
Rassegna Stampa, a suo tempo, ha preso le parti dell’allora Casa delle Libertà non perche’ nutrisse una particolare simpatia per il cavalier Berlusconi ma perchè proponeva un programma più compatibile con la Dottrina sociale della Chiesa. Si riconosceva inoltre a Berlusconi il merito di aver formato, superando molte difficoltà, un fronte unito che aveva consentito la sconfitta delle sinistre. Operazione paragonata da qualche commentatore al successo delle elezioni del ’48.
Adesso che i nemici del Cavaliere – e, ne prendiamo atto, anche della democrazia – hanno quasi raggiunto l’obiettivo di disarcionarlo con una “spallata” dalla guida del Paese, proponiamo questa riflessione, convinti come siamo che se Berlusconi e la sua coalizione non sono il massimo per questo povero Paese lo sono ancor di meno coloro che – e’ bene ricordarlo – essendo pronti a prendere il potere dopo il golpe bianco attuato da una parte della magistratura con Tangentopoli, hanno in questi anni costantemente e reiteratamente cercato di sovvertire con ogni mezzo il responso delle urne. Compresi gli avvisi di garanzia e, ultimamente, il gossip sessuale.
Riteniamo di dover essere riconoscenti al Cavaliere per l’argine che ha eretto contro lo strapotere delle sinistre e per non aver affossato i principi “non negoziabili” enunciati dal Santo Padre e dalla Chiesa (per tutti, ricordiamo la vicenda “Englaro”).
La fine dell’era Berlusconi segnerebbe quasi certamente un’inversione di tendenza.
di Aldo Ciappi