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Espresso on line
Più che il dialogo con gli ebrei, il Vaticano vede in pericolo la fede nella storicità dei Vangeli. E teme il ritorno di un’antica eresia, che eliminava dalla Bibbia le pagine politicamente scorrette
di Sandro Magister
ROMA – C’è una questione ebraica aperta dal film di Mel Gibson “The Passion of the Christ”, in visione già in mezzo mondo: nelle due Americhe, in Polonia, paese natale di Giovanni Paolo II, e dal 7 aprile, mercoledì santo, in Italia e a Roma. Ma c’è anche una questione cattolica, tutta interna alla Chiesa. Così cattolica che il predicatore ufficiale della casa pontificia, il francescano Raniero Cantalamessa, ha dedicato ad essa l’intera sua prima predica di quaresima al papa e agli altri capi di curia, venerdì 12 marzo, nella cappella vaticana “Redemptoris Mater”. E sia l’una che l’altra questione sono tanto più serie quanto più toccano non il film – discutibile come ogni creazione cinematografica e artistica – ma il suo soggetto: i quattro Vangeli nel loro nucleo più antico e centrale, i racconti della passione.
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