di Chuck Norris
Alla luce di un recente sondaggio compiuto su base nazionale dal Pew Research Center for the People & the Press, l´11 % degli americani ancora crede che il presidente Barack Obama sia musulmano. In particolare lo crede il 7 %dei democratici e il 20 % degli evangelici.
Ciò che trovo veramente intrigante è che lo stesso studio mostra che solo il 55 % dei democratici sa o crede che Obama è cristiano, anche dopo due anni di una campagna elettorale che ha visto Obama esibire alla luce del Sole i suoi punti di vista e le sue convinzioni su ogni minimo dettaglio.
Di più, circa una persona su tre non ha idea di quali siano le sue convinzioni religiose. È normale una percentuale tanto alta?
Sicuramente il credo religioso appartiene alla sfera privata, ma è normale che sia un segreto quando si tratta di un leader?
Sebbene queste statistiche dicano qualcosa della neutralità e del rispetto di Obama dinanzi al pluralismo religioso della nostra nazione, evidenziano pure il clima di “correttezza politica” che serpeggia per l´intero paese, nel quale le persone hanno paura di manifestare le proprie convinzioni, temendo accuse di intolleranza o di bigotteria. Siamo diventati una nazione che ha paura di esprimere opinioni. Anche la settimana santa, che un tempo si celebrava nei corridoi del Campidoglio, è ora una commemorazione clandestina piena di sante esitazioni.
I padri fondatori dell´America hanno costruito questa nazione sulla libertà religiosa. Apprezzavano il pluralismo delle denominazioni. Erano uniti nella diversità. Tutti loro credevano in un Dio Creatore e, con qualche eccezione, non facevano segreto del loro essere cristiani. Nessuno si sarebbe vergognato di esserlo, specialmente in occasioni come la prossimità della Pasqua.
Io credo in Dio, proprio come i nostri padri fondatori. Come notava Benjamin Franklin nel suo pamphlet scritto nel 1787 indirizzato a quegli europei che stavano pensando di trasferirsi in America: «A ciò va in verità aggiunto che la religione, sotto le sue varie denominazioni, non è solo tollerata, ma rispettata e praticata. L´ateismo è praticamente sconosciuto».
Io credo anche nel Primo Emendamento che recita: «Il Congresso non promulgherà alcuna legge che non sia rispettosa dei dettami di una religione, o che ne limiti l´esercizio» L´Unione Americana per le Libertà Civili [la famigerata ACLU, di orientamento molto progressista n. d.T.] o altri gruppi di simile orientamento non rispettano i diritti tutelati dal Primo Emendamento; si appellano, tradendone il vero significato, alla “clausola di establishment” (che era stata pensata per evitare l´istituzione di una chiesa nazionale alla stregua della Chiesa d´Inghilterra) per limitare gli effetti della “Clausola di libero esercizio” (che tutela il diritto di pregare nelle modalità preferite da ciascuno, privatamente o pubblicamente).
Entrambe le clausole erano state pensate per la salvaguardia della libertà religiosa, non per limitare la sua pratica. I padri fondatori volevano garantire la libertà della religione, non la libertà dalla religione. Sono d´accordo con John Jay – che fu il primo giudice a capo di una corte federale negli Stati Uniti, nominato da George Washington – su quanto scriveva a Jedidiah Morse il 28 Febbraio 1797 (lo stesso anno del Trattato di Tripoli): «La Provvidenza ha dato al nostro popolo la possibilità di scegliersi i governanti. Ed è un dovere, e un privilegio, e nell´interesse della nostra nazione cristiana, quello di scegliere e preferire cristiani per i ruoli di governo». Non credo che si debba temere una diversità di religioni, né, però, che si debba dimenticare che siamo nati come nazione cristiana.
Secondo l´articolo VI, sezione 3, della nuova Costituzione, è proibito negare uffici pubblici in base all´appartenenza religiosa, tuttavia, l´idea che convinzioni e pratiche giudaico-cristiane debbano essere separate dall´esercizio di chi governa sarebbe apparsa ridicola ai padre fondatori; che intendevano costruire posando sulle fondamenta costituite da quei diritti sanciti per noi dal nostro Creatore.
Molti potrebbero anche non sapere che tra i firmatari della Dichiarazione d´Indipendenza c´era un ecclesiastico nel pieno delle sue funzioni (il ministro presbiteriano John Witherspoon). Ed altri due erano stati pastori in precedenza. Altri erano figli di ministri di culto. Di fatto erano tutti cristiani protestanti.
Tra i firmatari della Costituzione, pure troviamo un reverendo, Abraham Baldwin. Altri avevano studiato teologia, pur non essendo ordinati. Ancora una volta, la maggior parte dei firmatari della Costituzione erano cristiani protestanti. Due – Charles Carroll e Thomas Fitzsimons – erano cattolici. Anche io rispetto tutte le religioni, ma ce ne una a cui aderisco.
Credo in quello che scriveva Benjamin Rush, un firmatario della Dichiarazione di Indipendenza che fu anche un membro delle amministrazioni presidenziali di Adams, Jefferson e Madison: “È tale il mio rispetto per ogni religione che aiuti a conoscere qualche aspetto della Divinità, o che parli di ricompense e punizioni nella vita che verrà, che preferirei vedere i nostri giovani educati ai principi di Confucio o di Maometto, piuttosto che vederli crescere privi di un qualsivoglia inquadramento religioso. In ogni caso, la religione che raccomando per questo posto è quella del Nuovo Testamento.”
Come George Washington, non credo che un qualunque standard civile o morale potrà essere mantenuto rinunciando a un fondamento religioso: «Di tutte le disposizioni e i costumi che portano alla prosperità politica, la religione e la moralità sono supporti indispensabili… Qualunque merito si voglia concedere all´influenza di un´educazione raffinata ispirata a questa o a quella mentalità, sia la ragione sia l´esperienza ci impediscono di aspettarci che la moralità della nazione possa reggersi escludendo un principio religioso»
E, soprattutto, credo nei vari e tanto poetici articoli del Credo degli Apostoli: «Credo in Dio Padre Onnipotente, Creatore del cielo e della terra, e in Gesù Cristo suo unico figlio e Signore Nostro; il quale fu concepito dallo Spirito Santo, nato da Maria Vergine; patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno resuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre Onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo; la santa Chiesa Cristiana, la comunione dei Santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen»
Non c´è spazio per le esitazioni a cui abbiamo assistito nella Settimana Santa. Gesù è il suo nome, e credo che sia venuto in questo mondo per morire per i peccati dell´umanità, che chiunque creda in lui avrà la vita eterna – faccio pubblicamente questa professione di fede oggi esattamente come ritenni opportuno di farla anni fa, partecipando a una crociata di Billy Graham a Los Angeles.
Obama ha forse paura della parola “Gesù”? Io no, e spero sia lì che trovi dimora il mio cuore e la mia mente durante questo periodo in cui un miliardo di persone nel mondo vanno commemorando la sua Via Dolorosa.
Piuttosto che chiederci quale sia la religione di Obama, cerchiamo di capire bene quale sia la nostra.
Qualunque sia il vostro credo religioso, non vergognatevene. E non esitate a far sì che gli altri ne siano a conoscenza, a patto di farlo con rispetto. Questa è l´America e questo è ciò che ancora fa di noi una grande nazione. In God we trust.