Parlamentarismo e tirannia della maggioranza

il parlamentarismo può essere la peggior forma di governoAbstract: Parlamentarismo e tirannia della maggioranza. Secondo Winston  Churchill «Molte le forme di governo che sono state o che saranno sperimentate in questo mondo di peccati e di dolore. Nessuno pretende che la democrazia sia perfetta o onnisciente. È infatti stato detto che la democrazia sia la forma peggiore di governo a eccezione di tutte le altre forme che sono state nel tempo sperimentate»

Bitterwinter.org 21 Luglio 2023  

Il parlamentarismo contro la “tirannia della maggioranza” e il caso Tai Ji Men

Il parlamentarismo è la peggior forma di governo tranne tutte le altre. Ma può degradare nella tirannia della maggioranza, come mostra fin troppo bene il caso Tai Ji Men.

di Marco Respinti*

Un documento presentato al webinar “Come una democrazia efficace può proteggere la libertà religiosa e gli uomini di Tai Ji”, co-organizzato dal CESNUR e da Human Rights Without Frontiers il 30 giugno 2023, Giornata internazionale del parlamentarismo.

Sir Winston Churchill (1874-1965) è stato uno storico intrigante, un giornalista abile e un astuto camaleonte in politica, che, passato da un partito all’altro, ha raggiunto l’apice del potere in Gran Bretagna, lo ha mantenuto e lo ha riconquistato dopo averlo perso. Questo ‒ e il suo bizzarro concetto di diritti umani, fortemente favorevole all’eugenetica quale egli era ‒ guadagnò a Churchill le credenziali per essere trasformato in un’autorità paradossale in materia di democrazia.

Una delle sue massime più famose, ma probabilmente meno comprese, pronunciata alla Camera dei Comuni l’11 novembre 1947, suona così: «Molte le forme di governo che sono state o che saranno sperimentate in questo mondo di peccati e di dolore. Nessuno pretende che la democrazia sia perfetta o onnisciente. È infatti stato detto che la democrazia sia la forma peggiore di governo a eccezione di tutte le altre forme che sono state nel tempo sperimentate» (Churchill by Himself: The Definitive Collection of Quotations, a cura di Richard M. Langworth, prefazione di Lady Soames, introduzione di Sir Martin Gilbert, PublicAffairs, New York 2008, p. 573)

Non si sa se le parole «è stato detto», che Churchill adopera in questo passaggio, siano vere, e se quindi il concetto da lui espresso sia solo l’eco di un qualche altro ignoto autore, che dunque rimane privo del credito che merita. Forse quella di Churchill è solo una posa retorica, con l’intento di sottolineare lo scetticismo sardonico che si fa strumento per comunicare una verità.

È infatti vero che «la democrazia sia la forma peggiore di governo». Rispetto ad altre forme di governo, la democrazia può essere molto debole; va soggetta a venti diversi, non tutti positivi; spesso è instabile; è lenta; ma soprattutto può macchiarsi di un crimine: «la tyrannie de la majorité», per usare la lingua francese dell’autore che per primo la denunciò con arguzia, Alexis Charles Henri Clérel, conte de Tocqueville (1805–1859), nella Parte II, capitoli 7 e 8, del celebre La democrazia in America (1835–1840).

La tirannia della maggioranza, detta anche tirannia delle masse, è l’oppressione che chi viene legittimato al potere dagli stessi meccanismi democratici può esercitare su chi, per motivi diversi, non fa parte di quella maggioranza. In un sistema democratico l’opposizione politica, che non fa parte della maggioranza al potere, viene garantita dal sistema parlamentare, ma quello stesso sistema può facilmente trascurare e persino calpestare i diritti delle minoranze che non sono rappresentate in parlamento, per esempio quando si tratta del diritto fondamentale alla libertà religiosa.

In questo caso la democrazia, che dovrebbe essere il «governo del popolo, dal popolo, per il popolo», come disse Abraham Lincoln (1809-1865) nel Discorso di Gettysburg del 19 novembre 1863, si fa strumento per negare i diritti di certi singoli e di certi gruppi, spesso senza nemmeno violare formalmente la legge, bensì trasformando la stessa democrazia nel proprio contrario e quindi sfociando nell’abuso di potere.

Uno degli esempi più rotondi è il caso del nuovo movimento religioso Tai Ji Men a Taiwan, un caso che si prolunga sin dal dicembre 1996. È lecito immaginare che, ne fossero stati a conoscenza, Churchill avrebbe utilizzato il caso Tai Ji Men per illustrare con precisione la propria famosa massima e Tocqueville avrebbe raffinatamente dedicato a esso una sezione della Parte II, cap. 8, de La democrazia in America. Il Tai Ji Men è infatti un caso che mostra in maniera strabiliante quali siano i limiti della democrazia e cosa sia la tirannia della maggioranza, ovvero quei mali che sono stati denunciati rispettivamente da Churchill e da Tocqueville.

Il governo di Taiwan, liberamente eletto da cittadini liberi, è infatti divenuto ostaggio di certi burocrati filibustieri e corrotti, i quali, agendo per interessi personali nonostante affermassero di rappresentare il popolo dell’ex Formosa, perseguitano dei pacifici cittadini taiwanesi che costituiscono una minoranza rispetto all’intera popolazione dell’isola.

Come il caso Tai Ji Men dimostra platealmente, quei burocrati hanno tradito il proprio mandato, nascondendosi dietro la sua manipolazione ideologica e confermando il sospetto che sia Tocqueville sia Churchill nutrivano verso la democrazia. Per questo il caso Tai Ji Men interessa e deve interessare non solo il popolo taiwanese, bensì tutti coloro che nel mondo hanno a cuore la libertà. È successo lì, quindi può succedere ovunque, per parafrasare un famoso detto sull’Olocausto dello scrittore italiano, sopravvissuto ad Auschwitz, Primo Levi (1919-1987), contenuto nella raccolta di saggi del 1986 I sommersi e i salvati.

Ebbene, la democrazia merita certamente questo tipo di critiche, ma non a discapito della seconda parte della frase di Churchill riportata sopra. Churchill prosegue, infatti, aggiungendo che, nonostante gli errori, la democrazia rimane la forma migliore di governo. E questo è profondamente vero per una ragione semplice e spesso trascurata. Churchill non ha elaborato quel concetto per scusare l’inescusabile, ma perché contiene un proposito degno della phronesis, φρόνησις, della Grecia antica, ovvero di saggezza pratica.

La ragione risiede in un’altra distinzione spesso ignorata. Molti tendono a identificare la democrazia con un regime. La democrazia è invece una condizione dell’esercizio del potere da parte di chi lo detiene in relazione alla partecipazione alla vita politica di tutti. Pertanto, la democrazia è compatibile con diverse forme di buon governo, laddove il suo contrario è l’abuso dispotico del potere, a propria volta compatibile con svariate forme di malgoverno. Una di tali forme di governo è naturalmente il sistema parlamentare, una volta che si trasformi in quella tirannia della maggioranza che Tocqueville definiva «oclocrazia». Questo termine viene spesso tradotto con «governo delle masse». È però evidente come un governo guidato da una massa sia in verità una realtà non attestata. Le masse non hanno vita propria: le loro sommosse e i disordini che esse provocano sono sempre il frutto di una manipolazione a opera di ideologi. Nel caso del Tai Ji Men, ciò cui porta la manipolazione è evidente: la gente e i media chiamano il Tai Ji Men una «setta», accusando il movimento di allevare demonietti e di evadere le tasse. Ma è quanto accadde quando una massa viene irretita da ideologi.

In A Disquisition on Government, pubblicato postumo del 1851, il pensatore politico statunitense John C. Calhoun (1782–1850), divenuto poi vicepresidente degli Stati Uniti d’America, si fa latore di un rimedio possibile ai difetti della democrazia e alla tirannia delle masse. La sua concezione è passata alla storia con il nome di principio della «maggioranza concorrente».

Agli interessi che si contrappongono in una società democratica, suggerisce Calhoun, deve essere concesso il potere di veto reciproco così che tutti concorrano alla discussione e alla valutazione politiche, facendo contare non solo i numeri che quegli interessi rappresentano, bensì il valore aggiunto che incarnano. Calhoun era un nemico del dogma tipico della democrazia moderna, vale a dire il principio assoluto «un uomo, un voto», che riteneva essere la causa principale dello scadimento in cui la democrazia può incorrere verso tirannia della maggioranza.

Cercò infatti di prospettare un sistema in cui il numero dei cittadini sia bilanciato dagli elementi che plasmano nell’intimo le comunità che vivono fianco a fianco dando vita a una nazione, ovvero una comunità maggiore unita per nascita e per destino. Come è noto, del resto, negli Stati Uniti il ​presidente federale non viene eletto attraverso l’applicazione meccanica del principio «un uomo, un voto». Un candidato può infatti ottenere meno voti complessivi del proprio avversario ma essere comunque eletto, giacché è la rappresentanza equilibrata degli Stati il sistema che elegge i presidenti.

Forse Calhoun scoprì il Santo Graal della scienza politica moderna, ma la sua non era affatto una visione utopistica. Calhoun ha cercato di analizzare i concetti di parlamentarismo e di rappresentanza politica, sforzandosi di ridurre al minimo i rischi di un loro deragliamento. E di fatto le parole di Churchill usate in apertura debbono essere sempre maneggiate con cura, essendo proprio la cura un secondo concetto profondo adoperato proprio da Churchill: «Se dovessi riassumere in una sola parola il portato immediato delle politiche di tipo democratico», spiegò il 23 maggio 1909, parlando alla Free Trade Hall di Manchester, «direi “assicurazione”. Questo è il futuro: l’assicurazione contro i pericoli provenienti dall’estero, così come l’assicurazione contro i pericoli, appena meno gravi e molto più vicini e costanti, che ci minacciano qui a casa, nella nostra isola» (Churchill by Himself, cit., p. 384).

L’isola di cui parlava Churchill era ovviamente la Gran Bretagna, ma oggi è Taiwan, e le parole dello statista britannico sono la glossa più adatta al titolo del webinar di oggi, Come una democrazia efficace può proteggere sia la libertà religiosa sia il Tai Ji Men. La democrazia è la sicurezza che viene garantita al popolo che abita un Paese. Se fallisce questo obiettivo, la democrazia si riduce solo a un’ennesima forma di dispotismo.

Fino a quando Taiwan non garantirà la sicurezza a tutti i propri cittadini, considerando non solo l’esiguità del loro numero ma soprattutto il valore aggiunto che essi possono offrire a tutti, esattamente come suggeriva Calhoun, Taiwan incarnerà soltanto una cattiva forma di governo, come diceva Churchill. Se invece Taiwan riuscirà finalmente a trovare una soluzione politica a un problema ideologico causato da alcuni suoi burocrati corrotti, Taiwan potrà allora ambire a diventare davvero un governo del popolo, dal popolo, per il popolo che non lasci indietro nessuno, a cominciare dal Tai Ji Men.

Iniziamo ad amare gli esseri umani, non solo a contarli. Forse il Santo Graal del parlamentarismo non è poi così lontano.

Traduzione dell’articolo, pubblicato con il titolo , in Bitter Winter: A Magazine on Religious Liberty and Human Rights, il 21 luglio 2023

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