Claudio Risé
C’è un costo che pesa sulle nostre vite: se ne parla poco, ma richiederebbe un bel “taglio”. Si tratta del prezzo economico, sociale, sanitario, legale, del consumo di droghe illegali, a partire dalla più diffusa tra tutte loro: la cannabis (marijuana e hashish). Ce lo ricorda l’ultimo rapporto ONU sulla droga nel mondo, pubblicato in questi giorni.
Non è un caso tra l’altro che quegli Stati europei dove il consumo di droghe in certi casi ancora cresce (come la Grecia), o fatica a diminuire (come la Spagna) siano anche quelli dove la situazione economica è più grave. Tutte le ricerche sulla cannabis hanno infatti da tempo dimostrato che a venire intaccata dal consumo di queste sostanze è innanzitutto la capacità produttiva, che viene ridotta sia dall’indebolirsi delle motivazioni e della volontà, che dalla diminuzione di memoria e prontezza di riflessi.
In questo ultimo rapporto l’ONU si è impegnata a cercare di quantificare il più chiaramente possibile quanto pesi il consumo di droghe illegali sull’economia dei Paesi dove vengono smerciate.
Fedotov, direttore del Dipartimento della Nazioni Unite contro la droga e la criminalità, ricorda fin dall’introduzione gli alti costi prodotti da queste sostanze anche sul sistema sanitario dei vari Paesi.
Il consumo di droghe illegali, a cominciare dalla cannabis che rimane nella gran parte dei casi la sostanza di iniziazione, quella da cui si parte verso tutte le altre, richiede poi negli anni successivi interventi, cure, ospedalizzazioni per problemi psichiatrici, riabilitazioni, infezioni di HIV e epatiti, overdose.
Assumere queste sostanze è all’origine di un numero enorme di incidenti e malattie (dalle infertilità ai tumori al polmone, ad alcune forme degenerative), e delle relative spese per cercare di curarle. Secondo il rapporto, per fronteggiare i costi sanitari del consumo di droghe sarebbe necessario lo 0,4% del Prodotto lordo globale, qualcosa come 250 miliardi di dollari. Naturalmente i fondi finora spesi, per quanto elevatissimi, sono del tutto insufficienti, e ciò fa sì che solo una persona sulle cinque che ne avrebbero bisogno venga oggi effettivamente curata.
I costi complessivi sul sistema produttivo sono ancora più ampi. Gli Stati Uniti li considerano equivalenti allo 0,9% del PNL. Ad essi vanno aggiunti quelli delle conseguenze legali delle droghe (furti, truffe, attività criminali), che in Inghilterra sono considerati equivalenti all’1,6 del PNL.
Come si fa, però, a “tagliare” il consumo di droghe, e i suoi insostenibili costi? Il rapporto ONU ricorda che i dati finora disponibili mostrano che più facile è procurarsi la droga, più aumenta il consumo (come dimostra il mercato della cannabis). Al contrario, più alta è la consapevolezza del rischio, più il consumo diminuisce.
Per questo all’inizio del millennio l’Istituto Superiore di Sanità dichiarò che la cannabis “non è una droga leggera”, e genera psicosi. Poi, però, politica e media, hanno sostenuto il contrario. Adesso bisogna tagliare il costo della droga: è inutile e dannoso per tutti.