Abstract: nozze gay nel mondo. Un’indagine condotta dal Pew Research Center mostra che il favore alle “nozze gay” è più alto in genere nei Paesi dove c’è una legge che le approva e dove la religione ha un ruolo meno importante. Impressiona il dato dei cattolici negli USA. Questo cedimento è forse in larga parte attribuibile al cedimento della gerarchia su queste tematiche, dato che gli altri fattori – mass media, social network, ambienti sociali, educazione nelle scuole, etc. – incidono in egual misura sugli appartenenti alle altre religioni.
La Nuova Bussola quotidiana 27 Dicembre 2023
Il favore alle “nozze gay” nel mondo, dati per riflettere
Un’indagine condotta dal Pew Research Center mostra che il favore alle “nozze gay” è più alto in genere nei Paesi dove c’è una legge che le approva e dove la religione ha un ruolo meno importante. Impressiona il dato dei cattolici negli USA.
di Tommaso Scandroglio
Un sondaggio promosso dal Pew Research Center e condotto in tutto il mondo sul “matrimonio” gay ha rivelato che «il sostegno al matrimonio legale tra persone dello stesso sesso è più alto in Svezia, dove è favorevole il 92% degli adulti, e più basso in Nigeria, dove solo il 2% lo sostiene». Più in particolare «almeno otto adulti su dieci lo sostengono in Svezia (92%), Paesi Bassi (89%), Spagna (87%), Francia (82%) e Germania (80%). In ognuno di questi luoghi la pratica è legale».
L’Italia registra un 73% di preferenze, attestandosi come uno dei Paesi al mondo più gay friendly. «All’estremità opposta dello spettro in Europa, solo il 41% degli adulti in Polonia e il 31% in Ungheria sostengono il matrimonio tra persone dello stesso sesso. In entrambi i luoghi, il matrimonio tra persone dello stesso sesso non è legale. […] In Nord America, circa otto canadesi su dieci (79%) sostengono il matrimonio tra persone dello stesso sesso, così come il 63% sia negli Stati Uniti che in Messico. Il matrimonio tra persone dello stesso sesso è legale in tutti e tre i Paesi».
Negli Stati Uniti, tra i democratici il favore è all’82%, tra i repubblicani al 44%. «In Sud America, il 67% degli argentini e il 52% dei brasiliani sostengono il diritto delle persone gay e lesbiche a sposarsi. Entrambi i luoghi hanno anche legalizzato la pratica. Nella regione Asia-Pacifico, il sostegno al matrimonio tra persone dello stesso sesso è più alto in Australia e Giappone. Tre quarti degli adulti in Australia e quasi sette su dieci (68%) in Giappone sono favorevoli al matrimonio legale tra persone dello stesso sesso. […] In India, il 53% degli adulti sostiene che il matrimonio tra persone dello stesso sesso dovrebbe essere legale. […] Gli indonesiani sono fortemente contrari alla legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso. Circa nove su dieci (92%) si oppongono. […] Il Sudafrica rimane l’unico posto in Africa in cui il matrimonio tra persone dello stesso sesso è legale, dopo averlo codificato nel 2006. Tuttavia, il 59% dei sudafricani si oppone a questa pratica. […] In Nigeria, dove l’omosessualità è illegale, solo il 2% degli adulti afferma di essere favorevole al matrimonio tra gay e lesbiche. E in Kenya solo il 9% è favorevole. Anche in Medio Oriente, il 56% degli israeliani è contrario alla legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso. L’affiliazione religiosa e le tendenze politiche incidono fortemente» sul giudizio, soprattutto quando la religione è quella islamica.
In tutto il mondo, il favore aumenta con il diminuire dell’età. Inoltre, «in 19 dei luoghi esaminati [dove è stata chiesta la seguente informazione], le donne sono più propense degli uomini ad affermare di essere favorevoli a permettere a gay e lesbiche di sposarsi legalmente». Questo forse dipende dal fatto che il matrimonio viene visto soprattutto come legame sentimentale più dalle donne che dagli uomini e come tale si pensa che possa esistere anche tra persone dello stesso sesso. «In 22 dei luoghi esaminati, le persone con più istruzione hanno maggiori probabilità di sostenere il matrimonio di gay e lesbiche rispetto a quelle con meno istruzione»: ciò a conferma che è la cattiva informazione e formazione a plasmare la coscienza collettiva.
Com’è accaduto negli States, «le opinioni sul matrimonio tra persone dello stesso sesso sono legate all’orientamento politico in 15 dei 18 Paesi in cui quest’anno abbiamo chiesto informazioni sull’orientamento degli intervistati. In questi Paesi, chi vota a sinistra è significativamente più propenso di chi vota a destra» a legittimare le “nozze” gay.
Il sondaggio poi ci informa che «il sostegno al matrimonio legale tra persone dello stesso sesso tende ad essere inferiore nei luoghi in cui più persone affermano che la religione è piuttosto o molto importante nella loro vita». A riprova si mette al confronto la Nigeria dove il 99% degli intervistati ha sostenuto che la religione è in qualche modo importante per loro e dove il favore al “matrimonio” gay è al 2% contro la Svezia, favorevole al 92%, dove solo il 20% ha ammesso che la religione ha una sua importanza nella propria vita.
Interessante poi questo dato: negli USA i meno favorevoli sono i protestanti evangelici bianchi e non ispanici (a favore sono il 30% tra tutti i protestanti evangelici), seguono i cattolici: ben due terzi sono favorevoli (65%). Poi abbiamo i protestanti bianchi non evangelici (70%), dunque chi non si riconosce in nessuna religione pur dichiarandosi credente (85%) e infine gli atei (96%). Ciò a riprova che le derive morali sono causate da derive riguardanti la fede.
Impressiona infine il dato dei cattolici: questo cedimento è forse in larga parte attribuibile al cedimento della gerarchia su queste tematiche, dato che gli altri fattori – mass media, social network, ambienti sociali, educazione nelle scuole, etc. – incidono in egual misura sugli appartenenti alle altre religioni. Dopo anni che dai vertici della Chiesa non si sente altro che ripetere che non bisogna giudicare, che occorre discernere situazione da situazione, che è positivo l’affetto tra due gay, che una coppia omosex è degna di essere benedetta, che lo Stato deve prevedere forme di tutela per queste relazioni, era inevitabile che anche i fedeli seguissero i pastori dal loro recinto alla tana del lupo.