Avvenire, 25 ottobre 2007
Oltre un migliaio di discendenti di nostri connazionali, partiti nell’Ottocento dalla Puglia verso il Mar Nero, nel 1942 furono deportati da Stalin in Kazakistan come spie. Almeno 500 morirono già durante il viaggio. Un libro ne racconta per la prima volta la tragedia sconosciuta.
Solo uno su dieci è rientrato a Kerc, dove c’è una comunità «italiana» di 350 membri. Vivono da poveri e vorrebbero la nostra cittadinanza, ma non possono dimostrare le loro origini perché i sovietici hanno distrutto ogni documento. Tornare in patria? Sì, ma solo come badanti
di Roberto Beretta
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