Da qualche tempo è vivo nella Chiesa il dibattito su un particolare aspetto del Concilio Vaticano II: se esso sia in continuità o in rottura con il Magistero precedente. Particolarmente interessati alla diatrìba da una parte i progressisti che, al seguito della “Scuola di Bologna”, predicano la discontinuità affermando che sia una benedizione per la Chiesa e per il suo auspicato rinnovamento, dall’altra gli ultra tradizionalisti che, con varie sfumature ma sempre affermando una supposta discontinuità, se ne dolgono rifiutando questo “nuovo corso”.
A questi due aspetti del “discontinuismo” hanno reiteratamente risposto chiaramente i pontefici, dal venerabile Paolo VI in poi, proponendo sempre una interpretazione dei documenti conciliari e degli atti magisteriali in perfetta continuità con tutto l’insegnamento precedente. Una parola decisiva l’ha poi detta il Papa Emerito Benedetto XVI coniando le espressioni “ermeneutica della riforma nella continuità” ed “ermeneutica della discontinuità e della rottura”, causa quest’ultima di confusione nella Chiesa.
Alleanza Cattolica, da sempre eco fedele del Magistero, ancora una volta ribadisce la sua fedeltà contro ogni tentazione anticonciliarista e discontinuista proponendo questo articolo di Massimo Introvigne uscito oggi sul quotidiano “il Foglio” con il titolo “Capisco il disagio, ma nella Chiesa o si cammina con il Papa o si va verso lo scisma“. Va precisato che non si intende sostenere che è a rischio di scisma il disagio nei confronti di Papa Francesco ma l’atteggiamento di chi, per arruolare truppe, usa questo disagio per promuovere una contestazione anticonciliarista che si era già manifestata nei confronti del beato Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, degenerando in riduzionismo sul Magistero in genere.
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