L’islam radicale in Italia

Abstract: l’islam radicale in Italia in una inquietante mappa tracciata dal giornalista egiziano Magdi Allam che in un libro  ha  descritto come si sia costituita nella nostra Penisola una rete che fa capo alle grandi centrali del fondamentalismo internazionale. Una presenza ingombrante, quest’ultima che preclude lo sviluppo di un islam non fondamentalista. Come scrive Allam, «nessuno nasconde più né smentisce il fatto che in Italia risiedano centinaia, forse migliaia, di mujahidin addestrati alle armi in Bosnia, Afghanistan e in altre terre di jihad» (p. 159),

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La retorica dei fratelli che sbagliano

da Il Giornale del 20 novembre 2003

Solo se rinunceranno alla retorica dei “fratelli che sbagliano” – purtroppo così presente in questi giorni – voci islamiche che prendono a modello la shari’a e la tradizione dell’islam politico, ma che cercano di pensarla in un modo relativamente nuovo, e non violento, potranno essere prese sul serio.

di Massimo Introvigne

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Sinistre europee islamizzate

Tempi Numero: 50 – 11 Dicembre 2003

Tenete d’occhio Le Monde Diplomatique: è l’ultimo giornale comunista rimasto in Francia ed è quello sulle cui pagine si cercherà di elaborare le basi ideologiche dell’alleanza fra musulmani radicali ed altermondialistes».

di Rodolfo Casadei

Avevamo visto sfilare insieme neo-comunisti e neo-fascisti al tempo dell’intervento Nato in Kosovo; nei giorni più caldi della seconda Intifada e nei mesi che hanno preceduto la guerra americana all’Irak esponenti dell’islam radicale e dell’estrema sinistra hanno gridato gli stessi slogan contro Sharon e contro Bush partecipando alle stesse manifestazioni.

Ma neo-fascisti, No global e fondamentalisti islamici tutti insieme appassionatamente, no, non li avevamo ancora ammirati.

La lacuna sarà colmata il 13 dicembre (appuntatevi la data, perché entrerà nella storia) quando schiere di comunisti di Rifondazione Comunista (a Milano Umberto Gay), del Pdci e di Slai Cobas (Mara Malavenda), intellettuali di estrema destra del genere classico come Franco Cardini e del genere socialista-nazionale come Costanzo Preve, preti No global come don Andrea Gallo e filo-Baath come padre Jean Benjamin, attivisti di Emergency come Pierangelo Buvino e dirigenti dell’islam fondamentalista italiano come Hamza Roberto Piccardo daranno vita a Roma alla manifestazione anti-imperialista “Con il popolo iracheno che resiste”.

Nell’omonimo appello firmato da centinaia di personaggi noti e di persone qualunque troviamo egregi pensieri distillati da forti teste. Dell’autorità americana occupante si dice che «reprime con metodi dittatoriali e crudeli ogni manifestazione di malcontento. Chiunque osi sfidare le sue decisioni, viene catturato, arrestato e chiuso in campi di concentramento».

La “resistenza” irakena viene definita «legittima, non solo sul piano morale, ma anche su quello politico» e provvista di «un’importanza storica», perché «la sconfitta degli occupanti angloamericani sarebbe una vittoria per tutti coloro che nel mondo lottano per la democrazia, l’autodeterminazione e la libertà dei popoli che non vogliono essere sottoposti al giogo imperiale».

I militari italiani in Irak vengono definiti «truppe» mandate «a dar manforte agli occupanti». E di essi si chiede il «ritiro immediato».

L’11 settembre? Un reichstag americano

Sembra impossibile, ma queste idiozie, intorno alle quali si è realizzata la grande convergenza rosso-verde-nera, portano la firma di una sfilza di intellettuali e docenti universitari: oltre al medievalista Franco Cardini, l’africanista dell’università di Teramo Claudio Moffa (già collaboratore de Il Manifesto), Angelo Del Boca storico del colonialismo italiano, Eleonora Cavallini vicepreside della facoltà di conservazione dei beni culturali a Bologna e un’altra decina delle università di Genova, Firenze, Siena, Napoli, Calabria.

Eppure il livello è decisamente basso: basti pensare alla firma di Ahmad Tailakh, animatore di www.arabcomint.com. Si tratta di un sito Internet interamente dedicato alla lotta palestinese e alla “resistenza” irakena, ma contiene anche un link dal titolo “11 settembre: il Reichstag americano” che rimanda ad un articolo di Fulvio Grimaldi dove si spiega che gli americani gli attentati dell’11 settembre se li sono fatti da soli per dare la colpa agli arabi, così come i nazisti avevano incendiato il Reichstag per dare la colpa ai comunisti. Tailakh è pure co-autore di un libro di poesie sulla resistenza palestinese in vendita sul sito Internet di Orion Libri, una distributrice neo-fascista.

Nella stessa pagina web appaiono il libro Medico ad Auschwitz: anatomia di un falso e un cd di musica rock di un gruppo naziskin.

Ma la firma musulmana che fa la differenza è indubbiamente quella di Hamza Roberto Piccardo, un tempo militante di Autonomia Operaia e oggi segretario dell’Ucoii, Unione delle comunità ed organizzazioni islamiche in Italia, ovvero la centrale italiana dei Fratelli Musulmani egiziani, l’organizzazione capostipite del fondamentalismo islamico sunnita.

I Fratelli Musulmani sono nati nel 1928 come movimento politico-religioso “in sostituzione” della figura del califfo, abolita da Ataturk nel 1924. In politica, da sempre il loro motto è «la nostra Costituzione è il Corano», il che prevede l’instaurazione di uno Stato islamico che darebbe applicazione alla sharia, cioè tradurrebbe in diritto civile e penale i precetti coranici. L’Italia non è l’unico paese europeo in cui integralismo islamico ed estrema sinistra vanno intrecciando un’alleanza strategica. Casi clamorosi si stanno verificando in Francia ed in Gran Bretagna

A Londra Livingston votato da Hamas

Nel Regno Unito la convergenza fra estremisti musulmani ed estremisti di sinistra è già sul punto di trasformarsi in alleanza politica ed elettorale. 

Il colpo di fulmine si è prodotto durante le manifestazioni contro l’intervento anglo-americano in Irak organizzate congiuntamente dalla Stop the War Coalition, la cui leadership è stata egemonizzata dagli esponenti del Socialist Workers’ Party e della Socialist Alliance (trotzkisti ed estrema sinistra sindacale) di cui esso è parte, e dalla Muslim Association of Britain (Mab), la più radicale delle organizzazioni islamiche britanniche.

All’alleanza stanno lavorando in particolare George Galloway, il deputato espulso dal partito laburista dopo la scoperta di una sua lettera che chiedeva aiuti finanziari a Saddam Hussein per pagare i costi delle campagne pacifiste, Salma Yaqoob, la più attiva dirigente musulmana della Stop the War Coalition, il sindaco di Londra Ken Livingston, esponente dell’ala marxista del partito laburista, Azzam Tamimi, portavoce del Mab.

L’obiettivo di tutti costoro è «riunire tutti coloro che vogliono portare la sfida più vera a Blair nelle elezioni europee e locali nel giugno 2004».

A questo proposito, il Mab ha già annunciato il voto dei suoi numerosi affiliati per la rielezione di Ken Livingston, il quale ha ricambiato partecipando alla cena di gala per la fine del Ramadan organizzata dallo stesso Mab.

Ken Livingston

La lista delle personalità islamiche a cui l’organizzazione si ispira comprende Hassan al Banna, il fondatore dei Fratelli Musulmani, e lo sceicco Ahmed Yassin, il leader di Hamas palestinese che ha per programma la distruzione dello Stato d’Israele e incoraggia a questo scopo gli attentati suicidi contro obiettivi civili.

Recentemente il Mab ha vibratamente protestato per le dichiarazioni del ministro degli Interni David Blunkett che definivano «una minaccia reale alla vita ed alla libertà del nostro paese» Sajid Badat, l’anglo-pakistano di Gloucester arrestato in base alla legge antiterrorismo.

Pochi giorni dopo il giovane è stato accusato di essere un complice di Richard Reid, che aveva tentato nel dicembre 2001 di far saltare in aria un aereo con una piccola quantità di esplosivo.

Questi dettagli non sembrano turbare la Socialist Alliance, che per giustificare l’alleanza coi musulmani pubblica sulla Socialist Review un articolo storico sul successo delle politiche filo-islamiche dei bolscevichi nella fase leninista della Rivoluzione di Ottobre per convincere i musulmani delle regioni del Caucaso a partecipare alla lotta anti-zarista.

Ramadan, una vedette a Parigi

La presunzione dei marxisti britannici non è un caso a sé all’interno della sinistra europea, come dimostra la vicenda del controverso teologo islamico di passaporto svizzero Tarik Ramadan, ospite d’onore del Forum sociale europeo di Parigi nel novembre scorso.

Ramadan si presenta come un riformista impegnato a dimostrare che l’islam integrale, quello dei Fratelli Musulmani (egli è nientemeno che il nipote di Hassan al Banna, ed è diventato svizzero a seguito dell’espulsione dall’Egitto della sua famiglia al tempo del presidente Nasser), è del tutto compatibile con la laicità dello Stato alla francese e con la lotta dei No global (che in Francia si fan chiamare altermondialistes) contro l’ordine capitalista globale.

Gli hanno dato credito e hanno voluto che diventasse la vedette del più importante appuntamento no global continentale José Bové (che lo ha platealmente abbracciato quando è salito alla tribuna), Olivier Besancenot e Daniel Bensaid, leader della Lega comunista rivoluzionaria (Lcr, trotzkisti), i Verdi di Noël Mamère, Antoine Gresh caporedattore di Le Monde Diplomatique, organo ufficioso degli altermondialistes, che con Ramadan ha pure pubblicato un libro a due voci sull’islam nel mondo moderno tradotto anche in italiano: Intervista sull’islam, edizioni Dedalo 2002.

Eppure il riformismo dell’astuto Ramadan (Antoine Sfeir, franco-libanese direttore della prestigiosa rivista Cahiers d’Orient, l’ha definito «un fondamentalista affascinante, campione di duplicità linguistica» ed è stato assolto dall’accusa di diffamazione) mostra abbastanza facilmente la corda: nel corso di un faccia a faccia televisivo col ministro degli Interni francese Nicolas Sarkozy ha confermato la sua posizione sulle sentenze capitali e pene corporali conformi alla sharia, che non va più in là di una richiesta di «moratoria»; all’indomani degli attentati alle Twin Towers ha espresso netta condanna, ma ha invitato tutti a «chiedersi a chi giova questo delitto»; è sostenitore del foulard islamico a scuola e delle piscine separate per maschi e femmine; a metà degli anni Novanta Hassan el Turabi, leader dei fondamentalisti sudanesi che hanno imposto la sharia in Sudan, dichiarò pubblicamente a Khartum che «l’avvenire dell’islam è Tarik Ramadan»; suoi presunti rapporti con l’algerino Ahmed Brahim, uno dei tesorieri di Al Qaeda, sono sotto indagine in Spagna e negli Stati Uniti.

«E’ il solito complesso di superiorità della sinistra comunista – afferma Marc Ousuf, dirigente del partito socialista, l’unico partito della sinistra francese che si è espresso in termini duri contro la presenza di Ramadan al Forum -, sono convinti di poter strumentalizzare a livello elettorale e di militanza politica i giovani di origine maghrebina delle banlieu, che considerano Ramadan una star.

Pensano che sharia e antisemitismo siano tratti accidentali di un soggetto politico in divenire, che si purificherà attraverso le lotte. Nella loro impostazione settaria mostrano di continuare a non capire nulla del fenomeno religioso.

Tenete d’occhio Le Monde Diplomatique: è l’ultimo giornale comunista rimasto in Francia ed è quello sulle cui pagine si cercherà di elaborare le basi ideologiche dell’alleanza fra musulmani radicali ed altermondialistes».

La presenza islamica in Italia

Islam_ItaliaTratto da www.alleanzacattolica.org/

Il testo costituisce l’elaborazione aggiornata al marzo 2001 della relazione svolta in occasione del convegno a cura del Gruppo di Alleanza Nazionale della Camera dei Deputati Vivere con l’Islam. Integrazione, coabitazione o conflitto? (Roma, 22 novembre 2000) e riprende, in forma riassunta e parzialmente integrata, parti successivamente pubblicate in CESNUR. Centro Studi sulle Nuove Religioni, Enciclopedia delle religioni in Italia, a cura di Massimo Introvigne, PierLuigi Zoccatelli, Nelly Ippolito Macrina e Verónica Roldán, Elledici, Leumann (Torino) 2001

di PierLuigi Zoccatelli

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Le prediche degli imam in Italia

Abstract: le prediche degli imam in Italia, che dalla moschea o sul web incitano all’odio e alla violenza col sostegno delle organizzazioni e di esponenti legati ai Fratelli Mussulmani. le prediche si scagliano  contro gli ebrei, i cristiani, l’Occidente. Un fenomeno sul quale perfino il vaticano minimizza, nella cui città, Roma,  si tengono prediche infuocate che eccitano gli animi dei mussulmani

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Scuole islamiche in Italia

Abstract: scuole islamiche in Italia. Che dire di una sinistra che si straccia le vesti e ricorre al referendum contro la parità scolastica ma sembra tollerare (forse in cambio di un sostegno politico in piazza?) la penetrazione di strane “scuole parificate” in Italia, in cui si insegna esclusivamente il Corano in arabo . Cosa direbbe la sinistra davanti a una scuola che insegnasse solo ed esclusivamente la religione cattolica?

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L’Islam in Italia accetti le nostre regole

Abstract: l’Islam in Italia accetti le nostre regole  Indiani, cinesi, giapponesi, coreani, filippini e simili hanno tutti forti identità eticoculturali che custodiscono gelosamente tra le mura domestiche. Ma accettano le leggi e le regole di convivenza dei Paesi che li accolgono senza chiedere privilegi e deroghe. E dunque non c’è dubbio sul fatto che i musulmani costituiscono un caso a sé, e un caso pubblicamente e pesantemente «invasivo» destinato a imbattersi in reazioni di rigetto.

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Radicalismo islamico in Italia

Magdi Allam

Magdi Allam

Abstract: radicalismo islamico in Italia nell’inchiesta di  Magdi Allam che ha rivelato il gran numero di combattenti islamici, mujahidin. che risiedono  sul territorio italiano . La parte laica dei musulmani, che rappresenta  la maggioranza, ha apprezzato molto questo lavoro e l’ha ritenuto un contributo importante per far luce su una realtà che è fonte di problemi, in primo luogo per loro stessi. Le scelte radicali danneggiano infatti i musulmani prima ancora di danneggiare i non musulmani.

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A Milano l’imam esorta alla guerra santa

A Milano l'imam esorta alla guerra santa

Il Centro islamico di v.le Jenner a Milano

Abstract: a Milano l’imam esorta alla guerra santa. lo rivela una videocassetta comprata al Centro di viale Jenner . E il Washington Post riprende l’articolo di Avvenire. Continuano le polemiche sul Centro islamico  a Milano e sui sospetti di collegamenti a reti del terrorismo islamico. I servizi segreti americani sarebbero convinti che la struttura rappresenta la principale base europea dell’organizzazione di Benladen,

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