Studi Cattolici n. 615 Maggio 2012
In occasione del trecentesimo anniversario della nascita di Jean-Jacques Rousseau (qui a lato, nel celebre ritratto di Maurice Quentin de la Tour), il prof. Gianfranco Morrà, sociologo del sapere, ne rilegge il pensiero rispetto alle tendenze della nostra società, ch’egli ha prevista e preparata soprattutto nel suo nichilismo e narcisismo di fondo. Infatti, è stato il padre del «risentimento» dell’uomo moderno; il suo progetto utopistico di risanare la società con il totalitarismo lo ha reso precursore dello Stato etico di Gentile e dell’opzione ateistica di Marx (Dio è solo un’aspirazione sentimentale), di una visione in cui religione, moralità ed educazione sono ridotte all’ideologia politica e sono finalizzate a formare cittadini fedeli, condizionandoli e modificandoli nell’intimo, perché «nessuna soggezione è così perfetta come quella che conserva l’apparenza della libertà. Egli deve fare soltanto ciò che vuole, ma deve volere ciò che voi volete che faccia» (Emilia, II, in O 419). Secondo alcuni fu un anarchico, secondo altri un totalitario. Forse, conclude Morrà, unì in sé entrambi gli aspetti per lasciarli in eredità al mondo attuale, nel quale tutto è sociale e insieme tutto è frammento e incomunicabilità.
di Gianfranco Morra
Continua a leggere