di Paolo Guzzanti
L’uomo che avevo di fronte a me il 2 maggio scorso si chiamava Andrej Brzeski. Un forte accento polacco dal suo americano forbito da storico dell’Università di California. Sono andato ad incontrarlo assieme ad altri storici che verranno a Roma per il primo congresso sulla fine del comunismo, a dieci anni dalla caduta del Muro di Berlino e mi trovavo in presenza di un uomo mite. Mite ma allo stesso tempo duro.