Si manifesta con atteggiamenti, abiti, pettinature, amicizie che prediligono l’ascolto della musica punk e heavy metal.
La chitarra è lo strumento dominante, perché in grado di produrre un suono estremamente aggressivo, anche grazie al massiccio ricorso ad amplificatori con effetti di distorsione e di compressione delle corde, suono tipico del grunge, delle atmosfere tenebrose del gothic rock fino al revivalismo del britpop. Termini incomprensibili per la maggior parte di noi, ma chiarissimi per un’ampia fetta di giovani.
Stare sul palco significa dar spettacolo con aspetti visivi e importanti tanto quanto quelli sonori, spesso multimediali, dalla scenografia alla coreografia, dai costumi di scena allo stile ed ai contenuti dei testi. Rispetto ad altri generi musicali, i gruppi “alternative rock” evocano un’astratta fuga dalla realtà, sia pure caratterizzata da connotazioni molto differenti fra loro. Nei loro brani parlano del “duro quotidiano”, della perdita, della solitudine, della preoccupazione sociale, dell’abuso di droghe, della depressione, dell’ambientalismo. Oggi la crescita di nuove tecnologie digitali ed il ricorso massiccio alla rete come strumento promozionale hanno permesso ad una nuova ondata di band “Indie rock” di raggiungere le folle.
IL “MURO SONORO”
Lo Shoegaze o Shoegazing è anch’esso un sottogenere musicale dell’alternative rock, sviluppatosi nel Regno Unito verso la fine degli anni ’80. Tra gli elementi identificativi di questo genere, vi è una forte enfatizzazione della parte vocale che, combinata con il feedback prodotto dalle chitarre e dal basso, produce un particolare muro sonoro. L’atteggiamento delle band è introspettivo e quasi distaccato, anche durante le esibizioni dal vivo, con la tendenza curiosa a guardare verso il basso. Un comportamento, che si dice dovuto all’esigenza di controllare gli effetti a pedale della chitarra.
Tale fenomeno musicale parve avere vita breve, sparendo quasi del tutto nel giro di pochi anni, ma dal Duemila in poi ha ritrovato un proprio mercato con nuovi gruppi denominati Nu Gaze, che hanno riportato in auge il genere, benché in netto contrasto con la nuova ondata del Britpop, caratterizzato da testi più intelligibili, incentrati sui problemi della gente comune e della classe operaia. Questo movimento, rappresentato da artisti come gli Oasis e i Blur, è l’equivalente britannico dell’esplosione del Grunge negli Stati Uniti ed ha raggiunto le vette delle classifiche.
Il concerto degli Oasis a Knebworth nell’agosto del 1996 è passato alla storia come uno degli eventi musicali inglesi più seguiti di sempre: vi accorsero ben 250.000 spettatori nell’arco di due serate. Negli ultimi anni si sono fatti strada band come i Coldplay, gli Starsailor, i Thirty Seconds to Mars ed i Radiohead, uno dei pochissimi acts non americani ad aver vinto un Grammy Awards negli Usa, oltre a generi quali l’ Indie rock ed il Post-punk revival.
Una nota a parte va fatta per i Nirvana, sia per i milioni di dischi incisi, sia perché divenuti un mito tra i giovani per un evento drammatico avvenuto a Seattle, equivalente ad una sorta di oscuro messaggio ovvero il suicidio del cantante Kurt Cobain, avvenuto il 5 aprile del 1994, quando aveva solo 27 anni. Come proprio, sibillino ed inquieto testamento, egli lasciò il verso di una canzone di Neil Young: «Meglio bruciare che spegnersi lentamente». Una frase di forte impatto sui fans…
QUALI I RISCHI
«La cosa bella della musica è questa: se dieci persone ascoltano una canzone, la canzone avrà dieci significati diversi», sostiene Noel Gallagher, leader degli Oasis. Eppure, più estremo risulta il modo di esprimersi dei giovani, più alto diventa il muro che si erge fra adulti e adolescenti: per citare un pezzo famoso, si aggiunge «another brick in thè wall» («Un altro mattone nel muro», brano storico dei Pink Floyd tratto da The Wall).
La passione per la musica non manca di aspetti inquietanti: molti suoi idoli evocano un mondo di trasgressioni estreme, che si riflette non solo nelle loro canzoni, ma anche nella loro vita. Da Jim Morrison in poi, non si contano i nuovi “poeti maledetti”, spesso morti suicidi sull’altare pagano del sesso, droga & rock’n roll. Ed i poster giganteschi, con cui i ragazzi tappezzano le loro camerette, non lasciano certo presagire nulla di buono.
Queste band ed i loro leader non rappresentano modelli di vita reale, ma una sorta di mito: sono personaggi emblematici, che mettono sulla scena dal vivo le passioni e le angosce del nostro tempo, un desiderio di rivolta e di protesta che spesso coincide purtroppo con quelli dei ragazzi. Nella trama della loro vita trasfigurata si cerca un “effetto catartico”, la soluzione della propria angoscia attraverso la sua rappresentazione simbolica. Ma, se soccombono a tali suggestioni, è perché sono approdati all’adolescenza con una struttura psichica ed affettiva troppo fragile, vulnerabile, per reggere alle trasformazioni dell’epoca ed alle angosce di morte che accompagnano i processi di separazione in atto, soprattutto in ambito familiare.
Per questi ragazzi il vero rischio viene sia dall’esterno, dagli eroi negativi e dai loro messaggi, sia dall’interno, da un animo privo di fiducia e di anticorpi, che rendano la pulsione di vita più forte di quella di morte. Se manca un sostegno sicuro, un riferimento certo, l’adolescente può finire preda delle proprie spinte autodistruttive e ricerca sbocco nei paradisi artificiali.
Ogni anno oltre mezzo milione di adolescenti tenta il suicidio. Dal 1950 ad oggi la loro percentuale è aumentata del 300%: negli Stati Uniti è la più elevata di tutti i Paesi industrializzati. Secondo la National Education Association (Associazione Nazionale dell’Istruzione), tali fenomeni sono collegati alla depressione, alimentata da una musica e da testi fatalistici. Nel 1988, il dott. Mark Rosenburg all’American Society gf Suicidology (Società Americana di Suicidologia) ha affermato: «Se si pensava che, per prevenire suicidi, fosse sufficiente trattare la depressione, ciò non serve con questi ragazzi. Anziché essere clinicamente depressi, i giovani vittime di suicidio sono impulsivi e mettono in pratica le loro fantasie».
Il dott. Paul King, direttore medico del programma per adolescenti al Charter Lakeside Hospital, a Memphis, nel Tennessee, sostiene che più dell’80% dei suoi pazienti è malato a causa dell’ascolto ossessivo di musica rock: «I testi di certi brani sono divenuti una filosofia di vita, una religione», ha affermato.
Dal punto di vista medico-psichiatrico, si ritiene possibile prevenire il suicidio nella popolazione mediante apposite campagne di informazione e attraverso programmi e centri di aiuto e assistenza. Nella genesi del gesto estremo gioca un ruolo importante la componente emulativa: è noto, già dall’Ottocento, il cosiddetto effetto Werther ovvero l’incremento di suicidi seguito alla pubblicazione del romanzo I dolori del giovane Werther di Goethe. Per questo motivo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha diramato delle linee-guida per responsabilizzare gli operatori dell’informazione e dei mezzi di comunicazione di massa.
LA MUSICA PUÒ EDUCARE ALLA BELLEZZA
La musica che gli adolescenti eleggono come propria è un messaggio in codice diretto al mondo adulto: è fondamentale star loro accanto anche quando la ascoltano, chiedendo spiegazioni del perché la considerino “bella”, “orecchiabile”, vicina alle loro emozioni. Così come è importante tradurre con loro i testi, comprenderne e discutere i diversi significati, per conoscerne i contenuti e formare un attento senso critico. «Non sono solo canzonette», come sosteneva Edoardo Bennato.
Tutta la cultura artistica, filosofica ed estetica ci insegna come, senza la bellezza, non sia possibile parlare in modo credibile della Verità e del Bene, né tanto meno giungere a Cristo: educare i giovani a guardare questa bellezza, in tutte le sue forme e declinazioni, è la strada per uscire dallo scacco della modernità e della post-modernità, dal relativismo imperante. I figli, ai genitori, non chiedono solo pane, vestiti, Ipod e motorino, bensì una presenza quotidiana, una capacità di ascolto e di attenzione, una disponibilità anche a pregare assieme.
Educare è una dimensione unica e splendida, ma solo se piena della bellezza di Cristo permette ai ragazzi ed alle ragazze del nostro mondo di vedere la luce della speranza. Questo rappresenta una responsabilità formativa e di indirizzo dei giovani non rinviabile, né delegabile in nome di un’anarchica “libertà di scelta”. Le preferenze musicali hanno ripercussioni sul modo di vedere, pensare, agire e gustare la vita. I suoni si adattano non solo all’orecchio, bensì anche alla coscienza e alla moralità. Comporre melodie in accordo con l’anima può contribuire in modo determinante all’elevazione spirituale degli individui.
SUGGERIMENTI PER I GENITORI
Alcuni consigli pratici. Innanzi tutto, ci sono riviste musicali che i giovani comprano e divorano: è importante conoscerne i contenuti e, se possibile, leggerle insieme. Anche la televisione, coi suoi canali dedicati (Mtv, Video Mu-sic,…) rappresenta ormai una fonte inesauribile di informazioni sui nuovi trend, utili per analizzare ed inquadrare i fenomeni. Internet, poi, è il luogo della rivoluzione musicale.
Il nuovo formato MP3 ha sconvolto non solamente il mercato, bensì anche le modalità di accesso, ricerca, utilizzo e produzione della musica. È importante vigilare sulle scelte compiute dai ragazzi: cambi radicali di genere rappresentano un sintomo di possibili trasformazioni anche negli interessi, nelle compagnie, nelle amicizie e negli ambienti di riferimento. Ogni genitore è un po’ come il custode del tempo, nel senso che conosce i ritmi e lo stile di crescita dei figli.