Tratto dal
Corriere della Sera del 24 maggio 2006
Il Codice da Vinci non è solo un film desolante. Non è solo una rimessa in gioco puerile – il Cristo e sua moglie hanno una figlia – del testo delle Scritture. È qualcosa di più, e di peggio, della truffa intellettuale denunciata qui e là da giornalisti che si sono presi la briga di sbrogliare, nel guazzabuglio di quelli che ci sono presentati come «i fatti», la parte di documento e quella di fantasia. È un film che, puntando senza dirlo su alcuni fra i temi più ambigui dell’immaginario politico contemporaneo, flirta anche con il peggio.
di Bernard-Henri Lévy
(traduzione di Daniela Maggioni)
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