di Rino Cammilleri
Voi penserete: eggià, con tutto quello che sta succedendo da quelle parti, ci mancavano anche i cristiani. Giusta osservazione. Ma non è colpa nostra se oggi ricorre la festa del santuario di Deir Rafat, santuario che si trova a metà strada fra Tel Aviv e Gerusalemme e che è intitolato appunto a Maria, Regina di Palestina.
Nel 1847 il papa Pio IX ripristinò il patriarcato latino di Gerusalemme e mise quella diocesi sotto il patronato della Madonna. Un vecchio numero della rivista Studi cattolici ricordava che fu il patriarca mons. Luigi Barlassina nel 1920 il primo a invocare la Vergine con questo titolo. Teniamo presente che i cristiani non sono lì a litigare per quei posti solo perché possono replicare il Sacrificio dovunque. Non così gli ebrei.
Anche per i musulmani il culto è legato a precisi luoghi, tanto legato da renderli disposti a morire. Il cristianesimo, delle tre grandi religioni monoteistiche, è l’unico non dipendente dal Libro. Ma è a Gerusalemme che tutto cominciò, anche per i cristiani. Ed è là che, in qualche modo, tutto dovrà concludersi.
Il santuario di Deir Rafat, iniziato nel 1925, fu solennemente consacrato tre anni dopo. La volta, le pareti, la porta vennero decorate con il saluto dell’angelo, Ave Maria, in duecentoottanta lingue (ma sono rimasti solo i dipinti della volta).
Il luogo è a trenta chilometri da Gerusalemme, vicino alla città di Beit Shemesh. Qui l’Arca dell’Alleanza, caduta nelle mani dei filistei, venne riconsegnata agli israeliti a causa del terrore che ispirava (1 Sam 6, 1-18). E’ la zona che vide le gesta del biblico Sansone
il Giornale – 25 ottobre