Vita Nuova 9 Febbraio 2018
Il contributo di Sigmund Freud con la sua concezione bisessuale dell’uomo
di Ermanno Pavesi (*)
Nelle discussioni sulle nuove teorie sulla sessualità e sulle sue applicazioni nei programmi scolastici raramente si ricorda il ruolo svolto dalle teorie del medico viennese Sigmund Freud (1856-1939), fondatore della psicoanalisi.
Per spiegare la tendenza sessuale di un individuo Freud distingue tre ordini di fattori: il sesso biologico, «l’impostazione maschile o femminile» — un concetto che presenta affinità con quello moderno di “ruolo di genere” —, e il tipo di scelta oggettuale, cioè l’orientamento sessuale.
Freud ammonisce di «allentare nei nostri pensieri il legame tra pulsione e oggetto», critica come semplicistiche teorie che fanno dipendere l’orientamento sessuale dal sesso biologico, e quindi l’esistenza di un finalismo degli istinti perché limita la scelta delle modalità per soddisfarli, e si dichiara convinto «di un’originaria bisessualità dell’individuo umano».
Per quanto riguarda, poi, l’origine delle varie tendenze sessuali, Freud le interpreta come interazione tra una determinata predisposizione e l’ambiente, e, da psicologo, sottolinea in particolare i rapporti interpersonali all’interno della famiglia.
La teoria della bisessualità
La teoria della bisessualità ha avuto un ruolo centrale nello sviluppo della psicoanalisi. L’ispirazione per questa teoria è venuta da Wilhelm Fliess (1858-1928), un otorinolaringoiatra tedesco che per anni è stato il più stretto interlocutore di Freud. Nel corso del tempo, Freud ha attribuito un’importanza sempre maggiore alla teoria della bisessualità: già in una lettera a Fliess del 1896 la considera indispensabile per comprendere nevrosi e perversioni, in una lettera del 1898 sostiene di non sottovalutarla assolutamente e di aspettarsi che avrebbe potuto fornire ogni tipo di chiarimento.
Successivamente, sosterrà che: «i legami di sentimenti libidici con persone dello stesso sesso hanno come fattori nella vita sessuale normale un’importanza non minore di quelli che si rivolgono al sesso opposto e una maggiore importanza come motivi di malattia».
Freud ha cercato di utilizzare la teoria della bisessualità per spiegare non solo determinate patologie ma anche la natura dell’uomo e il suo sviluppo psichico, partendo dal presupposto che le radici dell’attività psichica cosciente risiederebbero nell’inconscio. Proprio ni disturbi psichici, come fenomeni emergenti di disfunzioni nell’inconscio, ne mostrerebbero le dinamiche meglio dell’osservazione e dell’analisi dei fenomeni coscienti di individui normali.
Per esempio, per lo studio delle dinamiche pulsionali: «l’indagine psicoanalitica dei disturbi psichici rimane la fonte principale delle nostre conoscenze».
Freud era quindi convinto non solo della sua importanza per la spiegazione di fenomeni patologici, ma che la bisessualità sarebbe una caratteristica della natura umana: «Anche l’uomo è un organismo animale d’indubbia disposizione bisessuale. L’individuo corrisponde a una fusione di due metà simmetriche, di cui, secondo l’opinione di alcuni ricercatori, l’una è puramente maschile, l’altra femminile».
In ogni essere umano sarebbero presenti originariamente le due componenti maschile e femminile che, a seconda delle condizioni in cui l’individuo si sviluppa e vive, potrebbero manifestarsi in forme e combinazioni molto differenti.
A ogni modo non sarebbe possibile comprendere la psiche di un individuo senza tenere conto della componente opposta al suo sesso: «Da quando ho acquistato familiarità con l’idea della bisessualità, ritengo che questo fattore sia qui decisivo; senza tener conto della bisessualità, si potrà difficilmente giungere a comprendere le manifestazioni sessuali effettivamente osservabili nell’uomo e nella donna».
Il fondatore della psicoanalisi nega l’esistenza di una differenza qualitativa tra comportamenti che definisce normali da una parte e comportamenti anormali o patologici dall’altra. Per esempio, la stessa costituzione psichica presente in persone con forme estreme di omosessualità sarebbe presente, anche se solo in «intensità minore, nella costituzione di tipi di transizione e in individui manifestamente normali. Le differenze nei risultati possono essere di natura qualitativa: l’analisi indica che le differenze nelle condizioni sono soltanto quantitative».
In altri termini, proprio per la natura bisessuale dell’individuo umano, forme estreme di omosessualità ed eterosessualità rappresenterebbero unicamente i poli estremi di un ventaglio di possibilità intermedie.
La teoria dell’omosessualità latente
Se tutte le persone hanno una natura bisessuale, in quelle dichiaratamente eterosessuali la componente omosessuale sarebbe solamente repressa nell’inconscio ma non soppressa, si troverebbe allo stato latente, ma si potrebbe manifestare in forme molto differenti, a volte in forma sublimata a volte come disturbi psichici.
«Abbiamo tuttavia appreso che tutti gli esseri umani sono bisessuali in questo senso, giacché — in modo manifesto o latente — ripartiscono la loro libido su oggetti di entrambi i sessi. […] L’eterosessualità di un uomo non tollera omosessualità veruna, e viceversa. Se la prima è più forte, riesce a mantenere latente l’altra, tenendola lontana dal soddisfacimento reale; d’altra parte non esiste pericolo più grande per la funzione eterosessuale di un uomo del turbamento che può derivargli dalla sua latente omosessualità», Freud prosegue sostenendo che tale intolleranza dipende da una tendenza a cercare il conflitto dovuto «all’intervento di una componente di libera aggressività».
Il turbamento derivato dalla propria componente omosessuale e il rifiuto di accettarla sarebbero la causa psicologica della presunzione di considerare come normale unicamente un comportamento eterosessuale e del tentativo di giustificare razionalmente tale pretesa, una pretesa che viene considerata come dilatazione della paura della propria componente omosessuale all’omosessualità in genere, cioè come omofobia.
Lo sviluppo psichico
Ogni individuo si svilupperebbe a partire dalla sua disposizione bisessuale. Freud, per esempio, afferma che la psicoanalisi non si propone di descrivere che cosa sia la donna, «ma di indagare il modo in cui essa diventa tale, il modo in cui dalla bambina, che ha disposizione bisessuale, si sviluppa la donna». Lo stesso varrebbe per i maschi: «tutti gli individui maschili, in seguito alla loro disposizione bisessuale e all’incrociata trasmissione ereditaria, uniscono in sé caratteri virili e femminili, cosicché la pura virilità e femminilità rimangono costruzioni teoriche di incerto contenuto».
La natura bisessuale sarebbe presente in tutte le fasi della vita: «In tutti noi la libido oscilla normalmente, per tutta la vita, tra l’oggetto maschile e quello femminile» e starebbe alla base di comportamenti tanto normali — «Nella prospettiva psicoanalitica siamo abituati a concepire i sentimenti sociali come sublimazioni di atteggiamenti omosessuali nei confronti degli oggetti» — quanto patologici.
Come si è visto, per la psicoanalisi il modo con cui l’individuo si rapporta con la sua presunta natura bisessuale e soprattutto il mancato riconoscimento della componente omosessuale sarebbero la causa di disturbi psichici, per esempio, sentimenti omosessuali sarebbero importanti «come motivi di malattia», oppure non esisterebbe «pericolo più grande per la funzione eterosessuale di un uomo del turbamento che può derivargli dalla sua latente omosessualità».
Freud considera un significativo progresso nella politica educativa dello Stato francese la decisione di sostituire il catechismo con l’insegnamento dell’educazione civica, però precisa che «tale istruzione elementare è gravemente incompleta se non comprende anche la vita sessuale».
Freud auspica quindi che nei programmi della scuola elementare venga eliminata l’educazione religiosa e introdotta quella sessuale.
Tenendo conto della concezione psicoanalitica della bisessualità dell’essere umano, l’educazione sessuale dei bambini non potrebbe avere un orientamento eterosessuale ma, basandosi sulla concezione dell’individuo come essere bisessuale, dovrebbe essere aperta verso ogni forma di identità e di tendenze sessuali, anche per il fatto che per Freud «la pura virilità e femminilità rimangono costruzioni teoriche di incerto contenuto».
(*) Segretario generale della FIAMC, Federazione Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici