Pangea. Rivista avventuriera di cultura&idee 1 Luglio 2018
di Alessandro Carli
[Nota di Rassegna Stampa: L’articolo è tratto da un sito internet non cattolico ma laico, pertanto il linguaggio adoperato è alquanto crudo; tuttavia lo abbiamo voluto proporre sia perché descrive molto bene e da una diversa prospettiva una realtà diffusa nella attuale società]
Mancano condivisione, complicità e sacrificio. Non a me ma alle coppie di oggi. Ci ho pensato a lungo e per diversi mesi ho stretto gli occhi per mettere a fuoco le coppie di oggi che ho incontrato lungo le strade di San Marino e Rimini: sono decisamente miope, e lo sguardo “a fessura” fa parte della maschera quotidiana, ottimo per celare l’indagine.
Niente pipa: quella si fuma davanti a Baker Street o in inverno quando hai il caminetto acceso e accompagni la dilatazione del tempo con una tazza di tè inglese – rigorosamente “Earl grey” della Ahmad Tea (dopo che lo hai provato, non lo abbandoni più) – o con un brandy. Sic et sempliciter, un camminare “slow” per provare a cogliere i frammenti della nuova società.
Oggi le coppie non figliano per pigrizia. Per compensare, “adottano” un cane che si trasforma (e viene trattato) come un pargolo. Coppie giovani, quindi di 30 anni. A salire con l’età è anche peggio. Coppie che convivono o che sono sposate di recente, quindi che vivono il miglior periodo della (r)esistenza: “mona” a disposizione quasi h 24 (cedo alla par condicio e concedo una quota rosa più o meno doverosa: “coa” a portata di mano in ogni angolo della casa e in ogni momento della giornata) e soprattutto (o è questo il freno?) la straordinaria possibilità di mettere al mondo una vita, provare a dargli un futuro, accompagnarlo lungo la strada che ti porta a diventare adulto.
Il problema vero si chiama tempo: 9 mesi al buio, e poi 30 anni di foraggio, con tutti i limiti alla libertà che una creaturina comporta, quindi addio o un freno agli aperitivi, alle partita a calcetto, alle uscite con gli amici.
La vocazione alla protezione appartiene al genere umano, quindi si sceglie una scorciatoia: adotto un animale, lo porto a bar prima di cena, se è cucciolo poi è sempre un’attrazione utile per fare nuove conoscenze e quando schiatta perlomeno non mi ha prosciugato il conto in banca.
Se proprio ha le palle girate, il cane abbaia. Gli dai due croccantini e smette di rompere il cazzo. Il bimbo invece piange, ti fa passare notti insonni, lo devi allattare, vestire (anche se a dire il vero si fanno acquisti anche per l’outfit del quattro zampe) e se ha la febbre non puoi andare al mare nei weekend d’estate.
Quando incontro le coppie che portano a spasso i cani penso a Elliott Erwitt, il fotografo. Con la differenza che quello che per lui poteva sembrare una bizzarra anomalia, oggi è diventata quotidianità.
Chiedo a una coppia di conoscenti che hanno un Carlino. “Come si chiama?”. “Roberto”. “No, il cane dico”. “Roberto. Ha anche un fratello che si chiama Carlo. Roberto ha già tre anni, sta diventando un ragazzo. A fine estate gli daremo un fratellino o una sorellina”. La coppia è sposata da poco, più o meno dal 2016. Lui ha 35 anni, lei 30. “Sai Ale, non hai idea di che amore ti diano i cani. La mattina ci sveglia, sale sul letto e si fa fare le coccole”.
“Pensavo a un fratellino fatto da voi (in certi momenti l’aplomb british che cerco di imitare scompare) non a un cane”. “Dì, ci pensi tu a pulirgli il culo, a cambiargli i pannolini, a tirare su lo ‘sbocco’, ad alzarti dal letto in piena notte perché ha mal di pancia? E poi in estate non possiamo andare a fare le ferie”. (Dialogo vero, lo giuro. Se non parola per parola, il concetto che è uscito è questo). Ma non finisce qui. “Metti che fai un figlio, e se poi cresce frocio? Non sai quante coppie si sono mollate perché il figlio è diventato omosessuale”.
Dico la verità: non ci avevo pensato. La risposta mi ha sorpreso. Anche perché è complicato ragionare in maniera preventiva: non sforno perché il piatto potrebbe avere una serie di tare sociali. Un alibi apparecchiato per cena: le singole libertà non vengono intaccate, il cane prima di acquistarlo lo vedo e se è sano e mi piace lo prendo. Con una creatura in pancia che non posso vedere è più difficile: e se poi mi scappa fuori la sorpresa?
Il consumismo bulimico e la necessità dell’hic et nunc hanno preso il sopravvento anche davanti alla magia del tempo: l’iper velocità e la connessione h 24 (nessuno ama più attendere: basti osservare gli occhi delle persone che fremono quando vedono su WhatsApp “sta scrivendo”) sono diventati la vita, e non c’è tempo per l’attesa.
Più curioso invece il mondo dei “figli (e delle figlie) della Luna”: vogliono procreare anche se biologicamente non possono. Non si ingravida attraverso il culo e nemmeno leccando patatine salate e quindi, con i limiti della natura, prendono altre strade. Utero in prestito (lo hanno fatto due ragazzi sposati che conosco: alla seconda inseminazione lei è rimasta incinta), uccello “express” (due ragazze oggi grandicelle: una, la più racchia, a inizio secolo, si è “sacrificata” per l’altra dopo aver scelto su un catalogo o online il “pro-fisico” giusto: una “botta” costata 10 mila euro ha ammesso). “Mi sono tarpata il naso e ho aspettato che facesse. Dopo che ha ‘sbiottato’ ho sperato solo di rimanere piena”. Non credo che abbia studiato a Cambridge…
L’idrante ha avuto uno stomaco di ferro. Soprattutto se poi ha conosciuto l’altra metà della coppia, discreto pezzo di figa anche oggi che è nella categoria “Milf”, gran culo sodo grazie a sedute spossanti in palestra, caviglie sottili, tette che sfidano la forza di gravità (silicone tits ma non eccessive) e pelle liscia come quella di una teenagers. Sempre pensato e detto che la passera fa bene… Qualcosa però non torna. A me, non a loro. Figliare è come fare un acquisto su Amazon: voglio la consegna in pochi giorni, pago con Paypal, fatica zero e aspetto il regalo.
Mi informo: AdnKronos ha ribattuto la notizia che “in Italia nel 2020-25 ci saranno 4.600 pediatri in meno” a causa dei pochi medici che scelgono questa specializzazione. Non si figlia più, meglio dedicare gli studi ad altre branchie della salute.
Ebay poi ha rimarcato che “cani, gatti e uccellini hanno ricevuto le attenzioni maggiori e per loro è stato davvero comprato di tutto, registrando in termini di vendita una crescita a doppia cifra. Il cane, amico dell’uomo per eccellenza, non poteva che attestarsi al primo posto in assoluto con un articolo venduto ogni 3 minuti (+30,5%)”.
Una fotografia che rispecchia le tendenze della nuova società. I cani hanno sostituito i figli e la genitorialità 4.0 è diventata antropomorfa: centauri, satiri, minotauri, tritoni e sirene. Animali trasformati, loro malgrado, in esseri umani. Mantenendo le fattezze naturali, si ritrovano a dover sostenere il peso di avere un padre e una madre non biologici.
Le scuole si riempiranno di animali e i figli, pochi e stranieri, verranno portati a spasso con la pettorina e la museruola. Al parco, al mare, in città. “Scusi, di che razza è questo strano animale che cammina su due zampe e che tiene per mano?”. “È mio figlio”. “Ha il pedigree? Lo alimentate a riso soffiato e carne macinata di prima qualità?”. “No, in realtà mangia come noi a tavola: piadina, strozzapreti, carnazza”. “Purino…”.
Ci sarà un motivo per cui – al momento – ho scelto la mononuclearità sociale?