Joseph Nicolosi, Omosessualità maschile, un nuovo approccio, Sugarco Edizioni, Milano 2002;
Joseph Nicolosi, Linda Ames Nicolosi, Omosessualità: una guida per I genitori, Sugarco Edizioni, Milano 2003
Il sito del Narth, sul quale è disponibile materiale in italiano, è il seguente: http://www.narth.com.
Roberto Marchesini ha intervistato Joseph Nicolosi per i nostri lettori
L’omosessualità è un sintomo di un problema emotivo e rappresenta bisogni emotivi insoddisfatti dall’infanzia, specialmente nella relazione con il genitore dello stesso sesso. In altre parole: per il ragazzo che non ha avuto una connessione emotiva con il padre, e per la ragazza che non ha avuto attenzione emotiva da parte della madre, questo può indurli a sviluppare un sintomo di attrazione verso il proprio sesso, od omosessualità.
L’omosessualità è «normale»? E che cosa è «normale»?
Io non penso che l’omosessualità sia normale. La popolazione omosessuale è circa il 2%, 1,5-2%. Perciò statisticamente non è «normale» nel senso che è molto diffusa. Oltre a questo, non è nemmeno normale in termini di natural design (1). Quando parliamo di legge naturale, e della funzione del corpo umano, l’omosessualità non è normale. È un sintomo di qualche disordine. La normalità è ciò che adempie a una funzione in conformità al proprio design; questo è il concetto di legge naturale – e in questo senso l’omosessualità non può essere normale, perché l’anatomia di due uomini, i corpi di due uomini, o due donne, non sono compatibili.
Quali sono le cause dell’omosessualità? Ed esiste una causa genetica?
Come ho detto, le cause dell’omosessualità risalgono all’autopercezione del bambino o della bambina nella prima infanzia. Il ragazzo ha bisogno di un legame con suo padre per sviluppare la sua sostanziale identità maschile, la ragazza ha bisogno di un attaccamento emotivo o legame con sua madre per sviluppare la sua femminilità. È il senso di genere che determina l’orientamento sessuale; in altre parole, quando un ragazzo si sente sicuro della sua mascolinità, è naturalmente attratto dalle femmine.
E la stessa cosa è vera anche per le femmine: quando una giovane ragazza si sente sicura della sua identità femminile, sarà naturalmente attratta dai ragazzi. L’omosessuale è la persona che è carente o mancante nel senso di genere, e perciò cerca di rimediare, o cerca un rimedio attraverso altre persone. Questa spinta diventa sessualizzata, ecco perché essi manifestano il sintomo dell’omosessualità.
Si fa un gran parlare circa le cause genetiche [dell’omosessualità] e più o meno vent’anni fa negli Stati Uniti si parlava in continuazione di «gene gay», o di «cervello gay»… ma nessuno studio ha dimostrato questa cosa. Infatti gli attivisti gay negli Stati Uniti non parlano più così tanto di basi biologiche o genetiche, perché nessuno studio lo ha dimostrato e ha offerto un simile riscontro.
Sono molto più evidenti le cause familiari e ambientali, specialmente quella che noi chiamiamo la «classica relazione triadica» (2) costituita per il ragazzo da un padre distante, distaccato e critico, da una madre iper-coinvolta, intrusiva e talvolta dominante e da un ragazzo costituzionalmente sensibile, introspettivo e raffinato che è esposto a un rischio maggiore di sentirsi carente nell’identità sessuale. Noi vediamo questo schema continuamente.
Noi riconosciamo che in molte persone c’è una predisposizione costituzionale all’omosessualità, ma è cosa diversa da una pre-determinazione, o da una «causa» diretta. Cioè, il ragazzo può essere costituzionalmente incline all’omosessualità, nei termini della sua costituzione passiva o delicata, e nella sua difficoltà nel creare un legame con il padre e nel sentirsi fiducioso nei confronti del mondo maschile, ma è necessaria la «classica relazione triadica» ambientale per creare un problema omosessuale a un ragazzo con questa costituzione.
Qual è la differenza tra gay e «omosessuale»?
È essenziale fare questa importante distinzione tra gay e omosessuali. Gli attivisti gay vorrebbero che noi credessimo che tutti gli omosessuali sono gay. Infatti, persino la gerarchia della Chiesa cattolica crede che le persone omosessuali siano gay. Noi non crediamo che essi siano gay. La parola «gay» indica una identità socio-politica. Omosessuale, invece, è semplicemente una descrizione di un problema psicologico, di un orientamento sessuale. Le persone che vengono nella nostra clinica, che cercano un aiuto, hanno un problema omosessuale, ma rifiutano l’etichetta di gay. Non vogliono essere chiamati «gay» perché non si riconoscono in quella identità socio-politica e con lo stile di vita gay.
Il movimento gay è un movimento per i diritti umani?
Da un certo punto di vista lo è, è un movimento per i diritti umani, o per i diritti civili, perché tutte le persone, non importa quale sia il loro orientamento sessuale, devono godere dei loro diritti civili – comunque questo non significa che la società debba ridefinire il matrimonio; questo è un altro argomento e va oltre lo scopo di questa conversazione. Noi crediamo che molti attivisti gay hanno usato la questione dei diritti civili o delle libertà civili come un modo per opprimere persone che stanno cercando di cambiare, persone che stanno cercando di uscire dall’omosessualità. C’è una intera popolazione di individui che sono usciti o che stanno uscendo dall’omosessualità, e questo fatto è una minaccia per gli attivisti gay, e gli attivisti gay stanno tentando di sopprimere e far passare sotto silenzio questo punto di vista, questa popolazione.
I ricercatori dicono che gli omosessuali soffrono molto. La causa di questa sofferenza è l’o-mosessualità o l’omofobia sociale?
Noi crediamo che ci sia della sofferenza per le persone omosessualmente orientate nella società, perché la cultura gay è minoritaria in questa società e perché gli obiettivi sociali del movimento gay costituiscono una minaccia per il corpo sociale perché i gay vogliono ridefinire il matrimonio, la natura della genitorialità, e la norma sociale fondamentale circa il sesso e il genere, perciò la società ha resistito alla normalizzazione dell’omosessualità e alla visibilità dei gay.
E riconosciamo che questo sia difficile per le persone che si identificano come gay. Comunque, ciò di cui non si parla è il disordine intrinseco nella condizione omosessuale. Noi crediamo che l’omosessualità sia intrinsecamente disordinata (3), e contraria alla vera identità dell’individuo; e molti dei sintomi dei quali soffrono le persone gay e lesbiche non sono causati dall’omofobia sociale ma perché la condizione stessa è contraria alla loro vera natura: Moltissimi studi mostrano che gli omosessuali sono più infelici, depressi, predisposti a tentativi di suicidio, hanno relazioni povere, sono incapaci di sostenere relazioni a lungo termine, hanno comportamenti autolesionistici e disadattati.
Ma non si può semplicemente dire che tutto ciò sia causato dall’omofobia della società. In parte lo è; ma io credo che la maggior parte della sofferenza sia dovuta alla natura disordinata della stessa omosessualità – perché contrasta la nostra natura umana.
Il cambiamento è possibile?
II cambiamento è davvero possibile. Noi vediamo sempre più individui che vogliono farsi avanti pubblicamente e dare la loro testimonianza. Cinque anni fa sarebbe stato molto difficile trovare un ex omosessuale che volesse esporsi, ma fortunatamente oggi uomini e donne che erano dichiaratamente gay e lesbiche, che vivevano lo stile di vita gay, ora vogliono discutere apertamente del loro processo di cambiamento.
Molti di loro sono sposati con bambini, e gli era stato detto che non avevano altra scelta che essere gay, e che avevano un gene dell’omosessualità, e che dovevano imparare ad accettarlo, ma queste persone sono state capaci di andare a fondo nelle cause della loro attrazione verso il proprio sesso. E allora hanno scoperto che molte delle loro sofferenze erano dovute a cause emotive. E quando questi bisogni emotivi sono stati riconosciuti onestamente e soddisfatti in maniera sana, il loro desiderio omosessuale è diminuito.
Che cos ‘è la terapia riparativa?
La terapia riparativa è un particolare tipo di psicoterapia che è applicata agli individui che vogliono superare la loro attrazione omosessuale. È una terapia particolare che guarda alle origini e alle cause di questa condizione, che aiuta il cliente a comprendersi, insegnandogli a capire che cosa è successo nella sua infanzia, a capire gli eventi particolari che gli sono accaduti, specialmente nei termini delle relazioni con sua madre e suo padre, e ad andare oltre a tutto ciò… a sostenere il cliente nel creare quelle nuove relazioni che sono sane, che sono benefiche, e che compensano il vuoto emotivo che si è creato nel suo sviluppo. La terapia riparativa studia davvero a fondo le tecniche che sono più efficaci nel diminuire l’omosessualità di una persona e a sviluppare il suo potenziale etero-sessuale.
Quali sono le basi teoriche della terapia riparativa?
Fondamentalmente la terapia riparativa inizia, teoricamente, con la terapia psicodinamica, ossia quella che studia le forze inconsce che governano il comportamento delle persone. Dal punto di vista teorico noi crediamo che i bisogni emozionali non soddisfatti vengano espressi indirettamente sotto forma di sintomi, e nel caso dell’omosessualità come attrazione omosessuale; ma che l’omosessualità non riguardi davvero il sesso, quanto piuttosto il tentativo di acquistare soddisfazione emotiva e identificazione, completamento, attraverso il comportamento sessuale; tentativo che però non funziona, ed è questo il motivo per cui le persone vengono da noi.
Molti degli sviluppi teorici sono basati sulla teoria psicodinamica classica: noi usiamo molti concetti freudiani (come è noto, Freud [4] pensava che l’omosessualità fosse un disordine dello sviluppo, e che fosse una condizione che potesse essere soggetta a trattamento). Anche se lo stesso Freud fu un difensore dei diritti dei gay, credeva che il trattamento dovesse essere disponibile per quelli che volevano cambiare, e noi seguiamo la stessa linea di tradizione.
Noi usiamo anche molto della «teoria dell’attaccamento» di John Bowlby (5), di quella delle relazioni oggettuali (6) e della self-psychology (7), molto popolare negli Stati Uniti. Noi lavoriamo anche con la famiglia d’origine, aiutando il paziente a comprendere le sue relazioni con la famiglia, il suo ruolo nella famiglia, e come il posto da lui occupato nella struttura familiare lo ha condotto al fallimento nell’acquisizione del proprio genere.
Note
1) II termine design, difficilmente traducibile, può essere reso con scopo, progetto, modello. Si tratta del concetto tomista di «natura»; è l’essenza in relazione alla funzione o attività della cosa.
2) Cfr Irving Bieber e coli., Omosessualità, II Pensiero Scientifico Editore, Roma 1977.
3) Cfr «Occorre invece precisare che la particolare inclinazione della persona omosessuale, benché non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Per questo motivo l’inclinazione stessa dev’essere considerata come oggettivamente disordinata», Congregazione per la Dottrina della fede, Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, § 3,01/10/1986.
4) Sigmund Freud (1856-1939), il fonda-tore della psicoanalisi.
5) John Bowlby (1907-1990), psicoanalista e psichiatra infantile, sviluppò la «teoria dell’attaccamento» sul legame affettivo tra la madre e il bambino.
6) La «teoria delle relazioni oggettuali» riguarda lo studio delle relazioni tra il soggetto e persone esterne reali, immagini e residui di relazioni con esse e del significato dì esse per il funzionamento psichico. Tra i principali interpreti di questo approccio si ricordano Melarne Klein (1882-1960), William Ronald Dodds Fairnbairn (1889-1964) e Donald Woods Winnicott (1896-1971).
7) Elaborata, a partire dalla psicoanalisi freudiana, da Heinz Kohut (1913-1981). La self-psychology (o psicologia del sé) individua in una inadeguata relazione bambino-adulto lo sviluppo di un sé narcisistico.
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Sito consigliato:
NARTH National Assosciation for Research & Therapy of Homosexuality