Considerazioni sull’islam / 6 – rubrica Vivaio

cristiani_islamAvvenire – rubrica Vivaio –

Giovedì 29 novembre 1990

 Vittorio Messori

Forse, una delle chiavi per capire anche il mistero dell’Islam è celata in alcuni versetti del capitolo 24 di Matteo. Innanzitutto, in quell’avvertimento “escatologico” di Gesti ai discepoli: «Guardate che nessuno vi inganni. Molti verranno nel mio nome dicendo: “Io sono il Cristo”, e trarranno molti in inganno. Sentirete poi parlare di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi: è necessario che tutto questo avvenga…». (21, 4 ss). Ora: Maometto si è davvero presentato ai suoi connazionali arabi come “Cristo”, come “Messia “, nel senso almeno di rivelatore atteso e annunciato dalle Scritture giudeo-cristiane, fino al punto di falsificare (come vedremo in altra puntata) il Vangelo stesso, per dimostrarci che la sua comparsa era predetta. E si è presentato “nel nome di Cristo”, nel senso che quella presunta predizione fu dal Corano attribuita a Gesù stesso. Così, «molti furono tratti in inganno».

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Considerazioni sull’islam / 4 – rubrica Vivaio

islam_ordaAvvenire – rubrica Vivaio – Domenica

25 novembre 1990

 Vittorio Messori

Saltata una settimana per qualche imprevisto problema di salute, eccoci qui di nuovo a continuare le nostre “ipotesi su Maometto”. E vorremmo continuare scendendo dai puri e semplici dati delia storia (molti ne abbiamo elencati nelle tre precedenti “puntate”) alla riflessione di fede su quei dati medesimi. Ponendoci dal punto di vista cristiano, perché l’Islam? Se davvero la storia è guidata dal Dio cristiano, è possibile intuire almeno un poco, anche qui, del Suo misterioso disegno? Pur «tra le ombre e gli enigmi, vedendo come in uno specchio», per dirla con san Paolo, che riflessione trarre dallo scandalo della straordinaria fortuna di una fede che proclama Gesù un semplice profeta, per giunta sorpassato?

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Considerazioni sull’islam / 7 – rubrica Vivaio

CoranoAvvenire – rubrica Vivaio –

Domenica 2 dicembre 1990

Vittorio Messori

«Il segreto per annoiare è dire tutto», ammoniva Voltaire. Il quale aveva torto in molte cose, ma ragione in questo. Rinuncerò, dunque, a utilizzare “tutto” ciò che sta nelle mie cartelle di appunti sull’Islam, limitandomi a qualche considerazione finale. Che, poi, finale non sarà: sul tema verrà certo modo di ritornare in qualcuna delle prossime puntate.

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Considerazioni sull’islam / 2 – rubrica Vivaio

islam_espansioneAvvenire – rubrica Vivaio –

13 novembre 1990

Vittorio Messori

Proseguiamo il discorso (iniziato domenica) sull’Islam, interrogandoci sul “mistero”, e lo “scandalo”, del passaggio alla nuova fede di Muhammad-Maometto di popoli già cristiani.

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Considerazioni sull’islam / 5 – rubrica Vivaio

Islam_dhimmiAvvenire – rubrica Vivaio –

Martedì 27 novembre 1990

 Vittorio Messori

Sembra certo che Maometto non abbia previsto la diffusione del suo messaggio al di là dell’Arabia e degli arabi. Furono probabilmente i suoi successori che, di fronte alle conquiste, si convertirono alla prospettiva dell’islamismo come religione universale. Ritoccando, a tal fine, quel Corano che Maometto non scrisse (pare fosse analfabeta) né scrissero i suoi discepoli limitandosi a qualche appunto preso su foglie di banano, pietre o addirittura ossa di cammello, “Corano” significa “recitazione orale”, nacque “a voce” e per essere imparato a memoria. Soltanto alcuni decenni dopo la morte del Profeta, i Califfi fecero fissare per scritto il testo tramandato. Non mancarono, così, gli “adattamenti”, tra i quali sembra anche quello di considerare diretto a tutti i popoli — e non solo all’arabo — quel messaggio, mantenendone però immutabile la lingua originale.

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Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica su alcuni spetti della meditazione cristiana (*)

CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
(15 ottobre 1989)

Introduzione

II.
La preghiera cristiana alla luce della Rivelazione

III.
Modi erronei di pregare

IV.
La via cristiana dell’unione con Dio

V.
Questioni di metodo
VI.

Metodi psicofisici-corporei

VII.
“Io sono la via”
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Sono uscito dalla Foibe

FoibeIl Giornale Martedì 10 settembre 1996

Parla l’unico superstite dei 16mila italiani fucilati dai noni in Istria. Sopravvisse perché cadde nell’acqua e non sulle rocce della fossa

Lino Pellegrini

Il tema foibe è tornato di stringente attualità. Ma, superando le voragini nostrane come il Bus de la Lum, Basovizza e Monrupino, trasferiamoci oltre confine, nell’attuale Slovenia. Là, fra il 1943 e il 1945, i nostri connazionali infornati da slavi titini furono circa sedicimila.

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Preferisco il Medio Evo

Regine Pernoud

Regine Pernoud

Il Candido nuovo 19 novembre 1981

 Intervista con Regine Pernoud

A cura di Giacomo Reverberi

Da tempo la storica francese Regine Pernoud combatte con i suoi scritti quelle interpretazioni induttive, manichee e demoniache che vorrebbero il Medio Evo come periodo di decadenza e di oscurantismo. Nei suoi testi sottolinea come questa epoca, al contrario, abbia avuto uno sviluppo intellettuale e artistico di alta qualità. Fra i suoi saggi ricordiamo Luce del Medio Evo pubblicato da Volpe.

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Un Concilio dallo stile «pastorale»

ConcilioAvvenire 10 novembre 1982

Prima di passare ad approfondire alcuni aspetti della riforma liturgica (che è stato lo schema che il Concilio ha approntato per primo) vogliamo ancora soffermarci sul discorso inaugurale di Giovanni XXIII, ed in particolare sul passo ove Papa Roncalli definì come «pastorale», o per essere esatti «prevalentemente pastorale» il «magistero» affidato al Vaticano II. Su questo termine si è scritto e discusso molto, si scrive e si discute anche oggi. E non mancano In proposito equivoci, come quello di coloro che assumono la «pastoralità» del Concilio per negargli ogni valore dottrinale. Abbiamo chiesto ad un «pastoralista», padre Domenico Grasso, gesuita, professore alla Pontificia Università Gregoriana, di chiarire i termini della questione.”

di Domenico Grasso

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Perché da noi non potrà più nascere un nuovo Verdi

kyengeil Giornale venerdì 14 luglio 2000

 Ida Magli

Allora è proprio vero. Ci hanno condannato a morte e vogliono che ci uccidiamo con le nostre stesse mani. È questo il significato del coro quasi unanime: più immigrati, sempre più immigrati, lavoro per gli immigrati, case per gli immigrati, cittadinanza per gli immigrati, voto per gli immigrati. Già altre volte su questo giornale abbiamo tentato di far comprendere ai detentori del potere che gli esseri umani non si sommano come le monete, e che perfino le monete si rifiutano di piegarsi a valori imposti, come è ben dimostrato dall’umiliante svalutazione dell’euro.

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