“cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi”
[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].
di Rino Cammilleri
Terza di cinque figli tutti ecclesiastici, nacque a Genova nel 1809. Del fratello maggiore, Giuseppe, è in corso il processo di beatificazione: fu autore di opere antigiansenistiche che gli valsero l’amicizia del famoso gesuita padre Bresciani e l’appellativo di “Curato d’Ars Italiano”.
Paola, dopo essersi consultata con i due sunnominati padri, radunò un gruppo di coetanee e fondò le suore di Santa Dorotea con l’obiettivo di istruire la gioventù. Ma correvano tempi duri per la Chiesa. La massoneria ottocentesca era virulentemente (e inutilmente) anticlericale. Infatti successe un quarantotto, anzi proprio il ‘48, e Giuseppe fu costretto all’esilio.
Paola, grazie a Pio IX, riuscì a mettere in salvo la sua istituzione a Roma e nello Stato Pontificio, in particolare a Macerata. Arrivò l’effimera Repubblica Romana, la fuga del papa e un periodo di profanazioni e oltraggi. La sede principale delle Dorotee, in Sant’Onofno al Gianicolo, corse il serio rischio di finire saccheggiata e bruciata. Come Dio volle, le cose si aggiustarono e le suore della Frassinetti poterono diffondersi nel mondo, specialmente in Brasile e in Portogallo.
Quando Paola morì, nel 1882, aveva ancora sulle labbra quell’allegra urna che aveva inventato per i momenti difficili “Volontà di Dio, paradiso mio” Ci si chiederà come si possa definire “paradiso” le traversie, i problemi, la paura e la trepidazione che certo dovette provare una Suora Costretta a Stare per mesi nel bel mezzo di una rivoluzione anticattolica.
Beh, è proprio questo che fa la differenza tra i Santi e chi santo non è: la certezza che Dio permette il male per trarne un maggior bene e che non abbandona mai chi gli si affida. Del resto, è questa l’inaudita pretesa del cristianesimo, fare di tutti degli eroi.
il Giornale 11 giugno 1995