Da “Mondo e Missione“, mensile del PIME di Milano, n. 3, marzo 2004
di Samir Khalil Samir S.I.
Un libro appena uscito in Francia documenta il rinnovamento in atto negli studi del Corano. Il suo autore, Rachid Benzine, marocchino di origine, ricercatore di ermeneutica coranica a Parigi, è cresciuto in Francia. La sua ultima opera ha per titolo: “Les nouveaux penseurs de l’islam”, edizioni Albin Michel. I nuovi pensatori che Benzine presenta appartengono a vari paesi e contesti culturali. Li accomuna la convinzione che il Corano (al pari degli hadith) deve essere letto e interpretato con gli strumenti della ragion critica, come il giudaismo e il cristianesimo sono stati e sono tuttora interpretati.
La ragion critica non è né d’occidente né d’oriente: è universale; senza di essa le società restano ferme e regrediscono. L’esercizio della ragione è indissociabile dalla libertà. Vediamo, in sintesi, alcuni di questi autori e il loro contributo innovativo. Amin Al-Khûli e Muhammad Khalafallah sono entrambi egiziani. Uno è il maestro, l’altro il discepolo. Benzine descrive Al-Khûli (1895-1966) come il primo ricercatore moderno che si applica al Corano.Nel suo saggio “Les réformateurs dans l’islam” invita a una comprensione sempre rinnovata della religione che permetta di risolvere i problemi umani. Il discepolo, Muhammad Khalafallah, è nato nel Basso Egitto nel 1916 ed è morto nel 1998. Sotto la direzione di Al-Khûli sostiene una tesi di dottorato su “L’arte dei racconti anedottici nel Corano” che provoca un’enorme polemica e l’allontanamento accademico di Al-Khûli.
La tesi è giudicata blasfema perché porta a credere che il Corano sia un’opera letteraria. Khalafallah stabilisce in effetti tre categorie di racconti coranici: i versetti storici, i versetti del genere parabolico e i versetti su base leggendaria. Nato nel 1919 nell’attuale Pakistan, Fazlur Rahman, il cui padre era un erudito religioso, già a 10 anni conosce il Corano a memoria. Studia in Inghilterra, consegue un dottorato su Avicenna, insegna in Canada. Nel 1958 entra in conflitto con gli ulema e deve emigrare negli Stati Uniti, dove muore nel 1988.
Secondo lui solo il messaggio del Corano è normativo ed è inevitabile e normale che ogni generazione lo interpreti in rapporto al contesto della società nella quale essa si trova. Un altro autore significativo citato da Benzine è Mohammed Arkoun. Nato nel 1928 in una famiglia cabila religiosa e di modeste condizioni, Arkoun è professore emerito alla Sorbona dove insegna storia del pensiero islamico.
Egli intende “trasgredire” e “superare” la tradizione religiosa, sottomettere costantemente la religione alla “ragione interrogativa”. Secondo lui “il Corano è creato, ovvero è manifestato in un linguaggio umano che è storico e che gli uomini devono comprendere e interpretare”. Tunisino, nato nel 1942, già ministro dell’educazione nazionale, Abdelmajid Charfi, che pubblica i suoi libri in arabo, è un modernista.
In “L’islam entre message et histoire” tratta tre grandi questioni: le caratteristiche del messaggio di Maometto, il messaggio nella storia e la necessità assoluta di modernizzare la coscienza musulmana. Per Charfi, è importante distinguere tra la letteralità del testo e la finalità del messaggio. Pertanto, Charfi è convinto che la Rivelazione sia la sorgente del sapere del Profeta.
Nato nel 1943 in una famiglia di umili contadini, professore di letteratura araba all’Università del Cairo, Nasr Hamid Abû Zayd sarà dichiarato apostata nel 1995, in seguito alla pubblicazione del suo libro “Critique du discours religieux”. Abû Zayd puntava ad essere scientifico: “Noi trasformiamo il Corano in un testo che procura degli incoraggiamenti e che spaventa, in un ‘bastone e carota’. Io voglio liberare il Corano da questa prigione, affinché sia nuovamente produttivo per l’essenza della cultura e delle arti che sono soffocate nella nostra società”.
Minacciato di morte, è riparato nei Paesi Bassi e da anni insegna a Leida. L’ultimo studioso di cui ci occupiamo è Abdul Karim Soroush. Nato a Teheran nel 1945, in una famiglia colta, studia in Inghilterra. Un suo libro di metafisica tradizionale lo fa notare all’ayatollah Khomeini che lo chiama a Teheran nel 1979, con un cattedra al dipartimento di cultura islamica al Collegio degli insegnanti. Per lui, l’essenza della religione è l’amore. Sostenitore del pluralismo democratico, si oppone all’ideologizzazione della religione e deplora l’importanza eccessiva posta sugli aspetti giuridici dell’islam, a discapito della vita spirituale. Ha scelto l’esilio negli Stati Uniti e oggi insegna a Harvard.