don Nicola Bux
Negli ultimi mesi è tornata alla ribalta, evocata pure da fonti insospettabili, la questione della musica liturgica quale abbellimento dei rito. Repetita iuvant la musica liturgica non è un orpello, ma parte integrante e sostanziale del rito e, pertanto, se la musica è buona ne deriva una buona liturgia, se è cattiva anche la liturgia ne soffre.
Essa non è come un vestito elegante, bensì è come l’epidermide e il derma di un organismo vivente, quale è la liturgia cattolica.Questo stabilisce la Costituzione liturgica quando afferma che il gregoriano è il canto proprio della liturgia romana e Giovanni Paolo II, richiamando il Magistero di san Pio X, ha indicato che anche le altre composizioni devono accostarsi al gregoriano nell’andamento, nell’ispirazione, nel sapore.
L’organismo Liturgia, musicalmente parlando, privato negli ultimi decenni della pelle (l’organo e la polifonia) e addirittura quasi scarnificato più in profondità con l’abolizione del gregoriano, da vivente qual era, oggi ne risulta molto compromesso in salute, tanto da richiedere la continua opera dei c.d. (ri)animatori liturgici.
Un tempo si parlava, invece, di servizio musicale, ma tale termine è certo apparso incompatibile con il progresso sociale del mondo contemporaneo, ove le colf hanno rimpiazzato le governanti, il cateing ha preso il posto della servitù, gli animatori hanno sostituito i musicisti.
Eppure in materia di liturgia non dovremmo ragionare sic et simpliciter come ragiona il mondo. Sul punto qualcuno obietta che il Magistero è cambiato e non si può più parlare di ancillarietà della musica rispetto alla liturgia, come ai tempi di san Pio X. Posto che il Magistero, per definizione, non può cambiare ma al massimo può evolvere, tale ragionamento è solo parzialmente corretto.
Recuperare quest’ordine nel servizio gioverà non poco alla retta celebrazione del culto: i preti smetteranno di essere creativi e questo servirà da esempio per i musicisti che oggi, se sono di alta estrazione, spesso si rinchiudono in torri d’avorio nutrite di un mero estetismo passatista e pago – ove sia presente – della professionalità tecnica, vissuta a livello di messianismo artistico (!), se, invece, sono di bassa estrazione, si limitano ad “improvvisare”, riempiendo la liturgia di ciò che capita sotto mano, che a volte è solo ciarpame. Servi sì, ma non sguatteri!