Aldo Ciappi
Scienza e Vita di Pisa e Livorno
Agli abortisti non va proprio giù che una percentuale sempre maggiore di medici ginecologi e anestesisti (siamo al 62% secondo le stime degli stessi) anche nella “progressista” Toscana si rifiutino di praticare l’intervento di asportazione del “prodotto del concepimento” (in questo orrendo modo si esprime la legge 194/78 che ha introdotto l’ “I.V.G.”, “Interruzione Volontaria di Gravidanza”, altro termine usato per anestetizzare le coscienze).
Forse una riflessione sul punto potrebbe suggerire un po’ di cautela nel giudicare la classe medica – di certo non inquadrata né inquadrabile in alcuna formazione politica o religiosa – che anche in regioni ampiamente secolarizzate come la Toscana mostra, a grande maggioranza, di non volersi macchiare le mani del sangue innocente di quelle piccole creature estratte, talvolta ancora vive, dall’utero di quelle madri che hanno deciso di abortirle.
Perché di sangue si tratta e non di quello della madre che, subìto l’intervento, se ne va dopo qualche ora portandosi per sempre dentro il fardello di quello che ha fatto, mentre il piccolo “abortito” resta lì, abbandonato, con quelle inconfondibili forme umane; a cinque mesi, poi, tutto è a posto, ben delineato e pronto per affrontare l’avventura della vita “fuori”.
E’ così difficile immaginare quali laceranti angosce assalgano la mente di un medico non (ancora) obiettore che si appresta a fare un “I.V.G.”, magari pochi minuti dopo aver combattuto con tutte le proprie forze per strappare alla morte un altro piccolo essere umano, partorito prematuramente, la cui madre l’ aveva implorato di salvargli la vita ad ogni costo?
Si può lottare, una volta, contro la morte e la volta successiva darla a semplice richiesta? Ma che idea hanno della figura del medico questi custodi della 194? Un freddo esecutore di desideri altrui; un burocrate pagato per fare qualsiasi tipo di lavoro; un macellaio o un angelo a seconda del codice stampato sulla prescrizione?
I medici che facevano esperimenti durante il nazionalsocialismo tedesco erano pagati dallo Stato per fare quel lavoro; anche quelli erano dei buoni medici perchè non obiettavano? Che differenza c’è tra queste due azioni: sperimentare un farmaco letale su un ebreo e spegnere la vita di un feto di sei mesi? E uccidere un neonato perché è deforme? Quali differenze sul piano etico passano tra queste diverse condotte?
In nome di quella “Scienza” (!?) troppo spesso a sproposito invocata, ci sia spiegato, per favore, dove sta la differenza e quale deve essere il criterio per discernere ciò che è lecito da ciò che non lo è. Non basta l’esistenza di una legge a far buona l’azione, altrimenti Hitler non avrebbe potuto essere giudicato da nessuno; le leggi c’erano ed erano state approvate nel rispetto delle procedure vigenti.
Si vorrebbe davvero costringere i medici a praticare gli aborti obbligandoli così a violare il sacro giuramento di Ippocrate o forse è giunto il momento di porsi seriamente qualche domanda?