Ci si deve dunque domandare se “l’aborto sicuro” sia davvero tale”. L’affermazione è di Gunta Lazdane, consigliere regionale europeo per la ricerca e la salute riproduttiva dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità).
Il Global Population Forum è stato promosso dal Population Institute e da Population 2005, un cartello che si batte per la salute riproduttiva (spesso una metafora che nasconde la scelta per l’aborto come metodo”in difesa della salute” e per la contraccezione). Tra i dirigenti di Population 2005 vi sono ex responsabili dell’UNFPA (il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione), oltre al sottosegretario generale dell’Onu, H. E. Anwarul Chowdhury.
L’ammissione della Lazdane indebolisce la più diffusa argomentazione a favore della legalizzazione globale dell’aborto. In molte parti del mondo, fra cui l’Italia, i sostenitori dell’aborto dichiarano spesso che solo l’aborto illegale è insicuro e attribuiscono le morti delle madri agli aborti non sicuri. In tal modo, gruppi proabortisti hanno chiesto ai loro governi di dichiarare legale l’aborto.
In base a questo ragionamento, anche l’Oms vorrebbe richiedere la legalizzazione dell’aborto a livello planetario, affermando che i governi “dovrebbero stabilire politiche e leggi sull’aborto nell’interesse della salute e del benessere delle donne e non su misure punitive e criminalizzatrici”. Ma se Lazdane non sbaglia e gli aborti legali sono anch’essi “non sicuri”, questi argomenti perdono decisamente la loro importanza.
Altri relatori presenti al Forum hanno espresso il tradizionale orientamento abortista e anti-cattolico. Alfonso Lopez Juarez, ad esempio, già capo dell’Associazione di pianificazione famigliare del Messico, ha definito la Chiesa cattolica e la destra religiosa come “fanatici”. Juarez ha inoltre aggiunto che “non c’è nulla di peccaminoso nel campo della sessualità se si evita la gravidanza o le malattie sessualmente trasmissibili”.