>Io ho cambiato istituto per continuare il lavoro con i volontari a Damour che si trova sotto Beirut. A Damour c’e’ la sede dell’Associazione che io seguo dal giovedi’ alla domenica notte, dove facciamo tutto il lavoro per i più poveri. Gli altri giorni risiedo con gli i sacerdoti nella comunita’ di Kfar Sama che si trova 8 chilometri sopra Byblos, sulla strada per Qartaba. Questa comunità è un centro di accoglienza.
Mercoledì scorso abbiamo avuto la grande gioia di poter accogliere a pranzo nella nostra comunità di Kfar Sama il cardinal Tettamanzi, che si trovava in visita in Libano.
Mi sto inserendo nella realtà de Lo Tedhal, in favore dei più poveri, con la quale già collaboravo e la sento sempre più come la mia dimensione. Ieri abbiamo organizzato una giornata con i profughi dell’Iraq, che il movimento aiuta regolarmente.
Ero insieme al Padre Nader che si occupa stabilmente di loro e con il quale stiamo preparando anche la colonia di fine luglio per i bambini iracheni. I profughi con i quali abbiamo organizzato la gita di ieri, provengono da Bassora e Bagdad e loro raccontavano che alcuni hanno visto il loro parroco, prima con gli occhi cavati e poi ucciso davanti a loro. Le reazioni più violente dell’islam costringono sempre i più poveri a pagare il prezzo più alto.
Queste famiglie si trovano in esilio e rimangono qua in Libano fino a quando non vengono “smistate” nel resto del mondo. Sono persone molto semplici nel modo di fare e di presentarsi: subito ti cercano offrendoti la loro amicizia e ci tengono molto a darti metà del loro panino, e lo fanno sinceramente.
Le abbiamo accompagnate a vedere i luoghi dei Santi in Libano, e siamo anche passati dalla spiaggia per far giocare un poco i loro bambini. E’ stato molto bello perchè erano persone sempre silenziose e calme, anche davanti a tutti i contrattempi di una giornata, anche un poco improvvisata nel suo svolgersi, a causa del traffico caotico di Beirut.
Portarli in giro significa avere persone che non si lamentano di niente, perchè sono abituate a tutto. Mi ha colpito molto quando, trovandoci nel santuario di San Charbel, ho visto molti di loro deporre la loro offerta di carità in favore dei bisognosi, vicino alla tomba del santo. Nessuno di loro in tutta la giornata è entrato in un bar ma si sono portati tutto il cibo da casa.
Quando li abbiamo riaccompagnati, arrivava da loro uno con un carrettino pieno di scarpe e la gente scendeva in strada per comprarle. Queste visite suscitano sempre in me una riflessione ed un richiamo per tutte quelle volte che ci si lamenta per niente o si brontola e si spreca qualcosa del superfluo, senza nemmeno trovare una risposta ai nostri bisogni.
Quando si chiede a tutti di aiutare questi poveri e di fare sapere le loro necessità è per ricordarci sempre che quando si rinuncia volentieri a qualcosa, allora si cresce dentro. Un gradito ricordo nella festa di oggi di San Charbel. Speriamo di poter organizzare ancora qualche altra iniziativa a sostegno delle nostre missioni. Pace e bene. p Damiano