Marco Invernizzi
Care amiche, cari amici,
“Omofobo” è l’insulto equivalente a “fascista” degli anni successivi al 1968. Allora veniva qualificato come fascista chiunque fosse contrario al comunismo. Fascista era chi preferiva la femminilità al femminismo. Fascista era chi riteneva che l’autorità avesse un ruolo importante nella vita privata e pubblica e non sfociasse necessariamente in autoritarismo repressivo. Fascista, insomma, era chi non fosse politicamente corretto e allineato. E una brutta conseguenza era che molti giovani diventavano fascisti senza sapere nulla del fascismo, ma solo per contestare la vulgata di moda, oppressiva e noiosa.
È capitato poche ore fa all’ex ministro Ignazio La Russa, che ha detto una cosa ovvia. Addirittura Ernesto Galli della Loggia, che spesso è politicamente corretto, ha denunciato l’anomalia che oggi chi dice cose normali viene attaccato come se fosse fuori dal mondo.
La situazione è grave perché il vero obiettivo della campagna mondiale contro l’omofobia e per l’ideologia del gender è cancellare nell’uomo l’idea che esista una natura sessuata da accogliere. E quindi negare che esista un artefice della natura, un Dio creatore a cui l’uomo dovrebbe affidarsi per il suo bene e per la sua felicità.
Tutti hanno paura di fronte a questa violenza che monta contro la normalità. Addirittura Silvio Berlusconi ha avuto paura di apparire omofobo.
Nella stessa Chiesa serpeggia la paura. Paura di scontrarsi con la violenza del mondo e paura per la presenza di una lobby omosessualista che opera anche dentro il corpo di Cristo. Già nel 1986 la Congregazione per la dottrina della fede denunciava chi all’interno della Chiesa operava perché quest’ultima modificasse la sua dottrina sul punto.
Se leggete il recente libro di Roberto Marchesini su Magistero e omosessualità (Sugarco) potrete vedere come la Sposa di Cristo abbia sempre fatto il suo dovere nello spiegare la bellezza del disegno di Dio sull’amore umano e la sessualità, in particolare con il grande Magistero sulla teologia del corpo di Giovanni Paolo II.
Spiegare, non solo condannare le ideologie trasgressive, come conviene in un’epoca in cui è saltato il senso comune e quindi la gente ha bisogno di riscoprire i fondamentali, che ha perduto o non ha mai ricevuto.
Come negli Anni Settanta fu il coraggio di pochi a permettere che si uscisse dal terrorismo e dalla violenza nelle scuole e nelle università, anche oggi bisogna fare altrettanto.
Innanzitutto bisogna conoscere il male che viene diffuso e farlo conoscere. Leggiamo e facciamo leggere il libro testimonianza sul mondo gay di Luca di Tolve (Piemme), per rendersi conto che questo mondo è il luogo dell’ipocrisia e della menzogna, dell’odio e della sopraffazione, che in esso non c’è nulla di gaio ma dominano la tristezza e la disperazione. Leggiamo anche e soprattutto il Magistero della Chiesa sul tema, ricco e splendido, pieno di luce.
In secondo luogo non bisogna cadere in alcune trappole. La prima è quella di far credere che nella Chiesa siano tutti omosessuali. Questo è quello che vogliono far credere i suoi nemici esasperando un dato certamente grave, ma che non va generalizzato. Intanto non bisogna dimenticare gli interventi drastici voluti dal Santo Padre per fare pulizia, con rimozioni e documenti canonici specifici.
I genitori devono diventare sempre più responsabili dell’educazione dei loro figli, verificare cosa viene loro trasmesso tanto nelle parrocchie quanto nella scuola e negli ambienti sportivi. In questo modo potranno anche verificare se ci sono ambiguità o pericoli nel senso dell’omosessualità. Ma non si lascino convincere dal luogo comune che il mondo laicista vuole fare credere e cioè che tutto sia marcio, semplicemente perché non è vero. Piuttosto verifichino la conformità al Magistero di quanto viene insegnato ai loro figli, anche in parrocchia.
In ultimo, una breve considerazione. Non ci salverà nessuno dalla barbarie che avanza se non Colei che ha schiacciato la testa del serpente. Preghiamola e diamoci da fare.