Pio IX la Chiesa e la rivoluzione (di Pietro Balan)

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«Incominciando a scrivere di Pio IX, della società e della rivoluzione in questi ultimi anni non mi nascondo la difficoltà e la delicatezza della impresa, Scrivere dei fatti contemporanei fu sempre arduo»

(…) «Io però mi sono proposto, non di evitare gli scogli che incontrerò certamente nel mio cammino; ma di non adulare nessuno, di non calunniare nessuno, di giudicare cose e persone come fossero di altro secolo e di altro paese del nostro; giusto per quanto potrò senza essere indulgente coll’errore o strisciante innanzi la fortuna, o acerbo cogli avversari».

«Per me il vizio felice o sventurato resta vizio sempre, la virtù vincitrice o calpesta rimane sempre virtù. Nulla spero da alcuno perché non mi lascio cortigiano di alcuno; nulla temo perché non cerco vendetta, né voglio sfogare rancori. Mi avverrà perciò di sentirmi accusare dagli uni come timido, dagli altri come iroso; non curerò cotali accuse, dacché convinto d’aver detto quanto mi parve vero, ho la coscienza tranquilla né il parteggiare di sette o di divisioni politiche mi fu mai di guida».

Elisabetta. Creatura di circostanza (di Hilaire Belloc)

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“Vi era stato un generale movimento di rivolta in Inghilterra contro la nuova liturgia, introdotta da Seymour e dalla sua banda di arpie. Una tale reazione era inevitabile poiché, per quanto potenti fossero gli interessi scesi in lizza e per quanto vasta fosse la loro azione in tutto il paese, quella gente non poteva pretendere di rovesciare le abitudini tradizionali di una intera popolazione senza provocare la resistenza.

Più tardi… giunse l’ora dell’attacco ai monasteri… la resistenza altrove era stata travolta con grande ferocia dagli interessati beneficiari della riforma… Ma su quella rivolta, le forze della corona, per quanto fossero disorganizzate, avevano acquistato una superiorità militare.

Tale superiorità non sarebbe stata acquistata senza il tradimento del Duca di Norfolk. Tuttavia venne acquistata, e quando la ribellione fu domata, le forze che avevano ottenuto la repressione godettero gli stessi effetti che si conseguono in una normale guerra dopo una vittoria sul campo.

Inoltre i ribelli sconfitti furono impiccati in grandissimo numero. Sarebbe stato molto difficile compiere un viaggio attraverso l’Inghilterra senza veder penzolare da qualche forca il disgraziato corpo di un uomo (o di una donna) che le autorità, e cioè la classe al potere, avevano condannato a morte per essersi opposti ai nuovi interessi della ricchezza dominante”.

Oliver Cromwell (di Hilaire Belloc)

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Presentazione con parole del Ven. prof. G. Toniolo: “Gli influssi sinistri delle dottrine razionalistiche del rinascimento e della riforma protestante avevano penetrato l’intima essenza della civiltà, pervertendo gli ordini politici e quelli etico-giuridici della società cristiana attraverso successivi stadi di degenerazione, segnati dalla rivoluzione inglese e da quella francese, figlie ambedue della rivoluzione germanica del secolo XVI, atteggiando il tipo dello Stato e della società a quello dell’antichità pagana. […]

Già Enrico VII, il primo dei Tudor, aveva inaugurato in Inghilterra il regno dell’arbitrio, fra l’apparente rispetto della forma costituzionale, convocando una sola volta negli ultimi sette anni del suo regno il parlamento. Ma Enrico VIII cominciò ad abituare i grandi corpi dello Stato alla servile approvazione d’ogni suo atto insipiente e violento.

L’accentramento raggiunge il fastigio con Elisabetta che, dopo aver dato forma organica alla Chiesa anglicana di Stato (“by law established”), raccoglie effettivamente nelle sue mani tutto il potere esecutivo, legislativo e giudiziario. Giacono I pronuncia “Io solo faccio la legge e il vangelo”. L’assolutismo di corte si tramuta in quello del parlamento sotto la repubblica (1649) e poi in quello personale militare sotto il protettorato di Cromwell (1653)…

(Ven. prof. G. Toniolo, in “Rivista internazionale di scienze sociali e discipline ausiliarie”, a. 1, Vol. I, 1893, fasc. I-II).

Marco d’Aviano. La vita

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Biografia di Padre Marco, al secolo Carlo Domenico Cristofori, nato ad Aviano (Pordenone) nel 1631 il cui nome torna ora alla dopo lungo tempo di ingiustificato oblio. Viene considerato uno dei personaggi più importanti del suo tempo, soprattutto in riferimento al suo ruolo determinante, come cappellano generale, nella vittoriosa battaglia di Vienna dell’11 settembre 1683, definita da qualche storico “la madre di tutte le battaglie” perché ha chiuso il discorso militare con i turchi, desiderosi di occupare l’Europa, decretando il loro irreversibile declino militare ed economico.

Recentemente, Giuseppe Baiocchi, giornalista della Rai, colpito della coincidenza dell’11 settembre, data della vittoria di Vienna del 1683 e data dell’attacco alle Torri gemelle del 2001, ha messo a frutto le sue conoscenze storiche e ha ricostruito le vicende di quella storica battaglia. Sulla base di tale ricostruzione, il regista Renzo Martinelli si è messo all’opera per realizzare una riproduzione cinematografica dell’evento e per sottolineare la sua straordinaria attualità. Marco credeva fermamente alla necessità di affermare l’identità culturale dell’Occidente di fronte alla sfida dell’Islam.

I Templari (di Règine Pernoud)

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I templari è mirabile opera di sintesi su un tema storico, quello relativo all’ordine del Tempio, fra i più controversi, ma, soprattutto, fonte comune delle fantasticherie non mai finite di ogni esoterismo, massonico e no.

Di vita breve — fondato all’inizio del secolo XII, viene soppresso all’inizio del secolo XIV—, l’ordine monastico-militare del Tempio lega il suo nome a san Bernardo e alle crociate, e rivela una dimensione inconsueta della vita spirituale del laicato cattolico.

La vita quotidiana secondo San Benedetto (di Léo Moulin)

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Piuttosto che impegnarmi nell’abbozzo di uno di quei grandi affreschi storici che stanno alla storia come le arie stanno all’opera, mi sembra più indicato affrontare il problema della civiltà monastica e del suo impatto sulla vita degli uomini di allora e di oggi, da un diverso punto di vista, sotto un altro aspetto, se non altro per evitare di ridire quello che è stato detto mille volte e più, e molto spesso in modo meraviglioso, di riscrivere quel che io stesso ho già scritto sull’argomento,  ripetere quel che tutti sanno, o credono di sapere, chi più, chi meno.

In effetti, sembrerebbe più interessante e, alla fin fine, più fecondo, domandarsi non se gli Ordini religiosi hanno avuto un ruolo nell’elaborazione della civiltà medievale dell’Occidente, che è un dato di fatto accettato da tutti (le divergenze d’opinione riguardano esclusivamente le dimensioni e la profondità di questo ruolo), ma piuttosto perché, per quali motivi, sotto l’azione di quali fattori puramente naturali, umani, storici, socio-culturali, spirituali, gli Ordini hanno giocato questo ruolo.

La svolta antropologica di Karl Rahner (di p. Cornelio Fabro)

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..quale messaggio di salvezza può annunziare al mondo una teologia la quale, sotto il pretesto razionalistico della demitizzazione, svuota della loro realtà storica gli eventi di salvezza, lascia in ombra – qualcuno li nega o li omette completamente – i misteri e dogmi fondamentali del cristianesimo per applicarsi unicamente alle strutture socio-politico-economiche dell’uomo, rifiutando il sacro del mistero della caduta e della redenzione dell’uomo?

Quale principio di rinnovamento può essere una teologia che secolarizza senza scrupoli la morale e, quasi vergognosa dell’ideale di purezza e povertà cristiane del Vangelo, irrompe anch’essa per un’esistenza all’insegna del piacere, del rifiuto del sacrificio, e per la celebrazione aperta del sesso: brevemente, per allinearsi alla lotta di classe a braccetto con il marxismo, per proclamare l’innocenza liberatrice degli istinti con la brutalità della psicanalisi più avanzata?

Che cosa deve o può fare il mondo di una teologia senza pudore, che disarma di fronte al male? che cosa può significare per la società consumistica, che sprofonda nella noia e nella ribellione dell’atto gratuito, una simile teologia che per salvare il mondo si abbevera al veleno che intossica il mondo?

Non è questa una teologia del disprezzo di Dio, dell’uomo e del mondo? una teologia senza amore e senza pudore, che farnetica, come ammonisce lo stesso Vincenzo di Lerines, dietro le profanae vocum novitates

La rivolta protestante (di Léon Cristiani)

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Chi oggi parla di “protestantizzazione” della Chiesa cattolica, intende in genere con questa espressione un mutamento nella concezione di fondo della Chiesa, un’altra visione del rapporto fra Chiesa e vangelo.

Il pericolo di una tale trasformazione sussiste realmente; non è solo uno spauracchio agitato in qualche ambiente integrista. […] Il protestantesimo è nato all’inizio dell’epoca moderna ed è pertanto molto più apparentato che non il cattolicesimo con le idee-forza che hanno dato origine al mondo moderno.

La sua attuale configurazione l’ha trovata in gran parte proprio nell’incontro con le grandi correnti filosofiche del XIX secolo. E’ la sua chance ed insieme la sua fragilità questo suo essere molto aperto al pensiero moderno” (Card. J. Ratzinger, Rapporto sulla Fede, cap. XI, ed. Paoline 2005).

La Pira e la via cattolica al comunismo (di Lo svizzero)

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Tra i “volontari” cattolici al servizio dei comunisti, ci sono nomi abbastanza noti nell’Italia del dopoguerra, in omaggio appunto alla tattica della “mano tesa” ai cattolici.

Grazie a questa “copertura”, la trappola della “mano tesa” è scattata dopo tanti anni di paziente attesa, di richiami, di allettamenti; e s’è rinchiusa con forza anche addosso ai “volontari” del cedimento che dai ranghi della Democrazia Cristiana hanno svolto un utile ruolo di “ascari” di quel mellifluo tipo curiale che è Palmiro Togliatti.

Parliamo proprio di La Pira e di tutta la congerie di “preti progressisti” alla Don Milani o alla Padre Balducci, che tengono i piedi su due staffe nella presunzione di poter servire due padroni, Dio e Mammona. Costoro, da anni, hanno prestato orecchio ai veni meco comunisti, né hanno scoraggiato la tattica di avvicinamento del PCI, anzi. È stato proprio il loro atteggiamento, la loro superficiale difesa, la predisposizione al cedimento, che ha incoraggiato gli sforzi di Togliatti, trasformando i semplici richiami del 1944 o del 1954, in documenti ufficiali che recano date assai più recenti.

Europe and the Faith. L’anima cattolica dell’Europa (di Hilaire Belloc)

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Belloc nei suoi libri lascia percepire un pensiero maturato in lunghi e seri studi anche attraverso il brillante paradosso di cui il lettore moderno ama tanto le scosse violente.

Le sue concezioni fondamentali si trovano fuse in una sintesi armoniosa e robusta in questa “Europe and Faith“, in cui si può percepire il motivo tutto moderno che suggerisce questa apologia del cattolicesimo: la difesa della personalità umana quasi soffocata dalle istituzioni sociali moderne, annullata dalle concezioni totalitarie che s’affermano e nella filosofia e nella politica.

Il cattolicesimo è dunque qui richiamato come garanzia di libertà nell’ordine