
A Mosca, nel reliquiario del comunismo: manoscritti, poltrone, bombe vietcong
Armando Torno
Lug 30
A Mosca, nel reliquiario del comunismo: manoscritti, poltrone, bombe vietcong
Armando Torno
Lug 29
[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32]
Lug 29
L’Urss e i movimenti giovanili europei
di Fulvio Scaglione
Lui la chiama “la guerra fredda dei piccoli”. Eppure non meno inquietante è la storia che Joel Kotek, docente dell’Università libera di Bruxelles. Ha raccontato in La jeune garde (“La giovane guardia”, titolo che replica quello di un romanzo di Aleksandr Fadeev, dedicato appunto alle vicende di un gruppo di giovanissimi partigiani sovietici), sottotitolo: “I giovani tra Kgb e Cia , 1917-1989” (edizioni Seuil). Vicende che Kotek conosce bene per averle studiate, con ricerche in archivi russi, americani, inglesi e francesi e decine di interviste, e per averle anche vissute, almeno negli anni Ottanta, quale presidente degli Studenti ebrei d’Europa. Continua a leggere
Lug 29
Oltre 200.000.000 di vittime. Questo il tragico bilancio del Comunismo realizzato. L’ ateismo marxista ha combattuto Dio e ucciso l’ uomo.
di Eugenio Corti
Lug 29
di Max Bruschi
L’idea della possibile costituzione di una società perfetta accompagna il pensiero politico occidentale sin dalla sua formazione. Dalla Repubblica di Platone, passando attraverso alcune eresie medioevali, l’Utopia di Thomas More e le elaborazioni degli illuministi settecenteschi, arriva dritta dritta nelle mani di Karl Marx e Friedrich Engels. Dove assume, sulla scia dell’idealismo hegeliano spruzzato di darwinismo, addirittura il crisma scientifico dell’ineluttabilità.
Lug 29
Alexander Solgenitzin
Il Giornale della Toscana 25 ottobre 2003
di Pucci Cipriani
Lug 29
di Irina Sirotinskaja
Varlam Tichonovic Shalamov è una di quelle rare persone – ancora più rare tra gli scrittori – nelle quali le virtù della responsabilità e moralità non hanno carattere declaratorio ma attivo. Egli riteneva che la responsabilità dello scrittore consistesse precisamente nella verità artistica della propria opera. Diceva spesso: «Lo scrittore è giudice del tempo». Un giudice però che non pronunciava la propria parola da una tribuna (come si sono deprezzate, oggi giorno, le parole!). Lo scrittore fa passare il vissuto per la propria anima, il cuore, l’intelletto, attraverso tutto se stesso – la memoria dell’anima e la memoria del corpo, come in un crogiolo dal quale, nel fuoco del talento, scaturisce una parola di verità. Parole di verità-memoria, verità-realtà, verità-giustizia.Adesso mi occupo dei testi di Shalamov, ma prima c’è stata la nostra conoscenza, e amicizia, che è durata 16 anni.
Lug 29
Le ammissioni strappate con la tortura, le esecuzioni senza processo, i trasferimenti che portavano solo alla morte. Ecco i rapporti ufficiali e segreti degli agenti sovietici
Lug 29
Prendiamo un uomo giovane, intelligente, colto e attratto dalle grandi utopie. Facciamone un comunista convinto, anzi di più, un agente segreto del Komintern, un inviato speciale in tutto il mondo del potere sovietico. Diamogli un nome: Jacques Rossi, francese di nascita, poi emigrato con la madre a Varsavia e più tardi iscritto al partito polacco.
Fissiamo una data, il 1937, quella delle grandi purghe staliniane, e spediamo in quell’anno il nostro eroe, dopo un processo sommario istruito sulla base di false accuse, a fare la conoscenza dei gulag, i campi di concentramento sovietici. Lasciamolo a marcire là per vent’anni (più altri quattro di residenza coatta) in modo che sperimenti gelo e percosse, fame e minacce, torture e celle d’isolamento. E adesso consentiamogli, per un caso fortunato, di uscire vivo dall’inferno: ovvio che si presenterà a noi un personaggio del tutto diverso dall’inizio, fisicamente ridotto a una larva però mentalmente una specie di eroe.
Lug 29
Di Angelo Crespi
Olga ha un bel profilo. I capelli lisci raccolti sulla nuca in uno chignon le incorniciano il viso. La fronte spaziosa, il naso ben disegnato, le labbra carnose serrate. Gli occhi guardano in lontananza. Olga Adamova-Sliozberg così appare in una fotografia degli anni Trenta. È una bella donna: una famiglia agiata, un marito, due piccoli figli, un lavoro appagante. Insomma, un futuro di gioia. Nessuna incertezza, nessun dubbio deturpa quel ritratto. Ancora non presagisce che presto dovrà iniziare il suo cammino. Anzi, Moj put’, il mio cammino, una parola, put’, che in russo spesso è associata a un’idea di “strada segnata” di “destino”.