Studi Cattolici n.605 luglio-agosto 2011
di Francesca Pannuti
Non a caso il panteismo è stato condannato a più riprese dalla Chiesa, a partire da san Leone I nel 447 (Ep. Quam laudabiliter, DS, 283-286); poi nel Concilio di Sens del 1140, in cui vengono respinte alcune proposizioni di Abelardo (DS, n. 722); nel 1329, allorché vengono riprovati gli errori di Meister Eckhart (DS, n. 977) [1], e ancora, ampiamente, nel Sillabo, nel 1864 (DS, 2901), nel Concilio Vaticano I, 1870 (DS, 3023) e nell’enciclica Pascendi Dominici gregis di san Pio X nel 1907 (DS, 3475-3486), fino al Magistero recente di Benedetto XVI nella Caritas in veriate (n. 48), e nel Messaggio per la 43° Giornata mondiale per la pace, il 1° gennaio 2010. Perché la Chiesa si occupa di tale impostazione filosofica con tanta insistenza?
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